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22 Novembre 2015 ,

Hugo Race & The True Spirits FALSE IDOLS EP

2015 - Glitterhouse Records
[Uscita: 06/11/2015]

Australia    #consigliatodadistorsioni    

 

hugo raceSi fa presto a dire 'it's only rock'n'roll, but I like it', ma per fare del buon rock'n'roll ci vuole spirito selvaggio, sangue, sudore e polvere da sparo, come recitava il titolo italiano di un vecchio western di Dick Richards, in una parola ci vuole aver vissuto una vita non conciliata con i canoni borghesi, una vita nomade, e come compagni di viaggio il sogno e il desiderio, la libertà e la ribellione, ma anche l'amarezza e la sconfitta. 

«I was born with the wolves and I gotta be free» questo verso tratto da Magnetic Girl, la canzone più cupa e oscura di un ep tutto declinato sulle sfumature del nero, un bluesaccio che sa di frontiera e tramonti, ben descrive lo spirito che pervade il disco, l'animo del vero rocker, un lupo della steppa bruciato dalla passione, in perenne ricerca e mai domo. “False Idols” ep è stato registrato da Hugo Race a Melbourne con i fidi True Spirits negli stessi studi di “The Spirit”, uscito a giugno di quest'anno, e ne contiene cinque outtakes che mostrano il lato più oscuro e abrasivo della band australiana. 

 

False Idols è un rock'n'roll infuocato, sporco e virile che trasuda blues selvaggio con formidabili cambi di ritmo mentre la voce, calda, vissuta di Race fa vorticare immagini dal forte impatto evocativo («falling angels flying into the sun»). Hematite ha la cadenza esausta, acida e sfibrata di una ballata desertica che ci sarebbe piaciuta come 10392117_190556538657_5695517_ncolonna sonora di qualche sequenza girata da Sam Peckinpah. Poor Boy, un lascito delle Jeffrey Lee Pierce Sessions, non è meno ruvido e selvaggio, malgrado l'uso di echi e di un arrangiamento orchestrale che donano un che di epico e ineluttabile, accentuato dal canto accorato e ieratico di Hugo Race.

Lip Service esplode in un profluvio di distorsioni e una ritmica cruda e martellante, una cavalcata lungo la dark side del rock più selvaggio, al limite del brutale. La già citata Magnetic Girl chiude nel migliore dei modi e su ritmi più dilatati un lavoro che conferma l'ottimo momento di forma creativa di Hugo Race e della sua eccellente band, un piccolo gioiello che farà la gioia di chi ha un'autentica anima rock.

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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