John Foot La “Repubblica dei Matti”
La "Repubblica dei Matti". Franco Basaglia e la psichiatria radicale in Italia,1961-1978
Ha avuto una notevole risonanza anche sulla stampa non specializzata questo ottimo “La Repubblica dei matti” di John Foot, storico inglese che rilegge la storia di Franco Basaglia e della psichiatria in Italia in una chiave inedita. Foot non si addentra nelle questione mediche o ideologiche: racconta come in Italia si arrivò all’abolizione della struttura, superata, dei manicomi. Può far già discutere il titolo, con quel termine, “psichiatria radicale”, in Italia mai usato, al posto di psichiatria democratica, che i basagliani preferivano, o antipsichiatria, termine fuori luogo per il lavoro di Basaglia e co. Infatti antipsichiatria era quella corrente, quella sì ideologica (riferibile soprattutto al pensiero di Deleuze e Guattari, che poi loro stessi rinnegarono), che negava totalmente l’esistenza del disagio psichico, cosa che Basaglia, Jervis e gli altri non si sono mai sognati di fare, negando semmai la causalità puramente organica del disagio, e la funzionalità del manicomio come cura. L’autore usa il termine “radicale”, più facilmente riferibile alla cultura inglese che a quella italiana, per far spiccare la profonda rottura e contrapposizione del lavoro dei basagliani e di altre équipes rispetto al passato.
Qualche critica a Foot è giunta poiché nel suo libro non spiega abbastanza le definizioni mediche o psicologiche di malattia mentale, né la posizione di Basaglia e gli altri rispetto agli psicofarmaci, limitandosi ad alcuni cenni sulle teorie di Bateson; ma Foot è uno storico, non uno psicoterapeuta, non si avventura giustamente in territori che non gli competono, lasciando ad altri la lettura teorica della psichiatria moderna (termine che preferiamo a tutti gli altri finora usati). Di libro di storia invece si tratta e la parte storica è ricostruita magistralmente. Interessantissimo il capitolo iniziale, in cui si racconta cos’era Gorizia, la città dove i fatti ebbero inizio, Gorizia il grande rimosso della storia italiana, città che come Berlino era divisa da un muro, molto meno noto rispetto all’altro. Scopo di John Foot è, come dicevamo, riportare tutti i fatti nella giusta prospettiva storica: lavoro non facile perché quanto ne rimane di scritto è opera redatta in prima persona dai protagonisti stessi, Basaglia in primis, oppure dei loro più accaniti detrattori. Ne è conseguito che la storia della psichiatria moderna in Italia è inevitabilmente “Basagliacentrica”, e trascura per esempio l’esperienza, contemporanea, di Perugia, istituzione manicomiale i cui operatori lasciarono poco di scritto.
Foot non intende sminuire il contributo di Basaglia, che fu fondamentale; anzi si nota come, pur nel suo intento lodevolmente revisionista, l’autore non sfugge all’incredibile carisma che aveva lo psichiatra veneziano. Compito di Foot è dare il giusto rilievo ai collaboratori, per prima la moglie Franca, coautrice di tutti i testi. È’ ben definita la posizione politica di Basaglia, che non fu mai iscritto ad un partito e, sebbene non sfuggisse, come molti suoi contemporanei, al richiamo della Cina, non era nemmeno davvero comunista, semmai un libertario. Ben spiegato è quanto fu invece ideologica la contrapposizione alla psichiatria moderna, Foot non cela che i magistrati che indagarono Basaglia per un incidente a cui era estraneo erano gli stessi che depistarono le indagini sulla strage di Peteano. Il lettore è illuminato sulla storia della legge 180, che andrebbe chiamata legge Orsini, dal nome del relatore: Basaglia, che non era un politico, ne fu l’ispiratore, non l’autore. Sono chiariti molti fraintendimenti relativi alla legge e al ruolo dei vari partiti, specie quello Radicale, che ancora oggi costituiscono oggetto di propaganda grossolana da parte di demagoghi e populisti. Per tutti questi motivi questo libro è una lettura necessaria e imperdibile. Considerazione finale: il libro è anche scritto molto bene, rendendo la lettura avvincente anche per i non addetti ai lavori.
Commenti →