Piuma Makes Noise PIUMA MAKES NOISE
[Uscita: 20/01/2017]
Anticipato dai singoli Hinara e Moon, l’album omonimo d’esordio della band romana Piuma Makes Noise arriva dopo sette anni di attività, e si presume quindi ben meditato. In effetti le varie influenze stratificatesi nel tempo – trip-hop, drum’n’bass, ambient e lo stesso noise – risultano ben introiettate da Denise Cash (voce), Glauco Strina (chitarra), Gianluigi Guadagno (basso) e Marco Maracci (tastiere, synth e programmazione), benché in alcuni momenti si abbia la sensazione di uno sforzo da parte loro per evitare di cadere troppo spesso in citazioni e omaggi. Come in Lullaby – vicina ai primi Radiohead – e Ginsberg (1972), che ricorda nell’incipit la dylaniana Subterranean Homesick Blues per poi stabilizzarsi apparentemente sul rap, salvo virare di nuovo in chiusura con una satura cadenza grunge. È l’unico brano il cui testo – da un poema di Ginsberg – non sia firmato dalla Cash (foto sotto a destra), autrice di tutte le altre liriche, che si occupa anche delle linee melodiche, lasciando il resto dell’arrangiamento agli altri tre musicisti.
Sugar Daddy è un’ottima opening track. La batteria di Giovanni D’Ambrosio aggiunge sound «analogico» alla line-up, che conduce con groove quest’invettiva verso un padre sconsiderato, perso in un love affair adolescenziale. Moon, primo dei due singoli, dà modo alla voce di dispiegare tutto il suo range su una base a metà fra rock e elettronica. Il brano viene riproposto poi nelle versioni Amptex Rmx e Ego Cut: forse si poteva limitarne la presenza senza fargli raggiungere la quota di un quarto delle 12 tracce totali. L’altro singolo apripista, Hinara, è un «j’accuse» antimilitarista scandito da un ritmo marziale e dalla chitarra elettrica di Strina. Ulteriore momento significativo è Good Flow Bad Flow, forse più per il testo – che si spinge a toccare il tema dell’aborto – che per la musica stessa. Bamboo Bud, anch’essa replicata in versione remix, è fra gli episodi più “black” del disco, anche grazie al sax suadente di Gianni Denitto, mentre in Mirrors (omaggio a un amico scomparso) il richiamo compositivo all’Hendrix di Castles Made Of Sand e May This Be Love è troppo evidente per non essere un tributo più o meno consapevole. In definitiva, un disco piacevole "Piuma Makes Noise", anche per un pubblico non aduso allo stile – o meglio, agli stili – proposti dai PMN, che tuttavia vengono incontro all’ascoltatore conservando essenzialità e melodia. E’ il classico caso in cui ci si attende una seconda prova, che il gruppo dichiara di voler «sfornare» al più presto, per esprimere un giudizio più ponderato.
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