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14 Novembre 2017 , , ,

Hidden Reverse SIX CASES OF SLEEP DISORDER

2017 - Azoth
[Uscita: 31/10/2017]

#consigliatodadistorsioni

 

Seguire la genealogia di tutti i progetti collaterali portati avanti da Simon Balestrazzi è impresa ardua anche per i suoi fedelissimi, sembra lecito pensare che lui stesso faccia fatica a tenere il conto tra T.A.C., Dream Weapon Ritual, Chandor Chasma, A Sphere of Simple Green, New Processean Order. 

Hidden Reverse nasce nel 2016 in collaborazione con il bravo Massimo Olla, debuttando con una cassetta in edizione limitata: “Articulation 1 & 2” (SoundScape/Old Europa Cafe). Sembra scontato leggere tra le pieghe di questa accoppiata un intento di ricerca sperimentale che decisamente forza i confini del processo sonoro. Oltre alle sfide audaci che Balestrazzi ha messo in campo sul piano modulare e timbrico, nel meticoloso lavoro di contrazione espansione mirato alla dinamica di emissione, fa gioco forza la grande esperienza di Olla nella messa a punto di nuovi strumenti in grado di supportare la più ampia gamma di variazioni e sfumature dello spettro acustico. Il [d]Ronin ha una incredibile potenzialità sul fattore densità e riverbero. E’ in grado di produrre degli effetti stranianti e dei vibrati sfumati di grande suggestione in correlazione a tutta una serie di altri strumenti elettroacustici del tutto atipici che qui fanno da supporto e contraltare.

 

Siamo quindi in presenza di sei pezzi oscuri, ottenebranti, fedelmente affini ad atmosfere oniriche tutt’altro che placide. L’eloquente titolo allude a possibili disordini del sonno ma la cosa più disarmante è che non si tratta di incubi, di visioni inquietanti o disturbanti. Si tratta di nebulose, di ritualità oscure in grado di trascinare i sensi in un gorgo di indefinibile ipnosi. Sono ritmiche marziali e trascinanti dal potere evocativo. Un vortice sinusoidale che ingoia nel suo gorgo, nella sua spirale instabile. In Fatal Familial Insomnia o in Entering The Empire of the Sleepless ci sono vacuità apneiche e lembi di abisso che si spalancano a sguardi glaciali. Tutto si alterna a ritmo cadenzato in una sorta di macabra danza estatica. Si segue la traiettoria imprevista e libera del suono, la sua folle e delirante voluttà, il suo caos cinematico e ogni pensiero razionale semplicemente scompare. C’è un sonno di abbandono, un sonno che si consegna ad un’energia e ad una forza primordiale che scuote e rassicura.

 

Un sonno che ci fa intravedere i confini del tempo in un’alba esistenziale riconciliata e pacificata, dove non ci sono domande e non c’è estraneità ma simbiosi e sacralità. That Liminal Space sembra essere uno spazio ideale di contemplazione in cui il respiro dell’universo si equilibra e si sintonizza con il respiro dell’anima in evocazioni che attraversano e trafiggono gli steccati del tempo e dello spazio, della familiarità e dell’estraneità, dei codici del linguaggio e dell’espressività. Una risacca amniotica di pura astrazione. Un lavoro importante sulle virtù subliminali e imperscrutabili del suono che trova maturo e convincente compimento. Un lavoro che apre al rispetto del suono tutto il bagaglio esperienziale dei due artisti e che probabilmente per essere assimilato in tutta la sua pienezza esige un eguale rispetto anche da parte di chi lo ascolta. 

 

Voto: 8/10
Romina Baldoni

Audio

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