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22 Dicembre 2018 ,

Simon Balestrazzi REDSHIFT

2018 - Azoth Recordings-Ltd Ed.
[Uscita: 01/12/2018 ]

balestrazzi a2746456554_16“Redshift” è l’ultima fatica dell’instancabile Simon Balestrazzi. Cinque tracce immersive, ipnotiche, con dosaggi che rasentano la perfezione, architetture sonore ammalianti  in grado di far riflettere e amplificare, come in una serie di specchi deformanti, lo stato emotivo. L’operazione ha l’intento di risucchiare, di condurre. Il comando di mesmerica autorevolezza è impartito dal suono, da tutte le sue traiettorie a tratti volubili, intricate, cupe, di rigidità insostenibile o, al contrario, di estenuante, impercettibile levità. Di certo è un suono imprevedibile, indomito. Un suono accentratore, un suono centro. Tesse le fila di un disegno oscuro, per alcuni versi assolutamente estemporaneo ma anche strutturato,  che nutrendosi della sua stessa potente essenza, va a convogliarsi in un concept definito. Un flusso che si muove per addensamenti o per sottrazione di elementi fino a dare voce unicamente alle vibrazioni interiori  che riesce a suscitare. Questa volta l’elettronica diventa un funzionale e scarno allestimento scenografico, un elemento di sommessa e discreta sottolineatura che rafforza e dà profondità a luci e ombre. Molti altri effetti sono invece ottenuti da scansioni percussive, riverberi di membrane e di metalli, strumentazione analogica o nastri trattati con maestria artigianale. Si tratta quindi di cinque diverse scansioni che provano ad evocare cinque ambienti differenti di diffusione, traiettoria, costrizione/librazione della fonte di emissione. Tutto molto plastico, cinematico, ispirato, profondamente rappresentativo nel suo incedere astratto ed enigmatico. La prima traccia Redshift 1, spatial relations: expansion,  descrive la dinamica della propagazione spaziale. Redshift 2, trasformative trait of the rhythmic event in other forms – geometry plus time verte sull’impatto con gli ostacoli materici e sulla deviazione dell’onda sinusoidale. Si prosegue ancora in stadi descrittivi osando calcare la mano su processi/stress test che hanno per oggetto l’ardita ricerca dell’indeterminato piuttosto che la fredda analisi sperimentale. L’intento riesce, il fiato e il respiro si aggrappa ai capricci delle frequenze (il rosso gravitazionale del titolo) e ci si risveglia solo con il silenzio/dissoluzione finale.

 

Voto: 8/10
Romina Baldoni

Audio

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