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1 Ottobre 2013 ,

Peter Gabriel AND I’LL SCRATCH YOURS

2013 - Real World
[Uscita: 23/09/2013]

peter gabrielPeter Gabriel è sempre stato uno dei personaggi più amati dal pubblico italiano, se anche dopo il 1974, andato via dai Genesis, avesse abbandonato la scena musicale sarebbe lo stesso rimasto nei cuori degli appassionati rock. All'apice del successo dei Genesis, con un disco monumentale come "The lamb lies down on Broadway" ed alla fine del conseguente faraonico tour di contorno decise di mollare i compagni sul più bello, convinto che gran parte del successo del gruppo era dovuto alle sue capacità compositive. Se si prende il suo primo disco solista, come i seguenti senza titolo, per comodità chiamiamolo solo "Peter Gabriel" (1977) e si paragona con il primo dei compagni post dipartita, "A trick of the tail" (1975) ci accorgiamo che le cose non stavano proprio così. Molto migliori le composizioni di Banks, Rutherford, Collins e Hackett comparate alle sue, quasi fossero rimaste nel cassetto per anni in attesa di pubblicazione. Purtroppo le idee dei quattro rimanenti si esaurirono presto e tolto il discreto "Wind & wuthering" (1976) il resto è francamente da dimenticare. Quello che però apparve sorprendente dopo quel primo disco di Peter è che molta stampa specializzata che era solita disprezzare i Genesis per eccesso di tecnicismo, barocchismo e freddezza delle esecuzioni era disposta a stendere il tappeto rosso ogni volta che usciva un nuovo disco di Gabriel.

 

A costo di risultare ipercritici ed andare controcorrente diremo (e ce ne assumiamo la responsabilità!) che dal 1977 in poi Peter non ha mai scritto canzoni all'altezza di quelle del suo vecchio gruppo. Sledgehammer, I don't remember, Shock the monkey, Red rain, Don't give up non valgono un decimo di pezzi memorabili come The knife, The musicalDavid-Byrne-Lou-Reed-Peter-Gabriel box, Dancing with the moonlit night o Carpet Crawlers, presi a caso da ogni singolo disco. Ma il buon Gabriel era ormai deciso a mettere una pietra sopra il suo passato, basti pensare che nel suo "Plays live" del 1983 nelle 16 canzoni in scaletta non figurava un solo pezzo dei Genesis. Decisamente fuori luogo fu pure la sovraincisione (negli anni novanta ndr.) delle sue parti vocali nella sezione live del cofanetto "Archive 1967-1975", quella che riguardava The Lamb eseguito dal vivo nel Gennaio 1975. Un assurda pignoleria o manie da perfezionista? Gli stessi live show del Secret World Tour del 1994 pur molto belli non avevano lo stesso fascino delle fiabesche scenografie che fecero grande il gruppo di "Nursery Crime" e “Foxtrot”. Gabriel di dischi belli ne ha fatti in carriera, ma forse anche "So" e "Us" che si possono ritenere le sue vette creative sono entrati meno nei ricordi del suo affezionato pubblico delle cose del passato. L'impressionante inaridimento creativo di Peter lo ha portato, molto onestamente, a smettere di pubblicare materiale originale dal lontano 2002, anno di pubblicazione di "Up"

 

Così tanto per riempire la discografia e non gettare nello sconforto milioni di suoi fan sono usciti due dischi tampone come "Scratch my back" (2010) e "New Blood" (2011). Nel primo si cimentava con successo con brani altrui,  nel secondo si ascoltavano le versioni strumentali dei suoi pezzi da solista più famosi. Roba da bonus disc al massimo. Superfluo a dir poco. Adesso, come preso da un'improvvisa frenesia fa uscire un nuovo disco, questo "And i'll scratch yours" contenente suoi pezzi interpretati dagli artisti dei Peter Gabrielquali lui stesso aveva rifatto le canzoni nel disco del 2010. Il disco infatti sarebbe dovuto uscire a braccetto con quello (“Scratch my back" ) poi per oscuri motivi è stato posticipato di tre anni. Da sottolineare che quattro grandissimi come Neil Young, David Bowie, Ray Davies e Thom Yorke si sono rifiutati di partecipare a questo progetto forse convinti che la pubblicità e la gloria (?) fosse tutta per Gabriel. Il titolo del disco è francamente preoccupante, quello scratch che nel gergo dei dj hip hop è il movimento manuale simile ad un graffio sul vinile faceva temere il peggio. Ed in effetti l'apertura di I don't remember, brano già monotono in origine, pur con la presenza del Talking Heads David Byrne provoca sinceramente  imbarazzo con quei ritmi pompati: pare di essere entrati in una discoteca negli anni ottanta. Deprimente.

 

Ma le note negative non finiscono qui, parliamo prima di quelle. Terribile anche Not one of us, e dispiace che venga coinvolto quel genietto di Stephen Merritt (Magnetic Fields). Pallosetto pure Randy Newman in Big time, da "So", francamente lagnosa, mentre Brian Eno cerca di fare del suo meglio per valorizzare Mother of violence, sarebbe toccata a Bowie,  ma il risultato è un po' confusionario. Un pezzo davvero sorprendente è la versione di Solsbury hill, in origine una innocua canzonetta del primo disco di Gabriel. Lou Reed ne dà un'interpretazione nel suo tipico stile,  diciamo periodo "The bells" (1979) epeter gabriel sembra proprio un altro pezzo, un delirio vocale e di chitarre distorte di oltre 5 minuti che sembra registrato in qualche bassifondo dell'underground newyorchese. Come talk to me assume sembianze indie-folk grazie al talentino consacrato Bon Iver, anche se sei minuti forse sono troppi. Non male Blood of eden, la voce di Regina Spektor è un incanto e non rovina certo la canzone, bella la versione scarnificata di Shock the monkey, con Joseph Arthur dei Fistful of mercy in grande spolvero e gradevole l'ospitata della canadese Feist, in duo con Timber Timbre per Don't give up. Il meglio l'ho lasciato in fondo, Paul Simon che canta Bikoè davvero superbo, di classe superiore, voce, chitarra e poco altro, applausi. Un disco che visti gli interpreti sarebbe potuto essere migliore, ma forse sono le canzoni in origine che non vanno. Quello che invece ci chiediamo è per quanto ancora dobbiamo sopportare queste tipo di pubblicazioni da parte di Peter Gabriel. Hai solo 63 anni Peter, è presto per andare in pensione.

 

Voto: 5/10
Ricardo Martillos

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