La Band del Brasiliano VOL. 2
[Uscita: 27/10/2017]
#consigliatodadistorsioni
Non solo musica, ma un compendio filologico che i giovani d’oggi dovrebbero ascoltare per capire la musica italiana degli anni ’60/’70 del secolo scorso e i più anzianotti per riviverla nei metodi, nelle forme e negli stilemi forse dimenticati. Mentre si è dediti all’ascolto sembra di veder spuntare da un momento all’altro una zebra a pois cavalcata da qualche pallida amante della tintarella di luna, ma non solo: brani come gli strumentali Il tema della gelosia o Giovani di nulla rievocano anche le colonne sonore dei poliziotteschi di quegli anni, il primo nella forma più lentamente noir e sofisticata del genere, mentre il secondo con la chitarra ritmica wah-wah à la Isaac Hayes (dal film "Shaft" del 1971) ricalca anche quelle musicalità d’oltreoceano riprese all’epoca dai nostri compositori più quotati di soundtracks.
Le perfette atmosfere beat/fuzz sessantine sono invece presenti in Hey ragazzo e in Eclisse twist cover di un brano di Mina presente nella colonna sonora dell’omonimo film di Michelangelo Antonioni (1962) con testo addirittura scritto da quest’ultimo. Un paio di Palme D’Oro sono da attribuirsi alla lenta e magnifica Un’ora in più, la più bella canzone che i Baustelle non hanno mai scritto, e alla trascinante cover dei New Trolls/Vanoni Ti voglio, qui riproposta fedelmente all’originale in un mix tra lounge party e colonna sonora da commedia all’italiana, così come 92° minuto che riprende alla perfezione lo stile canonico di autori quali Umiliani, Piccioni, Bacalov, Cipriani e compagnia. Un paio di strepitosi funky rhythm’n’blues così come li si sentiva all’epoca sono invece Preparati bambina e Impossibile, che non avrebbero sfigurato nei repertori rispettivamente di Nino Ferrer e Rocky Roberts (chi li ricorda?). La bellissima voce di Serena Alessandra Altavilla (che si divide il cantato con Davide Arnetoli) è simpaticamente sguaiata fino a che non diventa suadente e sensuale (Un’ ora in più), gli arrangiamenti sono superlativi e i testi sono filologicamente e splendidamente stupidotti proprio come all’epoca. Nel suo genere, un piccolo capolavoro.
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