Kaleidoscopic ONIRONAUTA
L’esordio dei toscani Kaleidoscopic, con “Onironauta”, segna l’avvio di un percorso iniziatico, lungo i sentieri del rock più esplosivo, verso un’istanza, di taglio gnostico, a detta, almeno degli stessi ragazzi aretini, di mera liberazione dalle catene del quotidiano, sempre più angusto e soffocante. Per compiere detto percorso musicale, la band si è affidata alle provvide mani di Nicola Manzan (Bologna Violenta). Il suono risulta potente al primo approccio: uno stoner rock di buon impatto, con screziature psichedeliche, tra le righe. Il cantato, in italiano, contempla testi di discreta fattura, e si amalgama bene a una struttura compositiva dal respiro venefico, come testimoniato da tracce quali La Cassa, Kaleidoscopic, Strategia Del Terrore. Qui, l’onda d’urto chitarristica erge muri di suono infuocato, e in generale ci si trova dinanzi ad atmosfere sulfuree impregnate di robuste dosi di noise-rock. Laddove, invece, il ritmo s’acquieta fino a stemperarsi in placide rive psichedeliche (Pillole Di Saggezza, La Verità E’ Là Fuori, Sensitivo), affiora la vena più sognante, onirica, della band: la voce si fa tenue, le parole si velano di inquiete nervature melanconiche, pronte a riassumere d’improvviso i grevi colori del rock più sanguigno. Un buon lavoro d’esordio, indubbiamente
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