Sting THE LAST SHIP
[Uscita: 24/09/2013]
Gordon Sumner non è più un ragazzino. Non è più lo scatenato singer che sul finire dei settanta faceva impazzire milioni di fan con i suoi celebrati Police. Ha avuto il coraggio di sciogliere il gruppo all'apice del successo convinto che da solo si poteva regalare soddisfazioni anche maggiori. Un parallelo possibile è con Peter Gabriel che mollò i compagni nel 1974 per la sua fortunata avventura solista anche se a differenza dei Police i suoi Genesis proseguirono per un bel po' con discutibili risultati artistici. Sting adesso oltre ad essere miliardario da tempo immemorabile ha interessi paralleli a quelli musicali. Ha acquistato una splendida fattoria a pochi km da Firenze, ha una propria azienda, produce un vino che esporta in tutto il mondo, è felice con sua moglie Trudie e via dicendo. Da segnalare pure il suo attivismo ed il suo appoggio ad Amnesty International e varie fondazioni come Rainforest, Live Aid ed altre. Ma in questo ambito è la musica che ci interessa. Non che la sua carriera solistica sia stata una delusione, non tutta almeno. Di lui ci rimangono i primi dischi, quelli degli anni ottanta, vedi "The dream of the blue turtles" (1985) e "Nothing like the sun" (1987) che si mantenevano, fra alti e bassi, su uno standard qualitativo più che buono. Canzoni come Russians e Moon over Bourbon Street dimostravano tutta la classe, magari non immensa, dell'inglese.
Pare abbia venduto qualcosa come 100 milioni di dischi in carriera e forse appagato dal 2003 non aveva composto nemmeno uno straccio di canzone. In una recente intervista ha dichiarato che "un blocco creativo mi impediva di comporre; per portare a termine questo ultimo disco ho fatto una fatica immane"."The last ship" è infine il suo ultimo album che pare essere pure un musical originale con debutto l'anno prossimo in quel di Broadway, insomma le solite manie di grandezza, vedi il suo "Live in Berlin" con la Royal Philarmonic Concert Orchestra del 2010 uscito per la Deutsche Grammophon. Un disco questo "The last ship" che abbandona totalmente le atmosfere rock per proporre sonorità a volte vicine al folk, alle sue radici di Wallsend, Sting canta con l'accento geordie, ovvero dell'Inghilterra del nord. I testi parlano di disoccupazione ed operai, ovvero il mondo opposto a quello dell'ex Police. Che dice ancora "In una società equa ci deve essere un equilibrio, invece oggi prima di tutto viene l'economia, il profitto e la comunità soffre" …sai che novità. Ma torniamo al disco ed alla sua musica. I soliti toni morbidi jazz style tipici di Gordon si ascoltano in And yet, August winds e Practical arrangement mentre in Language of birds il biondino fa addirittura una autocitazione con una frase ripetuta che dice "Soul cages" come il titolo di un suo vecchio disco. In ogni caso sono pezzi che sanno di sentito e risentito, niente di nuovo sotto il sole.
In Dead man's boot sembra a tratti di udire il fantasma di Van Morrison mentre le prime 6-7 canzoni ascoltate una dopo l'altra compongono in pratica una interminabile e monotona suite di 30 minuti con i soliti toni rilassati e soporiferi che portano rapidamente al torpore e lo sbadiglio nella migliore delle ipotesi. Al limite del ridicolo il canto da osteria, pardon pub, che porta il titolo di What have we got, ma anche il cantato misto/reading di Ballad of the great eastern non è molto meglio. Lasciate fare queste cose a gente come Mike Scott (Waterboys) ed allo stesso Van Morrison che è meglio. Lo slow, l'ennesimo, di I love her but she loves someone else (la dedica per chi sarà?) è di certo la cosa migliore ascoltata in questi solchi ma sono spiccioli di gloria. Povero Sting: sono state le pressioni della casa discografica o le lettere dei suoi fan a spingerlo a rimettersi in gioco? Il mondo della musica non ha più bisogno di personaggi come lui, ha già dato in abbondanza. Un disco che fa tenerezza nella sua inconsistenza, poco importeranno queste righe alla folta legione dei suoi seguaci che compreranno il disco il giorno dell'uscita, ma l'ultima nave di Sting naufraga ancora più miseramente della Costa Concordia di Captain Schettino.
Carissimi tutti, o voi che recensite dischi. Viva la vostra onniscenza e la vostra assoluta mancanza di suscettibilità, che vi devo dire..,
Trovare completamente inazzeccati i vostri commenti a un disco, evidentemente è peccato di lesa maestà. E giusto perché il recensore non mi scriva in spagnolo (quando uno è bravo e competente e soprattutto modesto può scrivere in tutte le lingue del mondo, ci mancherebbe altro) terrei a precisare quanto segue:
1)Le parolacce non volevano offendere nessuno, e se ciò è avvenuto chiedo sincerante scusa (giusto per capirci: non mi pare di aver insultato nessuno, anche se ho sostenuto che le cose scritte nella recensione erano – per me- delle stronzate). Peccato non saper scrivere in language d’oc…
2) che il Recensore dica che il disco è cantato in geordie etc etc e che poi mi cada sulla banale osservazione che in “language of birds ” (Traccia 5) Sting autociti The Soul Cages(1991) mi fa capire che non ha colto per nulla il senso del disco che è INTERAMENTE una rivisitazione delle atmosfere ( e dei temi che le sottendono) di The Soul Cages. A quel punto un fan di Sting ovviamente si incazza: tanto valeva scrivere: “Sto disco fa rovesciare, non compratelo!” Si sarebbe fatta più figura e si sarebbero evitati commenti piccati (come il mio).
3) Ascolto i Police e Sting da sufficiente tempo per poter dire che il commento al disco del “biondino” è stato scritto superficialmente. E, gentilmente, non tiriamo fuori la solita solfa del “lei non sa chi sono io e da quanto tempo ascolto musica!” perché, con pacatezza e onestà, non credo che uno debba avere il diritto di avere ragione solo per una questione anagrafico-gerarchica. Anche perché chi scrive ha passato da un bel pezzo l’età dei calzoncini corti, anche se non crede che ciò gli valga mezzo punto in più quando deve argomentare le sue idee.
4) il recensore ha uno spazio folk? Benissimo. E ora? Questo fa di lui un essere superiore a noi comuni mortali? Credevo che iniziare una recensione di un disco di Sting chiaramente “non Rock”, ricordando chi era Sting 30 anni fa , non avesse alcun senso. Mi è sembrato che si volesse rimarcare che Sting non fa più Rock, cosa probabilmente verissima ma che, personalmente, non mi disturba, anzi… E non vedo perché sparare a zero su un disco solo perché (o anche perché) il suo autore una volta esaltava le platee di mezzo mondo con il Reggae’n Roll di Message in a Bottle, mentre ora esplora nuovi sentieri musicali a lui più congeniali ( a 62 anni…)
5) dire che Il mondo della musica non ha più bisogno di Sting è una frase arrogante e saccente, che non credo possa dare un contributo valido al giudizio di un disco che, per quelli ignoranti come me, rappresenta un bene prezioso, capace di emozionare fino alle lacrime (so to speack, traccia 11, è il canto di un uomo in punto di morte, e la metafora della nave della sua vita che “è pronta a salpare” via mi ha toccato intensamente il cuore…)
5) non conoscevo le regole del forum ( a proposito: il sito è molto carino e facilmente consultabile, complimenti) e per tale motivo non ho messo nome e cognome. Ma rimedio (in parte) subito: Francesco C. (Se non vi dispiace, preferirei non dare per intero le mie generalità, dal momento che non siamo in caserma…)
Grazie dell’ospitalità e a presto…
Mi rattrista vedere che c’e’ gente , assolutamente digiuna di musica, che si permette di stroncare un disco per mera antipatia verso l’autore.
Proprio non capisci un accidente.
Non condivido per nulla la recensione. Il disco a me è sembrato bellissimo, suonato e cabtato in maniera eccezionale. Certo, se poi il genere non piace quello è un altro discorso. Ma il problema a quel punto non è più di Sting, ma è di quello che che si compra i suoi dischi sperando di sentirgli cantare sempre “Roooooooxanne”!
Comunque (nota a margine), il paragone con la Costa Concordia forse era evitabile…
Matteo “songlover” S.
si il problema non e’ Roxanne….,non c’e’ nemmeno piu’ la bellezza e la varieta’ poliedrica della musica di Ten summoner’s tales ,e di Mercury falling…..
sono daccordo con la recensione,musica noiosa e monotona……
A me il disco è piaciuto da morire. D’accordo, non è più rock e nemmeno pop. Non so come definirlo, se celtic-folk-jazz o cosa, e mi rendo conto che non è sicuramente un disco commerciale. Non a tutti piacciono dischi così. Per dire, molti hanno bocciato Mercury Falling e ora qualcuno lo trova persino bello e poliedrico. E a suo tempo anche Nothing like the Sun venne definito “un tentato omicidio alla memoria di Jimi Hendrix, del quale Sting era riuscito a spegnere il fuoco sacro con la sua versione ammorbante e noiosa di Little Wing”. Ora quel disco è ritenuto un capolavoro da molti (compreso il brano citato).
L’unico disco di Sting che ha messo tutti d’accordo è stato Ten Summoner’s Tales (e avrei voluto vedere!), ma per il resto, la discografia di questo artista è sempre stata oggetto di critiche e contenziosi. Credo che la motivazione principale sia stata la continua ricerca del cambiamento di rotta: The Soul Cages è agli antipodi di Ten Summoner’s Tales (ed è più vecchio solo di 2 anni rispetto a questo), e nessuno avrebbe immaginato che dai cori adrenalinici di Sincronicity II (hiooo-oooo-oooooo!) si sarebbe passati nel tempo alle carole natalizie di If On A Winter’s Night (a proposito: album meraviglioso, per me!). Eppure Sting lo ha fatto.
Come si dice: chi lo ama, lo segua!
Direi che The Last Schip è un grande disco!..
un disco dalle sonorità forse antiche.. un disco unico.. August winds, Dead Man’s boots, The language of birds… Vere perle in musica!
Il mio voto sulla sua recensione è pari a -2.
n.b. Forse ha comprato un’altro disco o lo ha ascoltato con orecchie di chi Sting non sa neanche chi sia.
Si il lettore ha ragione, ho sbagliato disco, adesso vado con lo scontrino al negozio a vedere se me lo cambiano. Grazie per il voto, a scuola non ricordo di averne preso uno simile ma c’e’ sempre una prima volta. Buona lettura con Distorsioni.
si, provi a cambiar disco, così magari scrive una recensione su di un disco di musica house.
Saluti.
Una recensione che non sta ne in cielo ne in terra, scirtta in modo saccente e snob. Questo il mio guidizio.
E poi, quando si scrivono frasi tipo “in Language of birds il biondino fa addirittura una autocitazione con una frase ripetuta che dice “Soul cages” come il titolo di un suo vecchio disco”, si fa perfettamente capire a chi legge che…
A) non si è mai ascoltato nulla di Sting (che fin dai tempi dei Police fa autocitazioni nei suoi dischi, rifacendosi a versi di canzoni scritte in precedenti album)
B) si è ascoltato il brano in questione senza capire una mazza del senso del testo
C)Si voleva a tutti i costi scrivere qualcosa di denigratorio e “cool”
Fra l’altro, scrivere anche perle di saggezza uniche come “le prime 6-7 canzoni ascoltate una dopo l’altra compongono in pratica una interminabile e monotona suite di 30 minuti con i soliti toni rilassati e soporiferi che portano rapidamente al torpore e lo sbadiglio nella migliore delle ipotesi”, danno il senso della superficialità con la quale questo recensore ha approcciato il disco. Intanto perchè il disco è un “concept album” e pertanto vuole dichiaratamente essere un po’ “a tinta unita”. Ma anche accettando ciò, non si può certo dire che le prime 6-7 canzoni (poi, scusa: 6 o 7? Boh…) sono tutte uguali. Questo lo può dire uno che ascolta in tv Sanremo mentre mangia una pizza con gli amici, non certo un recensore professionista: impossibile non notare il ritmo ternario di The Last Ship (brano d’apertura, che fa l’occhiolino dichiaratamente a The Island of Souls, a proposito di autocitazioni), che viene seguito da Dead man’s boots, che torna al 4/4 e alle sonorità più “aggressive” (ma sempre morbidissime) e al quale segue il delicato “bossa nova” di And Yet. E siamo ancora alla traccia 3. Seguirà un interludio (August winds) affidato a voce e chitarra (che al recensore sembrerà soporifero rispetto a un brano come Smell like ten spirits, ovviamente, ma che, nonostante ciò, chi ama la musica di stile non può non apprezzare…), e poi nuovamente una bellissima ballata celtic-folk in 3/4, Language of Birds, quella dove “il biondino fa addirittura una autocitazione di “Soul Cages” (della quale abbiamo già detto sopra). Siamo alla traccia 5, e, personalmente, “l’interminabile e monotona suite” della quale parla il recensore io ancora non l’ho percepita.
Certo, se uno ascolta il disco senza avere la minima voglia di carpirne il messaggio, scrive che farà schifo e che “Il mondo della musica non ha più bisogno di personaggi come lui (Sting, ndr), ha già dato in abbondanza. Un disco che fa tenerezza nella sua inconsistenza…” Poi, però, abbia l’onestà e la “sportività” di non rattristarsi quando c’è gente che gli fa notare che non ha capito un emerito “bird” (per restare in tema con il titolo di uno dei brani in questione) di quello che ha ascoltato.
Ah, a proposito: visto che ne sa certamente più di tutti noi, il recensore ci dica di quali artisti il mondo della musica avrebbe ancora bisogno anzichenò (mamma mia, non vorrei essere nei panni di tutti quelli che, come il povero Sting, verranno tagliati fuori da questa esclusiva lista…).
Cordialità.
Grazie amico per avere risposto con argomentazioni serie ed efficaci a questa recensione da saccente e presuntuoso. Non avevo abbastanza tempo.
Un disco bellissimo, colmo di poesia e di musica di alto livello. Concordo con chi ha trovato spocchiosa la recensione (ma cosa c’entrava parlare del vino che esporta Sting?! Mah…), che mi sembra fatta da uno che avrà ascoltato l’album si e no mezza volta.
Per chi non lo sapesse (e il signor Martillos probabilmente non lo sapeva), Sting, che ora ha i megamiliardi per aver venduto 100 milioni di dischi, è cresciuto come figlio di lattaio in quell’ambiente proletario, protagonista di The Last Ship, e pertanto, anche se adesso è straricco, non si capisce perchè non debba più parlarne nelle sue canzoni. Vasco Rossi canta da una vita il suo mondo da disadattato nella società, e non mi sembra che stia ad elemosinare agli angoli delle strade sotto la pioggia con il cappellino in mano. Secondo chi ha scritto questa recensione Sting, dunque, dovrebbe cantare canzoni che parlano solo di yacht e ville da sogno con piscine olimpiche per essere ancora credibile?
Ma di cosa stiamo parlando? Di musica o di noccioline?
E’ davvero sorprendente ma allo stesso tempo pericoloso e preoccupante come il mondo della musica si stia avvicinando a piccoli (grandi) passi a quello della politica e del calcio. Per mondo della musica intendo di quella parlata, anzi scritta per essere precisi. Saltellando tra le decine di webzine, siti musicali e social network
il panorama appare più che mai brullo e desolante.
Al pari dei forum di politica e di calcio anche la nostra amatissima musica rock è diventato oggetto di discussione, meglio se feroce. Ci sono gli schieramenti, sì come nel calcio e nella politica, e bisogna stare attenti a stare dalla parte giusta della barricata, non nel “Wrong side of the river” come dicevano i Mott the Hoople in una loro bellissima ballata. Con le webzine abbiamo quelli che si dilettano a scrivere di musica accompagnati da quelli che si prendono la briga di leggerli, capirli ed interpretare le loro parole. Ma non è tutto così semplice. Adesso si sta affacciando una nuova figura: il recensore del recensore. In pratica se ad un lettore un articolo non piace, mentre prima con i cartacei poteva farci poco se non imprecare in silenzio, adesso con una semplice tastiera del pc ha la possibilità di esternare (eufemismo n°1) tutto il proprio risentimento ed eruttare fiumi di parole. Molto democratico in teoria. Peccato che non sempre si riesce a rimanere nei binari della buone educazione. Può succedere nel peggiore dei casi, mettiamo una recensione di un big come Sting di vedersi affibbiare ” ha scritto solo stronzate”, “non capisci un accidente”, “forse ha comprato un altro disco”, “non si e’ mai ascoltato nulla di Sting”, “ascolta Sanremo mentre mangia una pizza”, “non ha capito un emerito bird” e via disquisendo. Niente male come campionario non trovate? Il bello e quello che sfugge e che molti non capiscono è che nella quasi totalità delle webzine i recensori ( che non sono professionisti!) lavorano GRATIS e lo fanno solo per passione. I dischi li ascoltano eccome ma non gliene frega un bel niente di favorire un artista od un altro tanto, essendo parificati a volontari, che gli cambia a loro? Hanno forse qualche tornaconto a parlare bene o male di qualcuno? E’ tutto sincero fino a prova contraria. Tanto più che adesso c’è sempre la possibilità, da parte di chi legge, di ascoltare un disco prima di comprarlo ed accoppiarlo alla recensione, quindi non c’è mai la fregatura. Eppoi se un disco è scarso (per chi scrive chiaro) lo puoi ascoltare anche decine di volte sempre scarso resterà. Questo discorso “non ti è piaciuto il disco? a me tanto quindi non capisci niente” che equivale più o meno a “non la pensi come me? non capisci una mazza! (eufemismo n°2); ciò sta diventando proprio una moda pericolosa, si sta diffondendo come un virus. Un modo di ragionare e pensare che apparteneva ad epoche ed ideologie che pensavo superate ma a quanto pare mai sepolte del tutto. Detto questo l’invito che faccio ai gentili lettori è di continuare lo stesso con questo tono se vogliono, a Distorsioni siamo talmente democratici che non censuriamo e non abbiamo bisogno di censurare tutto quello che viene scritto a nostro discredito e discapito. Grazie a tutti per leggere le nostre pagine e senza rancore. Non è nel nostro stile.
Caro Martillos , qui il problema di fondo è rappresentato dalla tua quasi del tutto assente propensione ad ammettere con serenità che la recensione che hai scritto sull’ultimo disco di Sting sembra più un manifesto di protesta contro l’autore che una reale e approfondita analisi del prodotto che questi ha fatto.
Vorrei solo che tu tenga a mente che, pur non essendo certo da recensioni come quella che hai scritto tu che dipende il destino di un artista di fama planetaria, è sempre importantissimo ricordarsi che scrivere (anzi, recensire) su un lavoro altrui con superficialità e banalità, può essere assai dannoso.
Nessuno ti chiedeva di fare una recensione di questo disco (e infatti l’hai fatta gratis , certo, come gratis tutti noi ti stiamo rispondendo), ne tantomeno nessuno ti aveva chiesto di scrivere che questo disco di Sting era un capolavoro. Solo che, leggendo e rileggendo quello che hai scritto, l’unica cosa che si nota da lontano è che del disco hai parlato (malissimo e a grandissime e confuse linee ) per meno di metà articolo, impiegando l’altra metà a ricordare al mondo quanto Sting meriti di essere preso a pomodori in faccia.
Caro mio , poniti qualche domanda, dal momento che quasi tutti i commenti che hai ricevuto a questa recensione ti continuano a dare del saccente e dello spocchioso.
Fra l’altro , ci terrei a dire a chi ci legge, che il primo a scriverti che avevi detto delle sonore stronzate nel tuo articolo ero stato io. Ammetto di aver usato un linguaggio scurrile (del quale ho tuttavia già pubblicamente chiesto scusa , nel primo post di questa pagina ), e infatti, come avrai notato , per non ferire la tua suscettibilità, mi sto astenendo dal proseguire su quella strada. Ma vorrei che si sapesse che quel post originale (assai polemico nei confronti della tua recensione) è stato cancellato, in barba alla democrazia che tu propagandi.
Per fortuna, altri utenti hanno trovato il modo di esternare la loro disapprovazione nei confronti di ciò che hai scritto senza essere bannati. Evidentemente sono stati più forbiti di me nel dirti che avevi scritto delle (eufemismo n.3) sciocchezze su The Last Ship.
E per finire : qui nessuno è contro nessuno. Solo non puoi pretendere un consenso nordcoreano quando ti avventuri in certe inutili e superficialissime affermazioni su artisti ( e dischi) di indiscusso valore, a maggior ragione se dici di ascoltarli da una vita.
Saluti
recensione è una parola grossa, però effettivamente chiunque può scriverne così come chiunque può scrivere un romanzo… la valutazione della qualità delle recensioni, così come dei romanzi – potrebbero farsi altri esempi, ovviamente – è però questione in buona parte di competenza e tecnica… questa recensione sembra più l’espressione di un livore coltivato da chissà quanto e per chissà quali motivi che una recensione vera e propria… è una stroncatura non adeguatamente motivata, vaga tra il saccente e il ridicolo…
sostanzialmente, è semplicemente inutile…
Il problema che il recensore si ostina a non cogliere è che, quando uno si prende la briga di commentare l’opera artistica di qualsivoglia autore (cosa che può e deve essere fatta, ci mancherebbe altro), si dovrebbe avere la decenza di scendere nel dettaglio delle cose che si dicono, anche se uno lo fa gratuitamente e senza secondi fini commerciali, e anche se uno non è un recensore professionista.
Chiunque può dire che un film fa schifo, un disco è orribile o che un libro è scritto malissimo, solo perchè non gli è piaciuto. Ma un recensore, se poi non motiva e circostanzia le sua dichiarazioni, rischia di passare per presuntuoso e saccente, e ciò che dice essere facilmente preso di mira.
E gli aggettivi “presuntuoso” e “saccente” mi sembra siano quelli che ricorrono più spesso, leggendo i commenti in risposta a questa recensione. un motivo, evidentemente, ci sarà pure. Non credo che tutti quelli che scrivono qui siano imparentati con il signor Sumner.
Martillos farà bene a porsi qualche domanda, evitando di offendersi se quello che ha scritto in maniera approssimativa su questo disco di Sting ha fatto indignare qualcuno. I consensi nordcoreani non possono essere ottenuti quando uno vuole mostrarsi a tutti i costi un superintenditore di musica e poi commenta un disco in un modo così vago e pedestre.
Faccio notare – e chiudo- solo 2 cose a chi ci legge:
1) il primo commento che leggete in questa pagina è stato scritto da me, in risposta ad un altro precedente commento che i democratici aministratori di questo forum hanno bannato. Ho chiesto scusa per il linguaggio scurrile utilizzato in quella circostanza (che comunque non voleva offendere personalemente nessuno), ma ciò nonostante il commento rimane censurato. Poco male (e viva sempre la democrazia)
2) anche “i recensori dei recensori” scrivono quello scrivono gratuitamente e senza secondi fini. Solo che lo fanno in maniera un po’ più pertinente e argomentata. Se uno, poi, preferisce avere la claque e il plebiscito quando dice certe cose, farebbe meglio a cambiare mestiere. O, magari, a bandire i forum online dai propri siti web (per le modalità chiedere alle autorità cinesi o, appunto, nordcoreane. Non dovrebbe essere difficile).
Con cordialità
Gentile Francesco, come avrai certo notato è stato cancellato il tuo commento ma anche quello del direttore di Distorsioni. Più democrazia di questa! Ci sono infatti delle regole per l’accettazione dei commenti che è bene leggere prima di intervenire, le quali prevedono che commenti con insulti offensivi o diffamatori possano essere non pubblicati o cancellati dai moderatori. Oltre a questo, vorrei far notare, a te e a tutti, che uno scambio di post dai toni offensivi e denigratori è inutile e fastidioso per le persone che lo leggono e non porta nessun valore aggiunto alla discussione. I commenti servono per permettere ai lettori di dire la loro opinione sugli articoli di Distorsioni, anche e soprattutto quando è diversa da quella dell’autore dell’articolo, ma devono rimanere entro i limiti della civiltà.
Cordialmente,
Rossana Morriello
Non mi sembra che su rate your music (il sito base dei giudizi dei lettori) il dischetto di Sting sia piaciuto molto.
Leggete qui se avete tempo:(http://rateyourmusic.com/release/album/sting/the_last_ship/) magari sentendo in sottofondo questo disco, occhio però a non addormentarvi.
Francamente non capisco perchè uno se la debba prendere con il recensore, la colpa è di Sting che non ne azzecca una dai tempi di Ten Summoner’s Tales, e sono passati ben venti anni.
Mi sembra che il fan italiano voglia difendere sempre i propri idoli della gioventù a prescindere, qualsiasi cosa uno sforna viene difeso a spada tratta e peste ti colga se osi parlarne male.
Cerchiamo di essere un po’ obiettivi e non offendiamo le persone solo perché la pensano diversamente, non siate Berlusconiani x favore.
Sting è ora di ritirarsi in campagna a godersi il sole della meravigliosa Toscana, una pausa non può che farti bene..
Caro The Gun , grazie per il link: mi hai dato l’opportunità di leggere quella che io ritengo essere un’ottima recensione. Il disco in questione non è stato stroncato ,ma sicuramente questa è quella che si può definire una critica negativa. Come vedi, da fan di Sting , pur non condividendo l’opinione del recensore , non posso obiettargli assolutamente nulla: ha scritto impeccabilmente, circostanziando e motivando ogni sua dichiarazione.
Se hai seguito questo forum , avrai notato che la recensione di Distorsioni su The Last Ship, ha suscitato l’indignazione di tanti ( me compreso) per via dei toni usati e della apparente superficialità con la quale si bollava il disco. Questa cosa l’hanno fatta notare in tanti, e io non ci ravviso nulla di strano. Poi, giusto per trovare un parafulmine, la redazione ha iniziato a incazzarsi con il sottoscritto, reo, secondo loro, di aver insultato, turpiloquiato, diffamato, ecc.,
La cosa adesso sembra si sia un po’ tranquillizzata ( e di ciò ringrazio la gentilissima moderatrice Rossana , per il suo contributo). Adesso però, gentilmente, non cominciare te a darmi del “berlusconiano”: se c’è una cosa che detesto è proprio quella corrente pseudo-politica.
Il concetto è sempre uno: criticare un critico è una cosa legittima, tanto quanto lo è che quel critico possa rimanerci male. Sollevare un caso e sentirsi insultati a prescindere, beh, quella è un’altra cosa…
Gentile Rossana, mi sembra che mi si imponga una doverosa precisazione. Un conto è la critica, un altro è l’insulto e la diffamazione.
Esempio di criitica: “il recensore non ha capito nulla del disco! Le die parole sono sembrate saccenti e spocchiose”
Esempio di diffamazione: “il recettore non ha capito nulla del disco ed è un pedofilo, ha dei legami con la mafia ed ha commesso un omicidio!”
La diffamazione, come certo ogni persona adulta sa , rappresenta l’esternazione fasulla della realtà, volta a ferire deliberatamente una persona, spesso per secondi fini.
Per cui, senza polemica, attenzione quando andate ad accusare la gente di diffamazione. Le mie sono state critiche, punto. Non vi sono andate giù, e ne prendo atto . Ma non ho mai insultato nessuno. Mai.
Allo stesso modo di come Martillos ha detto di Sting che il suo disco assomiglia alla Concirdia: Sting potrebbe forse sentirsi “diffamato” da questa critica così dura e sprezzante? Non credo proprio…
Ecco , il punto è proprio questo ( quello che, ironicamente, mi ha spinto al parallelismo con la Corea del Nord, e che voleva ovviamente essere uno spunto sarcastico): se uno non accetta le critiche , scambiandole per insulti, credo che non sia ancora pronto a mettersi in “pubblico” a parlare apertamente di dischi e di artisti molto amati e molto seguito. (tipo Sting , appunto), disintegrandoli senza troppi complimenti.
Grazie
Gentile Francesco, hai sviato verso un termine che io non ho usato… è una tecnica che vedo spesso anche nei dibattiti politici e magari con alcuni funziona. Io non ho mai accusato nessuno di “diffamazione”. Ho parlato di “uno scambio di post dai toni offensivi e denigratori” (denigratorio ha un significato diverso da diffamatorio) e ho ricordato genericamente le regole per l’accettazione dei commenti di Distorsioni, citando il disclaimer che prevede che “commenti con insulti offensivi o diffamatori possano essere non pubblicati o cancellati dai moderatori”. Ti invito a rileggere con attenzione la mia risposta del 6 novembre.
Con rinnovata cordialità
Rossana Morriello
Cari redattori ,
Ok, avete ragione voi. Siete bravissimi e io vi chiedo scusa (già chiesto scusa al primo post di questo thread, ma repetita iuvant, si sa…).
Il disco fi Sting fa schifo (a me è piaciuto, e anche a moltissimi altri, ma questo effettivamente non significa nulla).
La recensione di The Last Ship era obiettiva e usava i toni giusti, quindi quelli che non la pensano alo stesso modo si mettano pure il cuore in pace.
Il cattivo sono stato io a usare per primo il turpiloquio (a proposito di insulti e toni leggeri e pacati, vi do atto del fatto che avete cancellato il post dove mi davate dell’ipocrita e che alla fine si chiudeva con la preoccupante domanda “lo sai cosa fanno i cinesi e i nordcoreani a quelli che scassano la minchia?”).
Prometto che non scriverò più nulla nel vostro blog. Sicuramente non più nulla di critico nei vostri confronti.
Grazie sempre per l’ospitalità .
Caro Ricardo Martillos, leggere la tua critica mi ha rattristato, per fortuna nei commenti espressi dagli altri lettori ho potuto leggere tutte le obiezioni che ti avrei posto e sono contento di questo.
Ti chiedo solo un dettaglio… a che titolo recensisci un disco ? sei un paroliere, un poeta, uno scrittore, un compositore ? hai dei titoli per farlo ? …cosa hai fatto tu per la musica, come hai imparato a commentare il lavoro degli altri, qual’è la tua esperienza ? chi sono i tuoi modelli ?
Sai, una recensione per essere utile devo provenire da una fonte “autorevole”, non basta avere qualcosa da dire e avere lo strumento per parlare per essere ascoltati.
Ciao
Caro Giorgio, a te, come ad altri non è piaciuta la recensione del nostro Martillos, nulla di male, è una fortuna che anche nella musica i gusti siano molto diversi, ed è anche bello che un disco susciti tanta passione, quello su cui non siamo d’accordo è quando tu chiedi retoricamente “a che titolo recensisci un disco?” Vorresti una patente del buon recensore? E chi dovrebbe darla? Puoi recensire solo se sei un musicista? Secondo noi il titolo e l’autorevolezza per scrivere una recensione non lo si ottiene con un sorta di patente a punti, ma lo si conquista sul campo. E sul campo il nostro sito mi pare si stia guadagnando un posto di tutto rispetto fra le numerose testate che si trovano nel web. Il sempre maggiore interesse delle etichette e dei musicisti, italiani e stranieri, che si rivolgono a noi per sottoporci i loro lavori, o il crescente numero dei contatti registrati, ma anche i commenti, favorevoli e no, che arrivano sempre più numerosi, ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta e ci impongono di impegnarci per offrire ai lettori un prodotto sempre migliore; anche le critiche più feroci ci servono a riflettere su noi stessi. Non è certo un caso che il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza ci abbia segnalato fra i migliori 15 siti musicali italiani selezionati per concorrere al premio finale; non abbiamo vinto, ma abbiamo conquistato un più che lusinghiero sesto posto, forse qualche titolo per dire la nostra in campo musicale ce lo stiamo conquistando.
Trovo immotivate le critiche mosse a Francesco: ha solo detto come la pensava! Mi sembra fra l’altro che in tanti si siano indignati per questa recensione. La cosa può far rimanere male chi l’ha scritta, ma nessuno ci può far niente: chi ama Sting e chi ha trovato bellissimo questo disco non può starsene zitto quando legge certe critiche!
E poi anch’io ho notato un astio nei confronti di Sting che sinceramente non ho capito.
Il disco non è piaciuto? Ok, ma non bolliamolo come “incosistente” o “ridicolo”, perchè proprio non lo è!!
Ricevo in regalo questa strenna natalizia, ben conscio della costante parabola discendente (ma sempre decorosa) di Sting e non affatto tacciabile di essere suo fan accanito. Metto l’oggetto nel lettore e al secondo ascolto, ben sveglio nonostante il presunto potere soporifero dell’opera, cerco in rete una recensione di quest’ultima fatica (vera e propria se è il primo disco di inediti in 10 anni). Mi imbatto in questo interessante forum, e più ascolto (sono già al terzo passaggio e le palpebre non accennano ad abbassarsi…) più mi sento di sottoscrivere quanto detto dal lettore Francesco, naturalmente al netto delle parolacce, che peraltro non ho avuto il piacere di leggere. Non è il primo esempio di stroncatura “a prescindere” dell’ultimo, penultimo e in generale recente Sting: ne ho lette di cotte e di crude sulle sue esplorazioni del barocco inglese secentesco, per non parlare delle versioni sinfoniche dei suoi vecchi successi, con o senza Police. Però questa mi ha colpito per la quasi totale assenza di riferimenti al contenuto del disco, che stride con l’abbondanza di note biografiche di dubbia utilità su questo artista, che tra l’altro come personaggio non sta simpatico neanche a me. “Ma in questo ambito è la musica che ci interessa” dice ad un certo punto il recensore, e qui chi legge si aspetta non dico una scansione del disco track-by-track, che sarebbe noiosa, ma almeno un barlume di analisi. Invece si continua a stroncare il personaggio Sting, per poi emettere la sentenza finale: che il mondo della musica non ha più bisogno di personaggi come lui. E perché mai ? Perché la sua musica non è più rock ? Bella scoperta: è dall’esordio solista del 1985 (The dream of the blue turtles) che Sting ha virato verso un genere un po’ più complesso del rock, con abbondanti e più o meno colti riferimenti al jazz, e non di rado alla musica classica (il tema di Prokofiev citato già in “Russians”). Quel che è venuto dopo, con alterni risultati, è la naturale evoluzione di questa tendenza, ivi comprese le famigerate incursioni nel pre-barocco inglese di “Songs from the labyrinth” e nella tradizione musicale popolare britannica, con aggiunta di un pizzico di Lieder di “If on a winter night…”. A 62 anni mi sembra più naturale per un artista versatile come Sting andare a ricercare le proprie radici nel folk inglese che urlare a squarciagola per l’ennesima volta “Roxaaaanneeeee…” o qualche suo eventuale surrogato attuale, che (quello sì) sarebbe davvero patetico. Tra l’altro, come qualcuno ha già messo giustamente in evidenza, c’è un’evidente linea di continuità di questo disco con “The soul cages” (1991), che considero il miglior disco solista di Sting, sia per l’ambientazione (Newcastle), le tematiche, e perfino per certi aspetti strumentali (echi di cornamuse del Northumberland, come in “Island of souls”) che si colgono fin dal primo ascolto. Quindi non mi sembra ci sia da inorridire all’ascolto di questo ultimo lavoro, che non mi esalta, ma di cui ammiro le atmosfere pacate e l’estrema raffinatezza nell’interpretazione e nella strumentazione, che compensano in gran parte un certo inevitabile calo di inventiva. Di questi tempi non è poco, come non è poco trovare un sito dove si discorre di musica. E di questo ringrazio (indirettamente) Sting
Temo di essermi divertito più a leggere questa critica che ad ascoltare il disco.
A me pare snob chi grida al capolavoro semplicemente perché si respirano atmosfere portual-folk.
A mio modesto parere siamo ai livelli della “corazzata Potemkin”.
Poi la critica è una soggettiva, non v’incazzate.
e’ la terza volta che ascolto il disco (NON sono uno sting-holic) ed i brani che sembravano un po’tutti simili si stanno “separando” uno dall’altro evidenziando brevi preziosita’ che ascolto dopo ascolto aumentano ed in proporzione aumentano la curiosita’ e voglia di riascoltare …decretare il valore di un album ….per me c’e bisogno di molto tempo ,tra un anno ,sei mesi ,due anni sapro’ dire quanto e’ rimasta’ alta o bassa la “voglia” di ascoltarlo…..quando comprai “THE LAMB LIES DOWN ON BROADWAY”…cos’e’ sta schifezza…. il giorno seguente feci 85 km per cambiare il disco ;FORTUNATAMENTE NON LO FECERO.—-RICARDO ascolta e cerca di cogliere attentamente le preziosita’ ed i raffinati passaggi di melodia e cambierai opinione — saluti a tutti alessandro
Devo dire che mi trovo concorde sull’antipatia che ormai ispira Sting. Dopo che so che per denaro (ad onta degli impegni umanitari) ha suonato per una sorella di un parente di Putin in Sardegna – tra cui figuravano tra i paperioni, anche il nostro Silvio – sono abbastanza disgustato.
Troppo pieno di sé, prossimo all’arroganza, non lo digerisco più.