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8 Agosto 2013

Lucca Summer Festival: Neil Young and Crazy Horse + Devendra Banhart Lucca Summer Festival: Neil Young and Crazy Horse + Devendra Banhart 25 Luglio 2013 , Piazza Napoleone


NeilYoung_2013-lxn416twQuando arriviamo alle 20:35 Devendra Banhart ha appena iniziato il suo spettacolo, la piazza è già gremita e il pubblico, malgrado l’attesa sia tutta per il canadese, mostra attenzione alle ballate malinconiche del cantante americano, che anche dal vivo dimostra le sue ottime qualità, e se le sue canzoni dal vivo hanno un arrangiamento più essenziale e diretto, meno psichedelico, Banhart le sa accompagnare anche con un pizzico di teatralità che non guasta, 45 minuti di buona musica, antipasto ideale per il concerto di uno dei grandissimi della storia del rock. Nell’attesa la direzione comunica che a causa delle pretese della SIAE non sarà mandata musica registrata nell’attesa e durante le pause, uno dei tanti ostacoli che il nostro sciagurato e ridicolo paese mette alla diffusione e al godimento della musica. Intanto due parole sulla location, sicuramente Piazza Napoleone è luogo affascinante, offre una molteplicità di bar e locali dove poter agevolmente procurarsi birra, gelati e altri generi di conforto, ed è importante che i centri storici siano aperti alla musica, ma la visibilità è piuttosto problematica, il palco basso e basta uno spettatore davanti di una certa altezza per renderti difficile la visione, ed essere costretti a guardare gli ampi schermi posti ai lati del palco non è proprio il massimo; i posti a sedere inoltre sono limitati ai pochi che possono permettersi di pagare biglietti da 100 euro, e se aggiungiamo il caldo torrido e afoso ci si può fare un’idea delle difficoltà, ma per Neil si fa questo ed altro.

 

Neil Alle 21 e 50 lungamente acclamato dalla piazza entra infine Neil, tutto di nero vestito, cappellaccio d’ordinanza e giacca sulla t shirt, giacca che coraggiosamente ha indossato per tutto il concerto, ad eccezione del bis, sfidando l’implacabile caldo umido, accompagnato dai tre Crazy Horse, Frank Sampedro alla chitarra, Billy Talbot al basso e Ralph Molina alla batteria, per questo Alchemy Tour 2013.  Niente fronzoli e parte subito la musica, Young è alla chitarra elettrica ed ogni nota ti arriva dritta al cuore, acida, evocativa, un passo nel mito che attraversa la storia del rock americano, la voce è ancora perfettamente in grado di emozionare, trascinare, immalinconire, coinvolgere, un viaggio indietro nel tempo alle radici della nostra musica. L’affiatamento fra i quattro non potrebbe essere maggiore e dopo l’iniziale Love And Only Love la platea si infiamma con Powderfinger prima di inghiottire due splendide pillole psichedeliche dall’ultimo album del nostro, ma è in particolare Walk Like A Giant ad entusiasmare, 15 minuti che sono l’essenza delle ballate rock di frontiera e con un finale di incredibili distorsioni che mandano in orbita i sempre più felici spettatori: Ma quando Young resta solo per un breve, ma commovente set acustico, e dopo Red Sun arrivano le note struggenti e immortali di Heart Of Gold, che dire?  Un incanto indescrivibile soprattutto per chi da più di quattro decadi consuma quel capolavoro che è “Harvest”, pelle d’oca … ed una lacrimuccia avrà solcato qualche viso ormai rugoso sulle inconfondibili note dell’armonica. Dopo la cover dylaniana della classicissima Blowin’In the Wind e Human Highway Young si sposta al Neilpiano per eseguire Singer Without A Song, pura magia. Ritornano in campo i Crazy Horse in un crescendo finale che parte con Ramada Inn da “Psychedelic Pill” passa per Cinnamon Girl e si conclude con  l’immortale cover dei Buffalo Springfield Mr.Soul: la piazza è al colmo dell’entusiasmo e i cinque minuti che ci separano dal bis saranno riempiti da prolungati applausi. Ma il bis, di notevole intensità come tutto lo show riserva indubbiamente sorprese, non ci sono infatti i brani auspicati da molti, ma due perle come Roll Another Number (For The Road) e la meravigliosa Everybody Knows This Is Nowhere dall’omonimo album del 1969. Mezzanotte è passata da dieci minuti, stanchi, sudatissimi tributiamo una lunga calorosa standing ovation ad un artista fra i più grandi e veri, che anche stasera non si è risparmiato ed ha offerto uno spettacolo di grande maestria e intensità, se il rock fa parte della nostra vita è anche per uomini come Neil Young. E poi mentre felice mi avvio verso l’auto cercando refrigerio in un ghiacciolo al limone e ripenso alle tante sensazioni di una fantastica serata rock me lo ritrovo improvvisamente davanti a non più di un metro col suo immancabile cappello nero mentre sale sul pullman che lo porterà on the road again!

 

                                                      IGNAZIO GULOTTA

 

 

Devendra-BanhartTutto è stato, tranne che un’operazione nostalgia il ritorno in Italia, dopo dieci anni, di Neil Young accompagnato dai fedeli Crazy Horse. La prima occasione è stata in quel di Lucca per il Summer Festival. L’affluenza è notevole sin dal tardo pomeriggio e quando inizia l’artista di supporto, quel Devandra Banhart scoperto nel 2002 da Michael Gira degli Swans ed autore di un buon set di circa quaranta minuti all’insegna dell’indie-folk più alternativo e non commerciale che tanto va di moda in questo periodo (tipo Mumford e Sons per intenderci). Ma, ovviamente, i presenti sono tutti lì per Neil e quando alle 22 il nostro sale sul palco, l’ovazione generale si rivela quasi come liberatoria. Neil, completamente vestito di nero e con cappello in testa in pieno stile cow-boy imbraccia la chitarra ed inizia con Love and only love, seguita da Powderfinger e da Psychedelic Pill, un brano del nuovo disco. Arriviamo così a Walk like a giant che dura quasi quindici minuti fatti di suoni distorti e lancinanti e si comprende che Neil ha ancora voglia di sperimentare, di stupire e non solo di riproporre un “Greatest Hits” del suo repertorio. La band abbandona il palco e lascia Young in solitaria, chitarra e armonica ad eseguire i brani più squisitamente folk del suo repertorio. Ci si parano così davanti brani come Heart of Gold, Human Highway ed una bellissima cover di Blowin’ in the wind seguita da Singer without a song, con Neil al piano, accompagnato dalle voci degli neil youngaltri membri della band rientrati a dar man forte alla voci ed a chiudere la parte l’intermezzo acustico. Arriviamo così ad un’altra lunghissima versione psichedelica, questa volta di Ramada Inn  ed alla chiusura del set con un’altra cover, questa volta dei Buffalo Springfield, Mr. Soul. E’ quasi mezzanotte, ma il pubblico non ne vuole sapere di abbandonare la piazza e così la band ritorna fuori per un encore di due lunghissimi pezzi, Roll another number ed Eveybody knows this is nowhere: i megaschermi vengono spenti mentre la band sta ancora eseguendo il primo bis (una nota di demerito in questa bella serata perché è grazie al megaschermo se tanti sono riusciti a seguire il concerto) e gente che sviene per il gran caldo. Neil, che per tutto il concerto è stato sulle sue senza interagire con il pubblico, ci ricorda che era da tanto che mancava e ringrazia per l’affetto dimostrato. Dopo due ore e venti sfolliamo tra il caldo soffocante ma contenti, è stato un bel concerto e sicuramente non un puro revival per nostalgici suonato in maniera svogliata, anzi: arrivato alla veneranda età di sessantotto anni Neil Young dimostra ancora un’energia invidiabile per cui la speranza è di rivederlo presto (magari non tra altri dieci anni) da noi, lo accoglieremo con gioia anche stavolta!

 

                                                      UBALDO TARANTINO

 

 

neil youngCavallo Pazzo non ha ancora seppellito l'ascia di guerra. Serata indimenticabile per i diecimila presenti in una Piazza Napoleone gremita all'inverosimile dalla moltitudine di fan accorsi da tutta la penisola ed anche dall'estero per assistere alle gesta del geniale artista canadese. Ad aprire la serata Devendra Banhart. Texano di madre venezuelana e padre americano, il poliedrico artista statunitense propone un interessante miscellanea di generi e attitudini musicali dimostrando un nomadismo creativo che, tra echi di Smiths e delicate sfumature folk, regala con la sua band alcune piccole, soavi tessere del suo mosaico sonoro. Da citare senz'altro Little Yellow Spider, Carmencita e l'ammaliante Seahorse. I Crazy Horse salgono sul palco verso le 21.50 ed inizia l'uragano. Neil, Frank "Poncho" Sampedro, Billy Talbot e Ralph Molina accendono la miccia con Love and only love . Completamente vestito di nero e cappello calato sugli occhi il canadese errante è in gran forma. L'energia e la passione sono quelle dei vent'anni ed il confronto con i pur ottimi concerti di C.S.&N. si rivela subito impietoso per questi ultimi. Nessuna autocelebrazione. Neil guarda avanti. La sua musica è la sua vita. Nessun compromesso. Powderfinger, uno dei suoi pezzi immortali, è il secondo in scaletta. Bello e travolgente come non mai. I Crazy Horse sono LA band. Duri, compatti, legati al proprio leader da un feedback sonoro e umano che va ben oltre il palco. I quattro sono un tutt'uno e questa magia si trasmette puntualmente alla platea. Psychedelic Pill,  Walk like a giant (stravolta da un sublime intermezzo ultranoise dilatato all'infinito), Hole in the sky ci accompagnano fino ad un set acustico da brividi in cui il solo Young, imbracciata la Martin che fu di Hank Williams, ci regala in successione Red Sun, Heart of gold, Human Highway e Blowin' in the wind. Voce, chitarra e armonica: meravigliose. L'inedita Singer without a song vede il loner al piano prima dell'apoteosi elettrica di Ramada Inn, Cinnamon Girl e le stratosferiche Fuckin' Up, Surfer Joe and Moe the Sleeze e Mr. Soul. E' gioia e delirio sopra e sotto il palco. I bis sono introdotti da un lungo ed intenso ringraziamento che vede la voce di Neil accompagnata dalle sonorità uniche ed oniriche della sua fedele Gibson pronta infine a dilaniare Lucca con versioni immense di Roll another number ed Everybody knows this is nowhere. La gente non vorrebbe più andar via, la band saluta a lungo, i quattro sono raggianti. Un concerto indimenticabile.

 

                                                    MAURIZIO GALASSO

 

 

Ignazio Gulotta - Ubaldo Tarantino - Maurizio Galasso
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