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20 Ottobre 2018 ,

Spiritualized AND NOTHING HURT

2018 - Fat Possum Records
[Uscita: 07/09/2018]

Inghilterra  #consigliatodadistorsioni     

 

spiritualized-and-nothing-hurt-650x650Scorrono i titoli di testa e la prima scena che vediamo è quella di un astronauta che saltella leggero nella sua tuta spaziale lungo paesaggi di sabbia rossa e assolata. Ecco dove era finito J. Spaceman, lo avevamo lasciato lì 6 anni fa, con i suoi SpiritualizedIn realtà è rimasto lost in space e da quelle lande Jason Pierce  ci fa arrivare quello che potrebbe essere, o forse no, il suo ultimo lavoro. Un disco dallo stile, temi e suoni non casuali ma cercati con ossessività maniacale. Se con gli Spaceman 3 le chitarre drogate scavavano in un rock’n’roll primitivo in cerca di riabilitazione, con gli Spiritualized si persegue una salvezza spirituale, come sempre avviene: gli eccessi della gioventù lasciano il posto alla ricerca dell’equilibrio dell’anima. Il nostro si interroga sul significato della vita, salvo poi scoprire che non c’è niente da scoprire se non la banalità della quotidianità. “And Nothing Hurt” è un album di contrasti, fatto di brani (Let’s dance) romantici come la neve a Natale, altri (The morning after, con uno strabiliante finale strumentale) taglienti come il dolore adolescenziale di cui parla.

 

SpiritualizedUn disco denso di suoni registrati in una decina di studi diversi, una moltitudine di parti musicali che sembrerebbero un espediente se non fosse che Pierce  le ha scrupolosamente cercate in tutti questi anni. L’album si apre con l’ukulele di A perfect miracle che si espande come una domenica mattina di velvettiana memoria fatta di campane e archi festosi. I’m your man è una ninna nanna soul in cui le trombe tagliano a fette l’aria: l’assolo di chitarra riporta al George Harrison di Let it be. Con Here it comes (the road) let’s go si ripercorrono vecchie strade americane a suon di tromboni gospel. On the sunshine è il brano più rock’n’roll dell’album e il più inglese, a differenza di Damaged, una struggente ballata country suonata da una orchestra rock. The morning after è unnamed4l’episodio più garage del disco, registrato su PC in camera da letto. Chiudono The prizeballad psichedelica dai giri armonici a’ la J. Lennon e Sail on through, pop-gospel lento  con echi di Flaming Lips. Album approdo su lidi pacifici baciati dal sole dopo una lunga lotta con i demoni della vita, c’è sangue e lacrime ma alla fine la dolcezza prevale. 

 

Voto: 8/10
Nino Colaianni

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