Iggy and The Stooges READY TO DIE
[Uscita: 30/04/2013]
“La mia motivazione nel fare qualsiasi disco con la band a questo punto non è più personale. Sono testardo e penso che un vero fottuto gruppo può fare fottuti dischi anche quando è fottutamente vecchio. Non vanno a cazzeggiare sul palco solo per fare fottuti soldi…” . Questa fottuta recente dichiarazione di Iggy Pop può essere la fottuta chiave di volta per capire perché l’iguana continui a 66 anni (compiuti il 21 Aprile, tre giorni fa) ad incidere dischi, a suo nome e con gli Stooges, che ha voluto assolutamente riunire nel 2003: son passati quindi già dieci anni se si pensa che alcuni brani con Ron e Scott Asheton più Mike Watt erano già sull’album solista “Skull Ring” (2003). Eccolo quindi l'Iggy 2013, pronto a farsi esplodere in copertina a "Ready To Die" con una cintura di candelotti, nell'occhio del mirino, come un kamikaze.
Mentre gli shows di questi dieci anni sono sempre stati all’altezza della loro fama, soprattutto per l’incredibile forma fisica di Iggy, i suoi dischi e quelli con la band non hanno goduto di feedback molto positivi né da parte della critica né dai fans: l’artista di Detroit ha intrapreso con “Preliminaires” (2009) e “Après” (2012) un personale percorso di rivisitazione della canzone d’autore americana ed europea – soprattutto francese – del XX secolo che ha notevolmente disorientato tutti, suscitando pesanti reazioni, tali dal non saper individuare alcuni pur fascinosi episodi presenti in quei due dischi. Anche il primo lavoro in studio dei riuniti Stooges, “The Weirdness” (2007) non ha riscosso quei consensi che forse Iggy sperava, mentre con “Raw Power Live In the Hands of the Fans” uscito 2011 i nostri l’hanno fatta sporca: un live ufficiale con una qualità audio pessima, in pratica un bootleg, nel quale è presente il vecchio compagno di bagordi, il chitarrista James Williamson, che nel 2009 aveva preso il posto di Ron Asheton, purtroppo deceduto.
“Ready To Die” esce quarant’anni esatti dopo quel canto del cigno Iggy & the Stooges lussurioso e sbracato che era stato “Raw Power”, con la stessa formazione e chiare velleità di rinnovare quel suono e quell’energia: il risultato è ‘fottutamente’ buono, in brani dai titoli lapidari, Burn, Job, Gun, che affrontano a muso duro tematiche attuali e scottanti, perché rispetto al precedente “The Weirdness” tutto appare più leggero, dinamico, e nello stesso tempo sporco e ‘punk’, grazie ad una produzione azzeccata ed alle performances chitarristiche acuminate di James Williamson, che inanella una serie di riff, attacchi e soli (essenziali) baciati dal dio del punk. Ad essere parecchio rievocato è lo speed suburbano di “Kill City”, album inciso da Iggy Pop e James Williamson nel 1977: come in quel lavoro anche in Ready To Die appaiono i fiati in un paio di brani. Due le ballate lente in cui Iggy ha modo di mettere in risalto i suoi toni più caldi e profondi: molto meglio Beat That Guy di Unfriendly World, troppo svenevole. Certo è impossibile uguagliare dopo quarant’anni l’esasperazione ed il nichilismo di Raw Power, però è molto probabile che Iggy con episodi sfrontati ed oltraggiosi come DD's, Dirty Deal, Ready To Die nei quali si ripropone nel suo cotè più selvaggio ed aggressivo, riesca a riconquistare tutti quei fans, appassionati ed addetti ai lavori che l’avevano ripudiato sdegnati all’uscita di Après.
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