Migliora leggibilitàStampa
6 Ottobre 2017 ,

A Sphere Of Simple Green WITH AN OBLIQUE GLANCE

2017 - Azoth
[Uscita: 1/10/2017]

#consigliatodadistorsioni

 

Trio composto da Silvia Corda, Adriano Orrù e Simon Balestrazzi, A Sphere of Simple Green, propone un suono visione assolutamente libero e frammentato. Gli otto pezzi che compongono questo "With An Oblique Glance", registrati senza sovraincisioni, riproducono fedelmente lo spirito delle loro improvvisazioni, in cui la sperimentazione non è un puro esercizio formale quanto piuttosto un’interazione, un gioco d’intesa e di assemblaggio sinestetico capace di creare suggestivi accostamenti timbrici. Si ricorre quindi a un dialogo e a un linguaggio che sfodera un collage di associazioni fantasiose e originali. Emblematica è la trasversalità del primo pezzo An Extremely Narrow Path, con una base campionata che si ripete e una vorticosa spirale di contrappunti che si srotolano con andamento surreale: battiti, percussioni, effetti digitali e perfino un bestiario esotico. La cinematica è incalzante, si alternano suspence e divertissement e l’unica logica sembra essere lo stravagante susseguirsi e alternarsi di situazionismi del tutto illogici. In un momento di totale vuoto ideologico e motivazionale il lavoro creativo di un ricercatore poliedrico e talentuoso come Balestrazzi, sembra volersi aprire ad una spontaneità divertita e autoironica, alimentata e variata dal contesto in cui si genera.

 

Dalle modalità in cui si innesta lo scambio e subentra la partecipazione e l’alchimia delle parti. Più che alle performance di Fluxus verrebbe da pensare alle illuminate intuizioni di collettivi estemporanei, come furono Telaio Magnetico, Nuove Forme Sonore o Canti e Vedute del Giardino Magnetico di Alvin Curran che nei loro happening sollecitavano una identificazione tra pubblico ed esecutori, risvegliando e liberando l’innato senso musicale e armonico di ciascuno.  Perception of the Margin o But My Tears Didn’t Flow sono ragnatele magnetiche in cui confluiscono incanti di vibrazioni, solennità e raccoglimento da rituale e identificazione primordiale. Tutto il percorso artistico di Balestrazzi si sublima e si sintetizza in eteree reminescenze il cui significante sembra essere volutamente tirato via dal nucleo pulsante compositivo. Macchie di espressivismo che si servono di alcune lezioni dell’industrial noise, dell’esoterismo psichedelico, del concretismo e dell’event music avanguardistica. Un lucido rigetto degli schemi e dei reticoli di genere che tuttavia non appare una resa rassegnata alla casualità esterna quanto piuttosto sinergia emotiva, collisione di complessità, flusso continuo di scambio, di ripensamenti e frenesie che attingono direttamente la materia viva dell’incontro, del ASOSG-2confronto e della mediazione. Del resto le tre personalità in questione (tutti compositori e musicisti) hanno avuto modo di esplorare svariati campi musicali ed espressivi e qui non arriva nessuna ambizione di percorrere confini oscuri, di battere lungo il liminare della provocazione. Semplicemente arriva la voglia di sintonizzarsi, di immergersi in un cerimoniale in cui avviene una prodigiosa convergenza di diversità. La convergenza è dettata dal suono e dalla sua energia e i tre artisti diventano umili artigiani capaci di assecondarne i capricci o di incanalarne la volubile essenza.  Non vi sembra una sufficiente prova di grandezza? Chapeau. 

 

Voto: 8/10
Romina Baldoni

Audio

Inizio pagina