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25 Novembre 2014 , , ,

Swans + Pharmakon 11 Ottobre 2014, Roma, Circolo degli Artisti


swans live 11-10-2014_DSC_0017 (4)La reunion degli Swans (2009) e i tre album che ne hanno fatto seguito ("My Father Will Guide Me up a Rope to the Sky" 2010, “The Seer” 2012 e “To Be Kind” 2014) hanno in poco tempo ricomposto la robusta schiera di fan della band americana. Non ci si sorprende pertanto di assistere al sold-out del concerto romano al Circolo degli Artisti.  Ad aprire l’evento c’è Pharmakon, moniker della ventiduenne newyorkese Margaret Chardiet, che recuperando le forme nichiliste dei primi Swans, dà vita a una performance noise-industrial particolarmente violenta ed aggressiva. Grida stridule e sonorità rivoltanti ricordano le allucinazioni visive di David Cronenberg e le forme del disgusto dei primi Throbbing Gristle. Sono le nove e trenta precise quando Thor Harris, Phil Puleo e Christoph Hahn salgono sul palco, sviluppando una lunga introduzione drone-noise che costituirà uno dei fil rouge della serata.

 

Quando Norman Westberg, Christopher Pravdica e Michael Gira prendono anch’essi il posto sul palco, le trame sonore avvolgenti di Frankie M stanno ipnotizzando il pubblico da almeno venti minuti. Se i temi originari della band ruotavano intorno alla desolazioneswans live 11-10-2014_DSC_0017 (1) dell’esistenza e alla dicotomia tra peccato e redenzione, il nuovo corso tracciato di Michael Gira sembra invece gravitare intorno ad una ricerca personale di una trascendenza dalle forme terrene. Frankie M prosegue per altri quindici minuti, trasformandosi progressivamente in She loves us, con un Michael Gira attentissimo a mantenere costante la persistenza dei ritmi. Le trame sonore tendono a dilatarsi oltremisura, divergendo in durata e ripiegandosi in una serie di reiterazioni dalla forza ipnotica. I volumi sono altissimi, ma la maggior parte del pubblico sembra non preoccuparsene più di tanto.

 

Il tenace giro di basso dell’infaticabile Christopher Pravdica introduce A Little God In My Hand, piccola bibbia apocrifa della band americana. Quello di Michael Gira non è viaggio nell’apocalisse, né un rituale pagano, ma semplicemente una personale ricerca delle swans live forme della trascendenza, di quelle più corrotte e disumane, ma anche più nascoste e marginali. Le sonorità dilatate oltremisura di The Apostate trascinano l’ascoltatore in una liturgia tanto distorta quanto alienante, a metà strada tra un gospel allucinato ed un blues ipnotico. Michael Gira tiene costantemente la scena, orchestrandoswans live 11-10-2014_DSC_0017 (6) la band, richiamando il pubblico, ballando come un forsennato, improvvisando. Just a Little Boy diviene una sorta di pièce teatrale che tratta d’amore e di morte. Siamo alle fasi finali del concerto, con il basso ruvido e distorto di Pravdica e le percussioni drone di Harris & Puleo che danno corpo a una versione allucinata e deviata di Don’t Go, in cui la disumanità e la desolazione sembrano sublimarsi in una nuova forma di trascendenza. La conclusiva Bring The Sun/Black Hole Man chiude un concerto-delirio durato quasi tre ore. Questi sono gli Swans.

Felice Marotta
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