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Labels: Flightless Records (Australia) Oltre i King Gizzard & The Lizard Wizard (Beyond The Gizz)

2018

logo-wave                          I N T R O

 

Il 2017 è stato l’anno dei King Gizzard & The Lizard Wizard: tre tour intercontinentali (due negli USA e uno in Europa), un tour australiano che ha portato in giro per il continente la terza edizione del Gizzfest (tra gli headliner: Kikagaku Moyo, Mild High Club, Murlocs e La Luz), cinque album realizzati in studio e apparizioni nei festival più importanti di musica indipendente di Europa ed America, comparse televisive negli Stati Uniti e in patria, successo di pubblico e di critica. Poi un tour europeo a febbraio 2018 e un tour statunitense tra maggio e giugno, con a sostegno i protetti Amyl and the Sniffers. Gli album pubblicati, non sempre ben accolti, hanno comunque mostrato il picco di creatività della band, disinibita di fronte a qualsiasi tipo di sfida musicale.

 

KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD, MA NON SOLO

 

kingDal desertico kraut-rock post-atomico di “Flying Microtonal Banana” e dall’epica narrazione space-rock di “Murder of the Universe”, passando per jazz cartoonesco di “Sketches of Brunskwick East” e per il prog-folk esoterico di “Polygondwanaland”, fino ad arrivare alla zuppa pop di “Gumboot Soup”, ognuno dei dischi ha portato avanti con coerenza un’idea musicale, mostrando percorsi inediti che i King Gizzard & The Lizard Wizard (nella foto) potrebbero imboccare in un futuro prossimo. 

- Le recensioni dei cinque dischi sono disponibili in calce a questo Speciale - Se si pensa che solo un anno prima “Nonagon Infinity” vedeva la luce parrebbe quasi che i sette con la loro dedizione siano riusciti davvero a distorcere le coordinate temporali. L’anno 2017 è stato anche quello della consacrazione della Flightless Records, l’etichetta australiana che ha supportato, prodotto e pubblicato ogni uscita dei King eric j mooreGizzard & The Lizard Wizard (tranne il primo “Willoughby’s Beach”, registrato negli studi A Secret Location e distribuito da Shock Records), gestita e fondata dal batterista della band Eric J Moore (nella foto). La label non ha pubblicato solo i cinque album dei KG ma anche cinque di altre band ed uno uscito nel 2018. Tutti segnano ritorni importanti per l’etichetta, due di questi all’esordio in long playing. Abbiamo perciò cercato di ricostruire la storia della Flightless per omaggiarne gli sforzi e per scoprire qualcosa di più sul rock alternativo australiano di questi giorni e del terzo millennio, che a Melbourne sembra aver trovato un importante punto di riferimento e nei King Gizzard dei frenetici ambasciatori. L'Australia è nazione assolutamente non nuova ad exploit di questo tipo: l'Oz Rock nei decenni passati si è qualitativamente coperto di gloria.

 

FLIGHTLESS BEGINNING (2011-2013)

 

a3529909906_16Che il successo dei KG&LW sia in parte dovuto alla completa indipendenza con cui hanno sempre svolto il loro lavoro non è certo un segreto, perlomeno per lo zoccolo duro degli ascoltatori. Il primo LP “12 Bar Bruise” (2012, nella foto) è anche la prima uscita sul catalogo Flightless, seguito sempre nel 2012 dai lavori di Murlocs e Love Migrate (foto giù a sinistra), band che vedono coinvolti alcuni membri dei KG&LW. L’obiettivo della label sembra essere stato quello di creare una scena appartenente alla città di Melbourne e dintorni, assorbendo energie musicali da quella Geelong (seconda città dello stato di Victoria, a 75 chilometri da Melbourne) casa natale Love-Migrate-_-Goodnight-Owldi alcune delle lucertole. Infatti un primo impianto del catalogo della Flightless vede coinvolti i maggior act di casa (KG&LW, Murlocs) e gruppi locali come Sagamore, Sleep Decade e i già citati Love Migrate. Nei Sagamore militano il cantante Sam Cooper (autore di un progetto insieme ad Ambrose Kenny Smith dei KG&LW e Murlocs dal nome Sambrose Automobile, con all’attivo un solo EP del 2011 registrato da Stu MacKenzie), il bassista Chris Jennings (più recentemente nella tour crew dei King Gizzard) e il chitarrista e fonico Casey Hartnett (ha registrato “Murder Of The Universe” e alcune parti di “Polygondwanaland”).

 

I Sagamore hanno nel catalogo Flightless solo due EP, “Sagamore” (nella foto) e “Longer” ed entrambi si mantengono su un dream-pop con inclinazioni soul ed r’n’b. Se i colori pastello a3554635810_16dei Sagamore portano in casa Flightless un dimesso pop nostalgico, il sentore agrodolce raggiunge la stasi con l’esordio dei Love Migrate, “Plagued Are All My Thoughts Like White Ants in the Fence”, numero 3 del catalogo, uscito nell’ottobre 2012. In questa formazione ritroviamo Casey Hartnett, Joey Walker (chitarrista nei King Gizzard) e lo stesso Eric Moore. Un altro EP verrà pubblicato nel 2015, “Shimmer Through the Night”, in linea con il cantautorato trasognato della band che a volte traghetta verso un vero e proprio drone-pop.

 

L’altro gruppo di Hartnett, gli Sleep Decade, costituisce l’ultimo tassello di questo primo periodo della Flightless con le dieci canzoni di “Into Spinning Lights” (uscito nel 2012, numero 4 del catalogo, nella foto) in cui il suono non si discosta molto dagli altri progetti: folk, pop a3328211473_16acustico, malinconia a palate, produzione hi-fi e melodie piuttosto prevedibili e soporifere. Oggi tutte e tre le band sono approdate alla Dusky Tracks, altra label indipendente di Melbourne, gestita da Lucas Skinner (bassista dei King Gizzard) e dai fratelli Kate (Rough River) e Michael (Mallee Songs). L’etichetta è sicuramente più vicina al dream-folk-pop delle band che nel 2017 hanno tutte pubblicato un seguito: per i Sagamore si tratta dell’esordio in LP, “Charlemont Reef”, per i Love Migrate “Somewhere, Over The Mangroves”, per gli Sleep Decade “Collapse”. A questi dischi si aggiungono due uscite dei Murlocs, band capitanata da Ambrose Kenny Smith (armonica e tastiere nei King Gizzard) in cui compare anche Cook Craig (chitarra a3937834400_10nei KG) al basso. Sono infatti “Teepee EP” ma soprattutto “Loopholes” (entrambi del 2012) a mettere in chiaro il garage-rock sabbioso e spigoloso dei Murlocs, forse ancora acerbo ma segnato da un grande potenziale. Se si aggiungono quattro album da parte dei King Gizzard, il quadro fino al 2014 è completo. Spartiacque sarà proprio la realizzazione in quell'anno di “I’m In Your Mind Fuzz”, che ottiene una distribuzione americana (via Castle Face Records, dal 2016 via ATO Records) e una europea (Heavenly Recordings). L’attenzione da parte della critica indipendente e il successo dell’album portano al gruppo una maggior popolarità presso i circuiti della musica alternativa che si ripercuoterà sulla label stessa, che tenderà ad espandere i propri confini geografici e musicali.

 

Ascolta   Sagamore EP 

Ascolta   Love Migrate: Plagued Are All My Thoughts Like White Ants in the Fence

Ascolta   Sleep Decade: Into Spinning Lights

 

 

FLIGHTLESS GOES AMERICA (2014-2016)

 

a2850039654_16La pubblicazione dei due ultimi lavori di Love Migrate e Sagamore, insieme alla distribuzione di “Living Large” del gruppo garage rock Living Eyes (2015, Agitated Records numero 14 del catalogo) licenzia la collaborazione tra Flightless e la scena dream pop/soul di Geelong (un ulteriore progetto, non allineato all’etichetta, è un nuovo supergruppo a nome Dreamin’ Wild, in cui compaiono Chris Jennings, Sam Cooper e Cook Craig). Fondamentale è il reclutamento dei Babe Rainbow nel roster della label, il primo gruppo a non venire né da Melbourne né da Geelong: il trio viene da Byron Bay, nel New South Wales, lontana 1500 chilometri dalla patria della Flightless. Ma forse i biondi surfisti provengono direttamente dalle assolate spiagge della California o da qualche fresco angolo della Provenza: questo è quello che viene in mente ascoltando a2600120461_16l’EP auto-titolato che i Babe Rainbow affidano alla Flightless nel luglio 2015 (foto su a sinistra). Una manciata di canzoni che sanno di flower-power, anni ’60, erba e West Coast.  Altri due sono gli esordi australiani per l’etichetta, ma si gioca in casa: da una parte il progetto solista di Cook Craig, Pipe-Eye che pubblica l’EP “Cosmic Blip”, un compendio di episodi space-pop; l’altro è l’esordio della cantautrice Leah Senior, “Summer’s On The Ground” (foto giù a sinistra) , con il suo folk gentile e bucolico tra Vashti Bunyan e Joni Mitchell. Intanto la fama dei King Gizzard, si diceva, è cresciuta fuori dall’orticello di casa e il tour australiano condiviso con i Thee Oh Sees porta i suoi frutti: John Dwyer e soci affidano la distribuzione del loro “Mutilator Defeated a1181360035_16At Last” (sempre 2015) proprio alla Flightless. A completare il roster Flightless, piombano sulla tranquilla vita di Geelong  gli ORB (tre ex-Frowning Clouds) trio heavy-metal a tinte sci-fi con un primo singolo, “Migration” che anticipa di poco l’uscita dell’’LP “Birth”. Intanto i Murlocs pubblicano un secondo album, “Young Blindness” , che ne determina lo status di band di culto tra i fan della label. 

 

Ascolta The Babe Rainbow EP 

Ascolta  Pipe-Eye: Cosmic Blip EP 

Ascolta Leah Senior: Summer’s On The Ground

 

 

L'ANNO D'ORO:  IL 2017

 

Stonefield-2018_1200x675_acf_cropped-1Nonagon Infinity” (Maggio 2016) ha sancito definitivamente il successo dei King Gizzard e ne ha rafforzato la posizione come uno dei gruppi più interessanti del panorama alternativo. Mentre il gruppo è stato impegnato a portare quel sound verso cinque diverse direzioni che di fatto non hanno lasciato alcun indizio su come evolverà il proprio suono, la Flightless si è occupata dei ritorni di Pipe Eye, Leah Senior, Babe Rainbow, Murlocs ed ORB. A dicembre un nuovo gruppo ha debuttato per l’etichetta: si tratta delle Stonefield  (nella foto qui a sinistra) con il singolo “Delusion”. La band tutta al femminile, composta dalle quattro sorelle Findlay, si posiziona negli act più tenebrosi dell’etichetta: al contrario degli ORB però, il loro hard-rock è ben incline a contaminazioni pop o glam. Il passaggio delle Stonefield alla Flightless non fa altro che ribadire l’affermazione della casa discografica in image002_80terra australiana, dove al gruppo viene riconosciuto un successo discreto di critica e pubblico (hanno pubblicato precedentemente due album, “Stonefield” e “As Above So Below”). Un’altra band ad aver fatto la sua comparsa nel catalogo Flightless è Amyl and the Sniffers, foto a destra (che come già detto ha accompagnato i KG&LW nel recente tour americano) con il singolo “Cup of Destiny”, uscito a marzo 2018. La band ha all’attivo due uscite indipendenti (“Giddy Up”, del 2016, e “Big Attraction”, del 2017) e promette un esordio ufficiale per l’etichetta, capitanata dalla cantante Amy Taylor con un incrocio tra garage-punk, noise e pub-rock.

 

logoL’offerta della Flightless Records oggi riflette l’attitudine dei KG&LW verso la musica: aperta a mille declinazioni ed entusiasta di qualsiasi genere musicale, lasciando ogni possibilità in sospeso. A differenza di altre etichette gestite da musicisti (un parallelo costante e inevitabile è offerto dalla Castle Face di John Dwyer) che arrivano a plasmare un roster ad immagine e somiglianza delle proprie inclinazioni musicali. Il criterio della Flightless sembra essere invece quello di creare un terreno comunitario, una sorta di grande famiglia da riunire al numero 253 di Lygon Street, Brunswick East, sobborgo di Melbourne, sede della Flightless, casa dei KG&LW. A questa comune di freak australiani vanno aggiunti i sempre presenti Jamie Wzdiekonski, fotografo officiale della band e Jason Galea, ormai definito l’ottavo membro dei KG&LW, artista che ha definito l’estetica ed ha accompagnato il gruppo fin dagli esordi. Non è un caso che i KG&LW abbiano voluto omaggiare l’ambiente musicale  e creativo legato a questa scena nel terzo disco del 2017, “Sketches of Brunskwick East”, come si può leggere nelle note dell’album. Le cinque uscite discografiche del 2017 che osserveremo da vicino spaziano nei generi: dal retro-pop barrettiano di Pipe-Eye al polveroso garage-rock esistenziale dei Murlocs; dal folk piovoso di Leah Senior all’hard-rock robotico degli ORB fino al funky cosmico dei Babe Rainbow.

 

 

1 - Pipe-Eye:  “LAUGH ABOUT LIFE” (21 Aprile 2017) - Pop, Folk Garage-Pop

 

pipeeyePrimo LP per il chitarrista dei King Gizzard & The Lizard Wizard Nicholas “Cook” Craig. Craig attiva il progetto Pipe-Eye con il quale aveva pubblicato l’EP “Cosmic Blip” nel settembre 2015. Le otto canzoni dell’esordio segnavano una comunanza con le uscite del gruppo madre (che nel 2015 furono il lisergico “Quarters!” e il pastorale “Paper Mâché Dream Balloon”) se non una vera e propria fusione degli elementi dei due album: brevi e compressi episodi di musica spaziale (Cosmic Blip I,II,III) e sci-fi pop stralunato (People Move Along, All That, The Way She Walks) che mostrano una notevole inclinazione per il formato canzone filtrato attraverso i mille alambicchi e le innocenti storture del freak-folk. Anche nei KG&TLW Craig dimostra un’attitudine folk-pop delicata e bambinesca (sue sono Crying, Pop in My Step, Time=Fate, Dawn To Dusk On Lygon St, Down The Sink). “Laugh About Life” si presenta come lo sforzo artistico più importante del progetto Pipe-Eye. Con le sue 13 tracce divise da cinque cappelli introduttivi (Act I,II,III,IV,V) il disco ha dei veri e propri capitoli composti da due canzoni ciascuno. Non c’è un filo narrativo ma i moods più diversi si rincorrono per tutta la tracklist: dalle giravolte acide dei singoli (Private Little Holiday, A-2648761-1472909816-4337.jpegSweets & Treats) al beat cosmico (Trust Fund Baby, Some Are Bankers, Some Are Clerks, Walk The Dog) si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad una sorta di Syd Barrett con casco spaziale e i piedi  piantati nel folk-rock (How Can I Thank You Enough?, To Agree With Someone); altri momenti vedono Craig degno erede delle ballate kinksiane (At The Garden Gate). Pipe-Eye affina il gusto per le melodie non convenzionali, arrangiamenti e stratificazioni sonore che si intrecciano fino a diventare canzoni che rimangono in bilico tra una fascinazione per il passato ma non rinunciano ad una propria moderna astrusa dimensione lo-fi. Siamo dalle parti dei Thee Oh Sees di “Castlemania” (2011) e del White Fence di “Cyclops Reap” (2013).   Voto: 7/10

 

Pipe-Eye  

Ascolta  Laugh About Life  

Guarda Sweets & Treats     Private Little Holiday    

 

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2 - Leah Senior:  “PRETTY FACES” (26 Maggio 2017) - Folk, Pop

 

leah seniorLeah Senior accoglie l’ascoltatore con una domanda: Where Have You Been?  A ben vedere, potremmo noi fare questa domanda a lei. Dov’è stata Leah Senior in questi due anni? Certamente di lei sappiamo che è maturata come compositrice e cantante dall’esordio “Summer’s On The Ground” . Molta della leggerezza del suo folk bucolico si è trasformata in forza musicale vera e propria. Ipnotica è l’esecuzione quasi sempre per sola voce e chitarra, magnetico il timbro della cantautrice di Melbourne in canzoni meditative e malinconiche a tratti vicine all’indolenza.  La musica di Leah Senior pone interrogativi ed accenna a vaghe risposte, sussurrate tra gli arpeggi ieratici (Where Have You Been Tonight, Pretty Faces, You’re Summer Rain), nelle folk-song  (Jenny, In The Night, Turn) e perfino nella magniloquente Black Limousine (dove si può sentire una band completa, in odore degli Okkervil River di “Don’t Fall In Love with Everyone You See”) si ha l’impressione di essere di fronte ad un’artista di grande spessore, che invece di indicare sicuri sentieri sonori  preferisce l’inquietudine cantautoriale, interroga se stessa sui risvolti della realtà, sui temi del passato e del presente, sui misteri della vita e dell’amore. Nel farlo Leah Senior costruisce impalcature musicali fluide, in cui strofe, ritornelli, bridge e refrain si susseguono con una naturalità sconcertante: un arpeggio porta in altri luoghi con la Leah1semplice aggiunta di un violoncello (Vince Ward), di un’armonia vocale (ai cori il fratello Andi Senior), nel finale di Black Limousine sembra di trovarsi in una jam folk-rock younghiana. La musica della Senior è un flusso di coscienza musicale che raggiunge la massima espressione in You Were Not Fit for the Day, ballata nebbiosa che si apre dimessa in ritornelli con accenni di piano per rinchiudersi nell’incedere stoico della chitarra, l’intensità della musica sembra raggiungere livelli insostenibili per poi scomparire. Su questo gioco di ombre anche All My Friends; You’re Summer Rain manda in vacanza il grigiore per sprazzi di sole, e la conclusiva Loser richiama ancora il folk-rock psichedelico di Neil Young.  Leah Senior dimostra una caratura importante, una maturità stilistica e compositiva che si nasconde tra le pieghe di una musica ammantata di malinconia. Al disco hanno partecipato anche Joey Walker (therevox) e Michael Cavanagh (batteria) dei KG&LW; nonostante una distanza considerevole tra la musica di Leah e quella dei KG&LW questa è sicuramente la pubblicazione più azzeccata del 2017.  Voto: 7.5

 

Leah Senior  

Ascolta  Pretty  Faces 

Guarda You Were Not Fit for the Day    All My Friends 

 

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3 - The Babe Rainbow:  “S/T” (2 Giugno 2017) - Folk-Rock, Pop

 

baberainbowMuovendosi considerevolmente dal raggio d’azione della Flightless si può incappare in questo curioso trio di surfisti biondissimi. Quasi controparte dei californiani Allah-Las con i quali hanno condiviso i palchi negli anni, i Babe Rainbow mostrano la stessa passione per il surf e le sonorità 60’s. Se i primi tuttavia traggono ispirazione dagli oscuri gruppi americani di garage-rock, i secondi possiedono una spiccata e melliflua sensibilità melodica che permea la manciata di canzoni contenute nell’omonimo EP d’esordio (2015), sia che si tratti di beat vero e proprio (Love Forever, Planet Junior) sia che si vada a parare in un solare sitar pop dai risvolti davvero godibili (Secret Enchanted Broccoli Forest). I Babe Rainbow approdano a Flightless trasformando il surf-folk rock nella colonna sonora di una sorta di versione spaziale de “Il Tempo delle Mele”: se in “The Babe Rainbow” l’iniziale Losing Something scalda i motori verso i CSN più zuccherini e Peace Blossom Boogy ricorda i Beatles più acidi, solo con Monky Disco si arriva ad una sorta di funk-rock lisergico e percussivo su cui si modulano immagini del più smielato french-pop (con l’hook vocale femminile, baberainbow1irresistibile: “Je suis le bel arc-en-ciel /De la mer je suis le sel/ Les animaux sont mes amis/Viens donc dormir dans mon lit”). Su questa scia si impostano parte dei brani del disco (Sunflower Sutra, il singolo John Says Stay Cool, Blue Hour, l’ipnotica Fall In Love) mentre l’altra parte vive delle atmosfere caramellose di Charms Travel, Survival in the 21st Century e Cosmic Now, del beat macchiettistico Superstition Shadow Walk mentre sul finale di Half a Kiss torna l’eco di CSN.  Se la prima porzione del disco punta su un’enfasi musicale crescente, arrivati al giro di boa questa energia si eclissa in esecuzioni sempre più deboli e sporadicamente memorabili.  Esordio che punta tutto su una scrittura e su atmosfere leggere, farcite di good vibes, pacifismo, positività, ma lavoro altalenante, spesso innocuo e poco incisivo. Se “The Babe Rainbow” fosse stato ridimensionato e presentato come un secondo EP sarebbe stato una piccola gemma pop.  Voto: 6

 

The Babe Rainbow 

Ascolta   The Babe Rainbow 

Guarda   Peace Blossom Boogy     Johny Says Stay Cool

 

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4 - The Murlocs:  “OLD LOCOMOTIVE”  (28 Luglio 2017) - Garage-Rock, Garage-Pop, Folk-Rock

 

murlocs“Old Locomotive” deve fronteggiare un confronto diretto con lo splendido “Young Blindness” uscito a marzo 2016, disco dove i Murlocs mettevano a segno la perfetta commistione tra canzone d’autore, garage-rock spigoloso e attitudine slacker onanistico-adolescenziale.  Si possono percorrere i binari arrugginiti della vecchia locomotiva incontrando uptempo gracchianti (Old Locomotive, Empty Nester), perfetti sing-along distorti (Noble Soldier, Oblivion, Daily Agony, Domino Effect), ballate soul-rock trasognate (Violent Dreams, Far From Fine, Household Hermit) e pezzi che (nei limiti del possibile) vanno “sul pesante” (Shitstorm, Snake In The Grass, Wondrous Star). Nel confronto con l’album precedente “Old Locomotive” perde in immediatezza, caratteristica che contraddistingue le canzoni di “Young Blindness”. Tuttavia il disco guadagna in maturità e spessore: la chitarra di Callum Shortal dal tradizionale suono asciutto e distorto dimostra di raggiungere maggior intensità (Snake In The Grass), senza dimenticarsi dei riff killer (Daily Agony) e osando addirittura il wah wah murlocs1(Shitstorm). Se il basso di Craig dimostra di essere ancora un collante perfetto, grazie al su e giù compulsivo sulla tastiera dello strumento, una menzione particolare spetta al batterista Matt Blach, capace di creare una base ritmica intrigante e mai invadente (Violent Dreams, Noble Soldier, Oblivion) mentre le tastiere di Tim Karmouche aggiungono una componente ‘60 che si sposa bene con la linea estetica dei Murlocs. Ambrose in qualità di leader non lascia i quattro compagni un attimo e li guida nella descrizione di improbabili figure caricaturali e fumettistiche di emarginati e spostati. Se i Murlocs dovevano dare dimostrazione della propria maturità musicale “Old Locomotive” coglie il segno; sempre che con la maturità la voglia di cazzeggiare non venga meno.  Voto: 7

 

The Murlocs  

Ascolta  Old Locomotive 

Guarda  Oblivion   Snake In The Grass 

 

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5 - Orb:  “NATURALITY”  (6 Ottobre 2017) - Hard-Rock, Prog

 

ORB1Gli ORB sono nati allo scioglimento dei Frowning Clouds, combo garage-rock che con il quarto LP “Legalize Everything” (2014) era riuscito a conquistarsi una fetta di popolarità anche fuori dall’Australia. Già un anno dopo, nel 2015, Zak Olsen (chitarra/basso/voce), Daff Gravolin (chitarra/basso) e Jamie Harmer (batteria) pubblicano a nome ORB “Womb”, una cassetta che contiene le prime registrazioni del gruppo. Su Flightless, seguiranno poi “Migration 7’’” e il primo LP “Birth”.  Per quanto spigoloso e irregolare il garage-punk dei Frowning Clouds non poteva certo accennare in alcun modo all’evoluzione sonora del trio, dato che “Birth” è un addensamento di hard rock (First and Last Men) e proto-doom (Reflection) , in cui tempeste sabbathiane (Iron Mountian) si abbattono su scenari quasi kraut (Birth of a New Moon), per esplodere in un heavy-metal onirico e inquietante (Electric Blanket).  “Naturality” ripulisce le atmosfere cupe e rimodella il doom-rock della band in otto episodi che sanno di jam hard-rock, in cui a dominare è un senso di immobilità imminente. A dispetto di quanto annunciato dal singolo You Are Right (che arriva a ricordare persino gli ORBWho), l’incedere mastodontico della band si nota dall’apertura di Hazelwart che fatica a trovare una via di fuga dal sound monolitico che si traduce in noia con A Man Made in the Sand. Buone jam hard-prog non mancano (O.R.B.,Immortal Tortoise) così come buone prestazioni melodiche (You Are Right, Mother Brain), anche se gli ORB continuano imperituri verso componimenti di lunga durata e con struttura aperta: così Flying Sorcerer risulta un episodio interlocutorio, mentre è Rainbow’s End a ricordare i territori oscuri di “Birth”.  A dispetto del titolo gli ORB non erano mai sembrati così macchinosi, impantanati in un sound che non esalta la pesantezza dell’heavy metal nè l’ecletticità delle jam, ma preferisce affogare tutto in una dimensione musicale piuttosto grigia. Si parla di un terzo album in uscita nel 2018, la speranza è che il trio di Geelong si redima. Voto: 6

 

Orb  

Ascolta  Naturality  

Ascolta  You Are Right 

Guarda  A Man In The Sand  

 

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Alla fine di questa prima tornata discografica il nostro giudizio finale generale sull'operato discografico della Flightless Records, giovanissima label australiana nata (nel) e operativa dal secondo decennio del XXI° secolo, è decisamente lusinghiero, soprattutto con riferimento all'ecletticità e alla qualità delle sue pubblicazioni. Fiduciosi, saremo molto attenti ai suoi prossimi passi.

 

Ruben Gavilli

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