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18 Novembre 2015 ,

OZmotic/Fennesz – Alec Empire Time Zones, XXXa Edizione: OZmotic/Fennesz - Alec Empire 13 Novembre 2015, Bari, Teatro Palazzo


Alec_Empire

Ore 21:15 - OZmotic/Fennesz play “AirEffect” (45 minute audio-visual performance)

Ore 22:10 – Alec Empire play “Low On Ice (The Iceland Session)” (58 minute audio-visual performance)

 

La penultima serata della trentesima edizione del festival Time Zones, rassegna dedicata alle musiche “altre”, crocevia tra innovazione e tradizione, si prospetta essere quella più fortemente caratterizzata dal suono elettronico oltranzista.

 

 

       

OZmotic/Fennesz 

 

DSC_0931La serata incomincia con l’esibizione del duo italiano OZmotic, costituito da Riccardo Giovinetto (sax soprano ed elettronica) e Simone “SmZ” Bosco (batteria, oggetti sonori ed elettronica), in collaborazione con un maestro dell’elettronica glitch e microwave: il viennese Christian Fennesz (chitarra ed elettronica).

Il materiale dal primo album del combo torinese “AirEffect” è stato concepito nell’estate del 2013 come progetto cross-mediale (video, suoni ambientali raccolti nei territori del torinese, musica e suoni digitali) commissionato dalla Provincia di Torino, sul tema del “soundscape” nell’ambito del progetto “Paesaggi Sonori”. Già conosciuti per una esperienza simile nel 2012, i due musicisti riescono a coinvolgere Fennesz per il progetto del 2013, elevandone ancor più la caratura artistica, che diventa un disco e un tour solo due anni dopo, nel 2015 per l’appunto.

 

DSC_0919I tre quarti d’ora di AirEffect sono un magma fluttuante di droni, alternanze suono/silenzio, micro-rumori che diventano ritmo, jazz alieno (ove sax, chitarra e batteria, si incastrano alla perfezione con i microsuoni e i glitch dei tre sperimentatori) e video di volta in volta iper-tecnologici, cosmici e astratti. Una performance in cui tutti i sensi vengono catturati e DSC_0945trasportati in una dimensione “altra”. Il pubblico è attento e sembra gradire l’atmosferica performance di apertura di serata, ma la sensazione è quella che sia Alec Empire l’artista più atteso della serata (stranamente Fennesz dopo venti anni di sperimentazione musicale sembra essere ancora pressoché sconosciuto in Puglia).

 

 

Alec Empire

 

DSC_1001Molta gente arriva poco prima dell’inizio dell’esibizione del musicista berlinese, noto per le sue peripezie break-core/digital hardcore con i suoi Atari Teenage Riot, insieme alle carismatiche Nic Endo e Hanin Elias. Il programma del festival non spiega che la performance a cui si assisterà è la versione “live” di un album ambient registrato dal musicista berlinese ben venti anni fa durante un tour in Islanda con gli ATR.

Pubblicato nel 1995 dalla Mille Plateaux (l’etichetta berlinese che fece la fortuna di Alva Noto agli inizi del decennio scorso), “Low On Ice” in occasione del suo ventesimo anniversario diventa una performance live audiovisiva e un tour: Empire risuona il disco più o meno con gli stessi strumenti con i quali lo concepì, accompagnato da visuals del video-artist Zan Lyons, creati anch’essi a metà anni ’90, che per l’occasione sono stati digitalizzati da sorgenti analogiche e opportunamente restaurati. Il sound dell’esibizione è una sorta di ambient-industrial, dove le componenti ritmiche dal sapore vintage ricordano le sperimentazioni dell’artista belga Dive nei suoi episodi meno caustici e costituiscono solo l’ossatura dei brani, senza mai avere un ruolo predominante, come ci si potrebbe aspettare da Empire.

 

DSC_1008Il resto dei suoni e delle sequenze sono riverberati all’inverosimile, i rumori non sono creati per aggredire l’ascoltatore, come negli altri dischi dell’artista, ma per condurlo gradualmente in uno stato di ipnosi. Tutta l’esibizione è in crescendo, partendo da brani con suoni più diradati fino ad arrivare ad un climax sonoro che travolge letteralmente il pubblico nell’ultimo quarto d’ora dell’esibizione. Uno stato di trance indotta cattura i presenti, che forse si aspettavano una performance più ritmica: qualcuno persino si addormenta, lo sguardo del pubblico è fisso nel vuoto, si fa fatica a distogliere la mente totalmente immersa nel suono profondo e glaciale di Empire, qui lontano dal suo sound digital hardcore.

 

DSC_1010I video, dal gusto chiaramente “ anni ’90 ”, sono costituiti da lentissime riprese di dettagli di superfici di materiali di difficile riconoscibilità (talvolta pelle umana, altre volte superfici ghiacciate, etc…). 

Anche questa performance rientra di diritto nella definizione di “soundscape”, con un carattere fortemente cinematico che stimola le menti degli ascoltatori più attenti nella creazione del proprio “viaggio”. Una serata che se fosse stata realizzata nel 1995 sarebbe stata pura avant-garde aliena, ma che con venti anni di ritardo ha il sapore di due ore di grande musica elettronica “vintage”, già sentita e consumata. La sensazione che sia Fennesz che Empire abbiano già detto tutto ciò che potevano esprimere resta nell’aria a fine serata, anche se per buona parte di un pubblico non propriamente di settore l’effetto sorpresa è rimasto intatto. Due show che, al di là della freschezza o meno della proposta musicale, andavano visti e gustati.

Diego Loporcaro

Video

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