Michael Davis/MC5 Day 27 maggio 2012, Sidro Club, Savignano sul Rubicone
Go Down Records, Monogawa & Sidro Club hanno organizzato il 27 Maggio 2012, domenica di pentecoste, il MICHAEL DAVIS /MC5 DAY: THE LORDS OF ALTAMONT + OJM + GUEST, serata dedicata a Michael Davis degli MC5, bassista dell’indimenticabile band di Detroit scomparso il 17 febbraio 2012 a causa di insufficienza epatica. Davis aveva sessantotto anni, è spirato presso il Centro Medico Enloe in Chico, California. La serata ha visto in scena band che lo hanno conosciuto e avuto con lui collaborazioni artistiche di fatto. L’incasso dell’evento è andato a "Music is Revolution", l’organizzazione che Michael aveva fondato in America per promuovere l’insegnamento della musica nelle scuole americane, tramite l'acquisto di materiale didattico e l'organizzazione di eventi culturali. Headliner della serata The Lords of Altamont, preceduti da alcune valide band della scuderia Go Down Records. Programma nutrito per la serata, serrato come un evento giapponese, a partire dalle 19:00: LOS FUOCOS, LU SILVER & THE STREET RATS + DOME LA MUERTE special guest!, SMALL JACKETS, OJM, THE LORDS OF ALTAMONT.
THE LORDS OF ALTAMONT
Purtroppo Dome La Muerte suona troppo presto e io arrivo quando gli Small Jacket (gruppo interessante) stanno suonando gli ultimi due brani. Giusto il tempo di un rum ed inizia la performance dei Lords of Altamont. Mi aspettavo un concerto “tappabuchi”, una data infilata tra due impegni più importanti, ma si capisce subito che loro hanno voglia di pestare sul gas. Un set di tre brani degli MC5, Come Together, Gotta Keep Moving, Kick out the Jams e le 30/40 persone presenti vanno in visibilio. Qui si ingrana la marcia superiore e partono Live Fast, Come on Baby, Soul for Sale. Drumdini è come il ritmo di una Harley Davidson, cupo, basso nei toni, pulsante come un bicilindrico di Milwaukee; Shawn "Sonic" Medina tira come una primaria a cinghia; John "Big Drag" Saletra sferraglia come una catena di trasmissione. In sella c’è Cavaliere, un animale da palco: si agita, maltratta il suo Farfisa e ingaggia uno spettacolo a due con l’asta del microfono.
Ormai il motore è entrato in coppia, Going Nowhere Fast, Velvet e Get in the Car scorrono lisce come un rettilineo nel deserto dell’Arizona. Cavaliere invita chiunque a pestare sulla sua tastiera ed i ragazzi intorno sono così presi che dimenticano la figliola che si dimena sul palco in bikini, frange e stivaloni da mi stress: in carne ma non grassa, sguardo da porca e gran sorriso; non bellissima di viso, naso leggermente aquilino ed un cenno di mento gonfio: non ho capito se è la tipa di Cavaliere, perchè spesso si sorridevano. L'ho aiutata a scendere dal palco e m'è arrivata una scossa d'adrenalina (leggi ... Mr.Mojo Risin'!). Burn me Out, Mystery Plane, Justice, Save Me ed FFTS sono come attraversamenti rabbiosi di villaggi sulla strada. “The Preacher” Cavaliere s’arrampica sul Farfisetto e ci sputa addosso tutto il suo sermone.
È qui che incrociamo lo sguardo e scambiamo un saluto tra motociclisti e ognuno indica la propria patch Triumph sul proprio gilét. Una brevissima pausa per una birra bevuta d’un sorso, l’eucarestia di un biker, e i nostri chiudono con Lunch, Action, 495, Split, Ain’t it Fun per concludere con Cyclone. Qui i bikers rombano nell’uragano, alzano mulinelli di polvere che si abbassa solo quando scompaiono all’orizzonte. Gran concerto, signori. Una scuola di presenza sul palco che dovrebbe essere appresa da tanti, troppi, rocker nostrani. Non c’è nessuna tecnica allo strumento da carpire, ma la voglia di cavalcare il rock soltanto con il cuore, come si cavalca una motocicletta, sapendo che il gioco è faticoso e rischioso, ma che ti fa battere il cuore come un pistone ben lubrificato.