Alexis Korner TESTAMENTO BLUES
Una retrospettiva sul padre del British Blues, un viaggio commentato nella sua produzione discografica.
L'inizio dell'avventura: dallo skiffle al blues
Nato nel 1928 a Parigi e con origini greco/turche per parte di madre e austriache per parte di padre, Alexis Korner (chitarrista, pianista, cantante, talent-scout, compositore, band leader e propagandista blues) è stato il padre del blues inglese e una delle più importanti figure della storia del rock in Gran Bretagna. Dopo un infanzia vissuta tra Francia, Svizzera e Nord Africa, la sua famiglia si trasferì in GB; lui, ancora bambino, si appassionò alla musica ascoltando il jazz di Jimmy Yancey, durante il periodo dei bombardamenti su Londra nel 1940/41. A partire dal 1948 suonò la chitarra e il piano con le orchestre skiffle di Chris Barber e Ken Colyer (lo skiffle era un genere musicale che mischiava jazz old-time, boogie e folk music, con spiccate caratteristiche dance, che fu popolarissimo nell’Inghilterra del secondo dopoguerra…), con quest’ultimo incise: “Ken Colyer Skiffle Group” (Decca 1954), fu la prima esperienza del giovane Korner in uno studio di registrazione. Sempre più coinvolto dai suoni tipici della musica afroamericana, blues e jazz, nel 1957, con l’inseparabile amico: l’armonicista, vocalist e chitarrista Cyril Davies, aprì un locale a Soho, nel luogo dove sorgeva il pub Roundhouse, situato all’angolo tra Wardour Street e Brewer Street. Al piano superiore attrezzarono uno spazio per suonare dal vivo e lo chiamarono London Skiffle Center, poi con la crisi di quel genere musicale, lo ribattezzarono London Blues & Barrelhouse Club; presto questa location divenne un punto di riferimento per giovani artisti coinvolti dall’esistenzialismo sartriano, beatniks e appassionati di black music, la prima Mecca del blues nella Londra della seconda metà degli anni 50, passarono da lì nomi eccellenti del blues americano, come Muddy Waters, Big Bill Broonzy, Sonny Terry e Brownie McGhee, Memphis Slim.
Blues Incorporated e Cyril Davies
Da quell’esperienza partì un entusiasmante avventura che durerà quasi 30 anni e che lo vide protagonista e leader dei primi Blues Incorporated, con una nuova generazione di giovani musicisti del calibro di Graham Bond, Dick Heckstall Smith, i fratelli Ron e Art Wood, Jack Bruce, Phil Seamen, Paul Jones, Charlie Watts, Spike Heatley, Keith Scott, Keith Richards, Ginger Baker, Mick Jagger, Brian Jones, Long John Baldry, Duffy Power, Herbie Goins, e occasionalmente anche Jimmy Page e John Mayall; questi fu convinto da Korner a trasferirsi da Manchester a Londra e nel 1962 creò l’altro “ramo nobile” del British blues, cioè i Bluesbreakers; in poche parole con Alexis collaborò una buona percentuale dei protagonisti del futuro rock inglese degli anni 60 e 70. Nel febbraio 1957 la sua prima incisione, l’e.p.: “Alexis Korner Breakdown Group featuring Cyril Davies: Blues From The Roundhouse”, un 10”per la 77 Records, label che fu espressione dello storico records shop Dobell’s, specializzato in jazz e blues e sito in Charing Cross Road n.° 77, nei pressi di Trafalgar Square, quasi un antesignana della Blue Horizon e delle altre etichette specializzate nel blues di la da venire. (Nel 1974, avevamo 18 anni, avemmo occasione di visitarlo e di comprarvi anche alcuni dischi, era un paradiso del vinile dedicato alla black music, oggi Dobell’s non esiste più. n.d.a.).
Apripista del British Beat
Nel luglio del 1957, insieme a Davies, registrò come Alexis Korner Skiffle Group: “Blues From The Roundhouse vol.I°” per la Tempo Records, label sussidiaria della Decca, specializzata nel jazz, seguito nell’aprile 1958 da un altro E.P. con quattro brani: “Blues From The Roundhouse vol.II°”, ancora su Tempo Records. Nel 1961 registrò con il virtuoso chitarrista acustico Devey Graham, l’ep: “3/4 AD” per l’etichetta Topic, un lavoro tra blues e folk che farà da apripista al movimento folk rock che sarà poi rappresentato da gruppi come i Fairport Convention e gli Steeleye Span. Poi nel 1962 il primo, storico, disco 33 gg. dei Blues Incorporated: “R&B From The Marquee”(Decca/Ace of Club ACL 1130- 62), che in realtà fu registrato negli studi Decca e non nel mitico locale situato in Wardour Street, a seguire il live album “At The Cavern” (Oriole PS 40058-64) e “Red Hot From Alex” (Transatlantic - TRA 117- 64), tutti dischi formidabili, dove blues e jazz si fusero in un mix di incomparabile qualità e feeling debordante, Long John Baldry e Herbie Goins i vocalist impegnati a tradurre nella pratica il profondo black mood imposto dagli arrangiamenti di Korner. Nel 1962 Korner lanciò a Londra un nuovo locale: l’Ealing Club ubicato nel West London e situato in un vecchio magazzino del tè, con il Marquee (della cui programmazione fu comunque un protagonista…), il Flamingo e il Ronnie’s Scott sarà una delle venues storiche del jazz e del blues made in London. Fu il locale dove si appalesò il primo embrione dei Rolling Stones, con Jagger, Richards e Brian Jones impegnati ad accompagnare Korner con i Blues Incorporated o in alternativa Cyril Davies con i suoi All Stars e dove suonarono le loro prime gigs londinesi i Manfred Mann/Mike Hugg Blues Brothers e anche cinque selvaggi ragazzi di Newcastle: The Animals.
Dal delta blues al be bop di Charlie Mingus
In quel periodo Davies creò una sua band, C.D. All Stars (lead guitar un giovanissimo Jimmy Page); nei fatti il sodalizio musicale tra Korner e Davies cessò causa divergenze sull’utilizzo dei fiati nella formazione, Korner disse: “A me piaceva il jazz di Mingus, a lui no…”. Per Korner l’influenza originaria del Chicago blues di Muddy Waters e del Delta blues di Big Bill Broonzy, lasciò il passo a quella del rivoluzionario jazz creativo del geniale Charlie Mingus, questo tipo di jazz aveva un nome: be-bop. Sfortunatamente l’avventura musicale di Cyril Davies fu molto breve, scomparve prematuramente causa una broncopolmonite nel 1964 a soli 32 anni, non seppe mai di essere stato uno dei veri pionieri del blues bianco. Poi nel 1965, Korner suonò in studio con il pianista Memphis Slim, da questa collaborazione uscì l’lp: “Rock Me Baby” (Black Lion NL- BLP 30122-65), una delle prime London session “black and white”, a seguire il nostro registrò “Alexis Korner’s Blues Incorporated” (Decca/Ace Of Clubs ACL 1187- 65), album strumentale con D.H. Smith e Art Theman ai sassofoni, fortemente influenzato dal jazz di Charlie Mingus, quindi “Sky High” (Spot JV551- 66) con Duffy Power alla lead vocal e all’armonica, il sassofonista Alan Skydmore, il trombonista Chris Pyne e con i Pentangle Terry Cox alla batteria e Danny Thompson al contrabbasso, i brani, ove non furono composti da Korner, erano brillanti tributi a Mingus, Percy Mayfield e W.C. Handy. Mandato in pensione il marchio Blues Incorporated, Korner formò una nuova band dalla vita breve che chiamò: Free At last e cui parteciparono anche la cantante di colore Marsha Hunt (poco tempo dopo star nella versione inglese di Hair), il batterista Hughie Flint e il chitarrista Cliff Barton. L’anno seguente, nel pieno della Swinging London Era uscì il non riuscitissimo: “New Generation Of The Blues” (Liberty LBS 83147B- 67) del 67. ancora con Cox e Thompson e il sassofonista Alan Skydmore e la canzone Mary Open The Door scritta da Duffy Power, che fu per molti anni cavallo di battaglia dal vivo nelle esibizioni dei vari offshots nati dalla visione del blues di Korner. Nel 67 uscì anche l’lp: “I Wonder Who” (Fontana STL 5381- 67) con il trio formato da Cox e Thompson e con Alexis protagonista assoluto alle chitarre e alla voce, il repertorio del disco svariava da Herbie Hancock a Ma Rainey, passando per Jelly Roll Morton.
Giornalista, propagandista blues ...
Alexis Korner negli anni 60 ottenne anche una certa notorietà come intervistatore televisivo con il broadcast Today, poi ebbe un Korner’s corner nel programma musicale Roundabout, nel 1967 fu tra i primi ad intervistare Jimy Hendrix e registrò con lui, suonando la chitarra slide, una mitica versione di Hoochie Coochie Men; divenne noto anche con il programma tv per l’infanzia ITV Five O’ Clock Club e con i suoi articoli sul blues pubblicati da alcune riviste specializzate. Protagonista di numerosi tours negli USA e in Europa, fu di casa in Scandinavia, Olanda e Germania dove suonò con giovani band come gli olandesi Cuby & The Blizzard e i danesi Beefeaters, con cui partecipa alla registrazione dell’lp: “Meet You There” (Sonet SLPS 1509), notevole (e dimenticato…) lavoro dei Beefeaters, risultato di una session svoltasi a Copenaghen nella primavera del 1969. Con il cantante e chitarrista di questi ultimi, Peter Thorup, formò un duraturo sodalizio, che lo portò a creare nuove band e a cercare nuove forme di espressione musicale: New Church con l’ottimo lp: “Both Sides” (Metronome MLP 15.364- 70), edito solo in Germania, con questo gruppo sarà tra gli openers per i Rolling Stones nel celebre concerto di Hyde Park il 5 luglio 69 dopo la morte di Brian Jones, davanti ad oltre 200.000 persone; si disse in quei giorni che Jones dopo essere stato cacciato dagli Stones, fosse in procinto di entrare nei New Church, purtroppo non ne ebbe il tempo, La line up di New Church in quella storica occasione vedeva, oltre a Korner, il sassofonista Ray Warleigh, Peter Thorup alla chitarra, il bassista Nick South e la figlia di Alexis, Sappho Korner alla backing vocal e alle percussioni.
... e talent scout: Robert Plant
Fu anche il momento in cui Korner scoprì un nuovo talento vocale, tale Robert Plant, cantante di un gruppo chiamato Band Of Joy, ebbero l’occasione di suonare assieme in alcune jam e di registrare alcuni brani (forse ci fu in progetto un album, che però non fu mai completato), poi lo presentò a Jimmy Page, di lì a poco nacquero prima i New Yardbirds e subito dopo i Led Zeppelin, tra le massime superstars del rock di tutti i tempi. Proprio nel 1970 creò il progetto CCS (Collective Consciousness Society), con tre lp all’attivo: “CCS 1nd”, “CCS 2nd” e “CCS/The Best Band In The Land” (RAK SRAK 6751- 70, SRAK 503- 72 e SRAK 504-73) con Thorup e l’orchestra jazz di John Cameron, il flautista Harold McNair, il chitarrista Alan Parker, i trombonisti Bill Gerald e Don Lusher e la produzione di Mickey Most; suonarono una musica originale e indefinibile, furono nei fatti una big band ispirata da Count Basie e Duke Ellington, ma con un attitudine R n’B/ jazz-rock. Korner ancora una volta stupì il pubblico, con un approccio al rock blues e al jazz estremamente personale, del repertorio dei CCS è celebre una strana versione orchestrale di Whole Lotta Love degli Zeppelin, che sarà per molti anni la sigla della trasmissione rock per eccellenza prodotta dalla BBC, Top Of The Pops. Alexis con i CCS piazzò anche alcuni singoli ai primi posti delle UK charts: Walkin' di Donovan al 7° posto nel 71 e Tap Turns On The Water al 5° nel 70, questo fu il periodo del maggiore successo per vendite discografiche di Korner in Inghilterra. Fu del 1971 la registrazione del 33 gg: “Alexis Korner” (RAK SRAK 501-71), con il pianista Chris McGregor e il chitarrista Larry Power e come ospite alle backing vocals, il chitarrista americano Joe Walsh, futuro membro degli Eagles. Poi nel 1973 formò gli Snape con il tastierista Tim Hinkley e alcuni ex componenti dei King Crimson, reduci da un contrastato tour americano e da intensi dissapori con Robert Fripp, egocentrico leader dei Crimson, i tre erano: Boz Burrell, voce e basso, Mel Collins sax e Ian Wallace, batterista: “Accidentally Born In New Orleans” (WB BS 2647-72), con il suo ruvido gospel-rhythm n’ blues fu il positivo risultato di questa esperienza, a seguire uscì il doppio album dal vivo: “Snape-Live On Tour In Germany” (Brain BRAIN 1039- 73), pubblicato solo in Germania e destinato a rimanere per molti anni uno dei dischi più rari di Korner, lunghi brani dai sapori funky blues, con intensi solo di piano, sax, percussioni e con le twin voices di Korner e Thorup a dare i tempi alla band.
Un'antologia da non perdere!
Nello stesso anno partecipò alla registrazione della B.B. King London Session, memorabile il brano Alexi’s Boogie con B.B. King e Korner alle chitarre acustiche e Steve Marriott degli Humble Pie alla voce e alla bluesharp, profondo blues… Da segnalare l’antologia del primo periodo con moltissimi brani inediti: “Bootleg Him" (WB 2XS 1966-72), prodotta da Jean Paul Salvatori che, tra le varie chicche presenti, contiene un mitico duetto Korner/Plant, il brano relativo si intitolava Operator, al piano Steve Miller, omonimo del chitarrista californiano, uno slow blues torcibudella che si prende l’anima di chi lo ascolta e anche il traditional Corrina Corrina, un altro duetto da brividi tra Korner, la sua chitarra, la tromba e la voce lupa e grezza di Victor Brox. Per tutti gli anni 70, Korner si segnalò come una delle più creative e indipendenti figure del blues made in GB; nel 74 diede alle stampe l’omonimo lp “Alexis Korner” per la Polydor (2374-109 stereo-74), con gli stessa line up degli Snape e guest come il mirabile armonicista Duster Bennett e il bassista Colin Hodgkinson, Zoot Money e il sassofonista Elton Dean, allora membro dei Soft Machine. Per dare completezza ad un excursus sulla discografia Korneriana, sono da citare ancora altri dischi come: “Just Easy” del 1978 per l’etichetta Intercord (INT 160.099-78), un album non particolarmente riuscito; fu questo il periodo in cui Korner conobbe un giovane chitarrista italiano, emigrato in GB in cerca di ispirazione, sulle tracce dei suoi eroi del british blues: Guido Toffoletti, con lui nacque un amicizia e una collaborazione che durò sino alla fine e che negli anni 80 portò Korner a suonare anche in Italia, a Milano e a Verona. Nel 1978 fu registrata la super jam: “Party Album” (Intercord/Amiga 8.55.873- 79), doppio album dal vivo registrato in occasione dei 50 anni di Korner, con Eric Clapton, John Surman, Zoot Money, Dick Morrissey e altri esponenti del rock e del blues/jazz made in GB, “Get Off My Cloud” (CBS PC 33427- 75) anche questo con molti ospiti di prestigio come la Grease Band, Keith Richards, Peter Frampton, Nicky Hopkins al piano e con nella track list, la bella song: Robert Johnson, omaggio al leggendario bluesman e una cover di The Wasp (Texas Radio) dei Doors; poi “Rocket 88” (Atlantic SD 19293-80) ottimo live in Germany semi acustico, con Bob Hall, Ian Stewart, il pianista definito il “sesto Rolling Stone”, Charlie Watts e Jack Bruce e una impressionante horns section composta da sei sax e un trombonista;
Blues in solitudine del post-party
“Me” (Thunderbolt THBL 037- 80), un album essenziale registrato in totale solitudine, Alexis, la sua voce, le chitarre e il blues; “Juvenile Delinquent” (Charisma CAS 1165- 84) ultimo lavoro registrato in studio con il fedelissimo Hodgkinson, il batterista Tony Hicks e il chitarrista Alan Ross e “Meet Jack Daniels” (Flashback FLASH 01.91.0136-33- 91) raccolta di registrazioni live bootleg made in Germany, risalenti al 69 e al 75, pubblicata nel 1991, con alla voce solista Sappho Korner, che spesso collaborò con il padre sia dal vivo che in studio e i sassofonisti Ray Warleigh e Dick Morrissey, quest’ultimo leader della jazz rock band If. Purtroppo allo scoccare del nuovo decennio, Korner si ammalò di cancro ai polmoni, era un accanito fumatore, dopo breve malattia scomparve a Parigi il 1° gennaio 1984. Ultimi suoi lp sono: “Testament” (Thunderbolt THBL 2.026- 84) registrato live alla Chapelle Des Lombard a Parigi, in duo con il prodigioso bassista Colin Hodgkison, minimale nel suo blues fortemente emotivo, bellissimo epitaffio per un grande bluesman e “Live In Paris” (postumo Cd label CDTL 001- 88), registrato nel medesimo luogo del precedente ma con un'altra band e con altri brani nella track listing. Nel 1995 fu pubblicato il cd: “The Lost Album” (Thunderbolt CDTL 162), registrato nel 1977 e finito per 18 anni nel dimenticatoio, in studio con Korner, i chitarristi Jimmy Litherland e Robbie McIntosh. Non citiamo le numerose compilations dedicate alla musica di Korner uscite sia postume sia quando era ancora in vita. Tutta la sua produzione discografica è stata più volte ristampata come cd-r, i titoli dei primi anni nella recente serie The Godfather Of British Blues, con una messe di inediti e rarità e interessanti booklet pieni zeppi di foto e info.
Un innovatore da non dimenticare
Sono poi state prodotte varie BBC Session e il dvd Live At Marquee 83 con Charlie Watts e Bill Wyman dei Rolling Stones, testimonianza di una delle ultime uscite live di un Korner già sofferente per la malattia, la location è il Marquee. Da segnalare inoltre la recente ristampa del primo ed unico album degli Snape con un bonus cd live del 73, lo stesso Live On Tour in Germany citato precedentemente. Esiste anche una sua biografia scritta da Harry Shapiro e Mark Troster, pubblicata da Bloomsbury nel 1996. Alexis Korner è stato un grande bandleader, un innovatore, una voce splendida del blues bianco, giornalista e propagandista blues per eccellenza, memorabili i suoi programmi radiofonici per il canale BBC Radio One, nel 1973 la Rolling Stones Story in sei puntate e nel 1977 il Blues and Soul Show, trasmesso il sabato sera e durato sino al 1982; fu anche un talent scout dal fiuto sopraffino e scoprì alcuni grandi talenti che hanno fatto la storia del rock degli anni 60 e 70, inoltre è stato un personaggio sempre fuori dagli schemi e fuori da qualsiasi tipo di conformismo. Non dimentichiamolo …R.I.P.
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