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15 Aprile 2018

“Distant Sky”: Nick Cave & The Bad Seeds Live in Copenaghen David Barnard

12 Aprile 2018 - Gran Bretagna - Durata: 135 Min - Distribuzione: Nexo Digital

 

caveIl 14 luglio del 2015 la vita di Nick Cave cambia rotta per sempre, come una nave che perde la stella polare nella tempesta ed i legni dello scafo si inarcano per la spinta di onde mai viste. Quando un padre perde il proprio figlio muore una parte di sé, risucchiata nel caos frastagliato del destino. Le canzoni di “Skeleton Tree” appartengono ad Arthur, considerato che l’album è stato completato dopo la sua scomparsa, il che ha reso inevitabile la presenza costante in ogni brano di una inquieta elettricità silente e disturbante. Nel settembre del 2016 il film “One More Time With Feeling”, diretto da Andrew Dominik, aveva documentato in maniera toccante il processo di composizione di quelle canzoni in tutta la loro drammatica urgenza, come a volere catturare la forza di un urlo sordo. All’album è seguito un tour mondiale partito dall’Australia, giunto negli States e conclusosi in Europa con due date in Italia. Il 20 ottobre del 2017 il tour è approdato in Danimarca, con l’esibizione alla Royal Arena di Copenaghen. Quella performance è diventata un fatto inevitabile, il simbolo di una manifestazione di sopravvivenza donata senza filtro al proprio pubblico, quasi a far toccare gli squarci della sua anima ancora sanguinanti. Tutto questo doveva essere salvato dal tempo.

 

Ecco allora che i 135 minuti delle riprese del film - documentario “Distant Sky - Nick Cave & The Bad Seeds  Live in Copenaghen”, girato dal regista David Barnard e proiettato come evento unico in contemporanea mondiale il 12 aprile scorso nei cinema, testimonia la grandezza e l’umanità di uno degli artisti più significativi degli ultimi trent’anni. Le immagini partono da una prospettiva centrale, in mezzo al pubblico, per poi stringersi sulla figura di Nick Cave, sull’espressione e la teatralità del suo volto dolente, austero, rabbioso. Lui è il signore incontrastato del palcoscenico, lo governa come chi conosce la connessione tra le fasi lunari e il flusso delle maree, mentre alle sue spalle il suo alter ego Warren Ellis è una sorta di satiro danzante che intona una innodia orgiastica. Il concerto di Copenaghen è un incontro di mani, quelle che Nick cerca e trova sempre. Il pubblico stende le braccia per toccarlo, ricordando uccellini appena nati che spalancano in alto il becco per chiedere cibo alla madre. La setlist del concerto è incentrata su Skeleton Tree: l'artista fa il suo ingresso sulle note del piano di Anthrocene, suonato da Warren Ellis, cui fanno seguito Jesus Alone e Magneto, le tracce più oscure del disco. 

 

Si fa un passo indietro al 2013 con Higgs Bosom Blues dall’album “Push The Sky Away”, al cui titolo quello della pellicola si collega idealmente, e poi ancora indietro con le esplosioni brechtiane di From Here To Eternity e i battiti sporchi di Tupelo. Il livello della meraviglia sale progressivamente con Jubilee Street prima di rientrare nei ranghi del classicismo di Into My Arms, omaggio allo splendore di “The nick-cave-bad-seeds-new-concert-film-920x584Boatman’s Call”. Il passaggio si fa stretto e si ritorna nel buio con Girl In Amber e I Need You, prima di giungere all’apice della serata: sale sul palco il soprano danese Else Torp con cui Nick duetterà proprio in Distant Sky e le lacrime sono difficili da trattenere. Su Skeleton Tree cala il sipario.

Ma è solo un attimo e la band rientra con The Weeping Song: Nick scende tra il pubblico che lo avvolge in un abbraccio infinito da lui ricambiato generosamente. Le immagini ci spingono in mezzo alla platea, gentile e calorosa nello stesso tempo. Su Stagger Lee l’ottimo batterista Thomas Wydler cede il posto a Jim Sclavunos il pubblico invade gioiosamente il palco restando in mezzo ai musicisti che continuano a suonare come se nulla fosse.

maxresdefaultIl concerto si chiude con Push The Sky Away e tutti mimano con le mani il gesto di spingere il cielo. Per una simile serata è possibile parlare di perfezione, resa tale da una band protagonista di un sound superlativo. La pellicola di Barnard restituisce bene un’emozione corale, lo stupore nei volti di chi si accorge che quelle canzoni raccontano la storia della propria vita. Visione indimenticabile. 

 

Giuseppe Rapisarda

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