Barney Hoskyns Led Zeppelin: La Storia Orale
Magari alla fine di questo libro non saprete con esattezza le donne che Jimmy Page si è portato a letto, o quante pinte di birra si è scolato nella sua breve vita John Bonham o quanti chili di cocaina hanno fatto fuori i nostri “eroi”, ma certo che questo libro del giornalista inglese Barney Hoskyns, "Led Zeppelin: La Storia Orale" (titolo originale "Trampled Under Foot: The Power And Excess Of Led Zeppelin") vi condurrà in un viaggio approfondito e senza remore di alcun tipo dentro il mondo di una delle band più famose e importanti della musica rock. Perchè il metodo scelto da Hoskyns per indagare sulla musica, sull'ascesa e il declino della band di Starway To Heaven è tanto semplice quanto efficace: raccogliere le testimonianze di quanti, produttori, roadie, groupies, parenti, amici, musicisti, segretarie, giornalisti - e ovviamente gli stessi Robert, Jimmy, John e Bonzo - a vario titolo hanno incrociato la vita e la carriera dei quattro inglesi. Questa incredibile quantità di fonti è stata poi montata in ordine cronologico creando un appassionante coro di voci, spesso anche differenti e in contrasto tra loro, che ci conduce per mano all'interno della straordinaria e per molti versi inspiegabile parabola artistica della band.
Si parte dalle origini, il distretto industriale di Birmingham, la Black Country ‘il luogo più di merda che esista’ da cui provengono Robert Plant e John Bonham e la Londra che scopre il blues di Jimmy Page e John Paul Jones, e si finisce con le varie esperienze successive allo scioglimento degli Zeppelin, alla tragica scomparsa di Bonzo. Nulla è taciuto, la storia della band è raccontata con partecipazione, ma anche con crudezza, senza compiacimento o voglia di spiare attraverso il buco della serratura, ma non tralasciando gli aspetti più discutibili, irritanti, perfino disgustosi delle complesse personalità dei quattro Zeppelin e del loro manager Peter Grant che per il ruolo fondamentale svolto, nel bene e nel male, può essere considerato a pieno titolo il quinto componente. Vengono fuori vivi e credibili i ritratti delle personalità complesse e contraddittorie dei quattro musicisti, la loro formazione musicale, la nascita della band, il loro folgorante successo che ne fecero la band numero uno degli anni settanta fino all'altrettanto improvvisa fine. Ed è proprio questa parte, la più drammatica, che spicca sulle altre, una vicenda emblematica di paranoia, talento sprecato, autodistruzione: qui la narrazione ha la potenza e la forza delle grandi tragedie, una caduta degli dei rovinosa e impietosa.
Il miracolo di un gruppo in cui convivono in splendido fulgore creativo quattro geni e quattro personalità molto diverse si dissolve nel breve giro di pochi anni fra incomprensioni, liti, eventi tragici, passione, ossessione per l'occulto e un consumo folle e devastante di droghe e alcol. <<Vedo un sacco di follia intorno a noi. In qualche modo siamo noi che la generiamo e noi stessi la deploriamo.>> (Robert Plant). Una lettura appassionante, le 480 pagine, dense e ricche di storie, aneddoti, riflessioni, ricordi, si divorano letteralmente. Le parole degli intervistati, circa 200, compongono un mosaico di grande effetto che ci restituisce la vicenda umana ed artistica dei Led Zeppelin vista secondo prospettive e angolazioni diverse. Perché la domanda su come sia possibile che nelle stesse persone convivano il genio artistico e comportamenti deprecabili, rimane uno dei grandi misteri insoluti, e certo non solo nel caso della band di Whole Lotta Love. Uomini di profonda e vera cultura musicale, blues, rock, jazz non avevano segreti per loro, aperti e curiosi del nuovo, come dimostra l'interesse per punk e world music, ma poi <<trattavano quelli dello staff come delle merde, a malapena li pagavano>>(Benji Lefevre). Come dice Kim Fowley: <<Cos'hanno dimostrato i Led Zeppelin? Che una grande musica è sempre la migliore scusa per pessimi comportamenti>>.
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