Livia Satriano GLI ALTRI OTTANTA. RACCONTI DALLA GALASSIA POST-PUNK ITALIANA
Livia Satriano è una giovane autrice napoletana che si occupa di musica, cultura visiva e comunicazione, con all’attivo già alcune pubblicazioni nel campo dell’approfondimento di taluni fenomeni musicali tematici, italiani e internazionali: “No Wave. Contorsionismi E Sperimentazioni Dal CBGB Al Tenax”; “Italia No! Contaminazioni No Wave Italiane”, antologia. Inoltre, sul web cura i progetti “Assez Vu” e “ Sad Movies Make Me Happy”. Questo nuovo lavoro di Livia ha il pregio di dar pienamente voce agli autori di quel complesso e intrigante fenomeno musical-culturale che ebbe a svilupparsi nell’Italia degli anni Ottanta, e che fu ribattezzato schematicamente come “Rock Italiano” tout-court o “New Wave italiana”. Un viaggio a ritroso nel tempo in cui a rilevare sommamente sono i racconti degli artefici di quella stagione pregnante per l’italica musica rock. Una carrellata di quattordici personaggi, i più diversi tra loro, che rimembrano, punteggiandola di interessanti note autobiografiche e di aneddoti preziosi, la loro presenza da protagonisti su quel particolare proscenio.
Il libro, beninteso, e Livia concorderebbe, non si pone affatto obiettivi di esaustività, troppo variegato e sconfinato lo spettro delle formazioni che ebbero, talora anche in modo effimero, a popolare e a gremire con la loro fantasia creativa i palcoscenici reali e ideali dell’intero Stivale. Così come variegati e irriducibili a un unico schema stilistico erano i generi musicali di quei gruppi. Taluni occhieggiavano al punk o al post-punk britannico, altri alla musica dei “Corrieri Cosmici” tedeschi degli anni Settanta, e non di rado con contaminazioni di jazz-rock, reggae, progressive. Come sempre, ai fini dell’originarsi di un movimento musicale, devono esservi dei punti di riferimento anche fisici e geografici, oltre che ideali. Ed essi sono ravvisabili maggiormente nella Firenze dei primi anni Ottanta e nella Bologna del Dams, sempre in quel torno di tempo. A Firenze, in particolare, grazie alla presenza dell’I.R.A. Records del prode Pirelli, grazie a cui vide la luce nel 1984 la raccolta antologica “Catalogue Issue” che contemplava insieme Litfiba, Diaframma, Moda, Underground Life, Violet Eves, si guardò come a una scena primigenia, quando le si volle dare una sorta di primogenitura in ordine al rock italiano.
E da qui, tutta un’efflorescenza di aneddoti e racconti interessanti, sia in ordine al passato che alla realizzazione di nuovi progetti solistici, a cura di autori quali il recentissimamente scomparso e compianto Roberto “Freak” Antoni degli Skiantos, Andrea Chimenti dei Moda, Federico Fiumani dei Diaframma, gianCarlo Onorato degli Underground Life, Massimo Zamboni dei CCCP-CSI, Marcello Michelotti dei Neon, Giorgio Lavagna dei Gaznevada, Marinella “Lalli” Ollino dei Franti; oltre a degli outsiders di gran classe come il grande Fausto Rossi, Faust’O. Specchio attendibile di un’Italia, quella tra la fine dei Settanta e l’inizio degli Ottanta, percorsa ancora dalle scie sanguinose e dagli echi inquietanti degli anni di piombo, e a livello musicale e culturale, dal tentativo di superamento degli schemi di una vieta concezione edonistica e cinicamente commerciale della società coeva. Questa è la storia degli “altri Ottanta”, invero, a parte subiecti. In appendice, la riproposizione di articoli e riferimenti al neonato movimento rock contemplati in fanzine e riviste musicali dell’epoca, e una discografia essenziale dei lavori più pregnanti di quei gruppi. A comporre un mosaico, dal punto di vista storico, artistico-esistenziale e umano, alquanto intrigante, i cui tasselli ridanno vivida luce a una stagione difficilmente relegabile nei polverosi anfratti dell’oblio.
Bella, anche nella sintesi, la descrizione critica degli anni ’80 musicali, redatta da Sapuppo….Complimenti per il breve ma significativo inquadramento sociopolitico, senza il quale quegli anni diventano folklore…….Un aspetto sistematicamente ignorato dal giornalismo musicale fiorentino (Casini, De Pascale…ecc.) come dagli stessi musicisti…ad eccezione dell’onesto G. Maroccolo, che ha presto compreso ed espresso come la totalità culturale di un periodo non vada vista senza la dovuta integrazione con la struttura della società tutta…..Senza questo, si è sempre sulla soglia della pagliacciata….Ciao!