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24 Maggio 2012

MOSTRE – De Chirico, Fontana e i grandi maestri del ‘900, un secolo tra realtà e immaginario 24 marzo 2012 – 15 luglio 2012 , Padova, Palazzo della Ragione


De Chirico-locandinaDal 24 marzo al 15 luglio lo splendido Palazzo della Ragione di Padova è sede della mostra “De Chirico, Fontana e i grandi maestri del ‘900, un secolo tra realtà e immaginario”. Si tratta di un’esposizione di opere provenienti dalla collezione di Giovanni Battista Ettore Simonetti e della sorella Fede, i quali nel Secondo Dopoguerra iniziarono a collezionare arte su consiglio dell'infermiera e domestica Domenica Rosa Mazzolini. Alla morte dei Simonetti la Mazzolini ricevette in eredità la collezione che integrò con la sua,  per poi donarla alla diocesi di Piacenza-Bobbio che oggi la espone periodicamente in Italia. La collezione completa consiste di 872 dipinti e grafiche e 27 sculture, di cui a Padova vengono presentati 110 pezzi, selezionati, come esplicitato nel titolo, in base al criterio del confronto iconografico e tematico tra i concetti di realtà e immaginario.

 

Un dualismo, quello tra realtà e immaginario, che domina gran parte dell’arte del ‘900 e che la mostra padovana ripercorre per tappe cronologiche. Si comincia con una saletta dedicata a De Chirico, pittore che rappresenta perfettamente l’obiettivo della mostra poiché ‘nella sua opera i luoghi e oggetti reali attraverso la pittura si trasformano fino a
dechiricoperdere ogni legame con la realtà’
. Il suo dipinto del 1973 dal titolo “Le maschere” riassume molto bene il tema della mostra, realtà e immaginario, e viene infatti assunto a immagine pubblicitaria della stessa, riprodotto su manifesti e brochure. Il percorso espositivo procede successivamente “per decenni”. Innanzitutto gli anni tra i due conflitti mondiali in cui il dibattito artistico tra “rappresentazione realistica” e “rappresentazione soggettiva” domina, non tanto a livello generale quanto piuttosto nell’individuazione di un compito specifico attribuito all’artista nel ‘decodificare l’attualità e la cultura del tempo, restituirne una rappresentazione trasfigurata e suggerirne una chiave di lettura fuori dall’ordinario’.

 

Carlo Carrà e Filippo De Pisis sono tra i maggiori pittori esposti in questa prima sezione. Il Secondo Dopoguerra porta con sé le tragedie del conflitto mondiale e in particolare della bomba atomica, che danno vita all’Arte nucleare, movimento fondato da Enrico Baj e Sergio D’Angelo con il “Manifesto della pittura nucleare”, a Milano, nel 1951. Nell’Arte nucleare le forme tradizionali della pittura si disintegrano a favore di un’esplorazione di universi non visibili, generati dall’energia nucleare, che quindi si pongono in una nuova relazione con la realtà. Non troppo distante è anche la linea di pensiero che porta allo Spazialismo di Lucio Fontana, altro movimento di rottura degli anni ’50, in cui dominano non più le forme tradizionali, ma la luce, il suono, il vuoto e le energie nuove di cui l’atomica ha dato tragica consapevolezza. Com’è ovvio il conflitto atomico ebbe grosso impatto sulla riflessione artistica e lo ebbero anche le trasformazioni sociali del dopoguerra. Lo stesso Fontana rispondeva così a chi gli chiedeva perché facesse buchi e tagli sulle tele: ‘Perché voi mi avete tolto la vista sul paesaggio bello e mi avete messo davanti i grattacieli’.

 

De chirico Palazzo-RagioneGli anni ’60 furono gli anni della ripresa economica, ma anche anni di contraddizioni e conflitti, culminati nel ’68. Artisticamente è il decennio della Pop Art che nel 1964 approdò anche alla XXXII Biennale di Venezia, nota come Biennale della Pop Art. Negli anni ’70 il clima è arroventato, in Italia sono gli anni di piombo e gli anni dei grandi referendum. Gli artisti si ispirano alle tecniche di comunicazione di massa e cominciano a fare ricerca sui materiali e sulle tecnologie. La mostra ripercorre quindi l’arte italiana di questi decenni attraverso le opere degli artisti citati e di altri, quali Piero Manzoni, Giò Pomodoro, Aligi Sassu, Mario Sironi, Luigi Veronesi, Ottone Rosai. Naturalmente si tratta di un percorso che si delinea all’interno di una collezione personale e che quindi rappresenta un’interpretazione personale dell’evoluzione dell’arte, come ben spiega una didascalia che non posso esimermi dal riprodurre poiché ben inquadra ogni genere di collezionismo, incluso quello musicale a cui di certo molti lettori di Distorsioni saranno dediti e in cui molti, come me, si riconosceranno:

 

Collezionare è una passione compulsiva, un istinto irrefrenabile, per alcuni un'ossessione quasi maniacale. L'edonismo del collezionista nei confronti della propria collezione supera di gran lunga qualsiasi valore economico e materiale sia possibile attribuire alla raccolta nel tempo. Ne consegue che una collezione è lo specchio della personalità, degli innamoramenti e delle scelte specifiche di un amatore d'arte. Non è altro che il suo modo personale di vedere il mondo attraverso gli occhi degli artisti.

 

Rossana Morriello
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