Karl Marx Was a Broker MONOSCOPE
[Uscita: 29/04/2016]
#consigliatodadistorsioni
Non sappiamo se Karl Marx Was a Broker sia solo un sintagma riuscito oppure una allusione ben calibrata alla teoria del movimento del capitale finanziario elaborata dal grande filosofo tedesco. Ad ogni modo vi è una coerenza di fondo, irrilevante quanto sia cosciente, tra le note di questo potente “Monoscope” e l’automovimento quasi divino dei flussi di denaro. L’uno e l’altro giocano a nascondere i riferimenti al reale, vivono solo di strutture aeree e lasciano che ciò che si presume sia più importante di ciò che si vede. Ed esattamente come Marx guardava ammirato l’oggetto della sua analisi critica così noi ci impelaghiamo invaghiti nella melma viscosa che rappresenta il nucleo più profondo di questo bel lavoro. Il trio di Pistoia non ha bisogno di parole per raccontarci qualcosa sul mondo contemporaneo, così come Monoscope, che apre e nomina il disco, non ha bisogno delle immagini per proporre una sonorità disturbata in bianco e nero: cavalcate alla Steve Harris graffiate da una sensibilità noise molto raffinata.
Non sembrano esserci dubbi sul fatto che Karl Marx Was a Broker abbiano riprodotto sino alla smaterializzazione e alla completa assunzione i migliori Uzeda ascoltati con le orecchie di Robert Fripp. Echi gothic e dark wave risuonano in Es e la successiva Grey è una rielaborazione crossover del crossover nell’epoca della digitalizzazione.
Superego, come è evidente, dovrebbe essere il controcanto di Es ma non lascia grandi segni nella struttura psichica dell’ascoltatore.
Più intrigante invece Flat propone un ipnotismo doom per synth e perversione. Un po’ come la successiva Negentropy la quale però aggiunge anche una buona dose di nichilismo sonoro abbinato ad una ricerca forse eccessiva della melodia accattivante. Si arriva così all’Ego al riflesso per-sé del disco che in effetti è un apparato di rimozione fatto di cambi tempo e riff ostentatamente prog nel quale Karl Marx Was a Broker offrono la loro immagine pubblica molto decisa e compiaciuta. Il disco si chiude con Nord, una appendice di Ego e una direzione verso l’evoluzione di questo progetto. Non è dato sapere se ci si riferisca al freddo, ad una direzione artistica o ad una tastiera.
Ci piacciono tutte le alternative per il viaggio del power trio pistoiese che ha finalmente trovato il giusto equilibrio tra suono e teoria. Altra piacevole sorpresa nella galassia italiota in questo fervido 2016. Da segnalare il video di Monoscope e l’intuizione erotico-etica che lo sorregge.
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