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Keith Jarrett LA FENICE

19 Ottobre 2018 - ECM Records - 2 CD

jarrett 06 masotti kj (2)"La Fenice", Venezia: la prua di una gondola e i riflessi di una casa di sestiere sull’acqua di laguna. E’ la copertina dell’ultimo album di Keith Jarrett che riposava nei forzieri ECM di Manfred Eicher da una dozzina d’anni, un live di piano solo che Jarrett ha tenuto il 19 luglio 2006 al Gran Teatro La Fenice di Venezia, inserito nel Veneto Jazz Summer Festival: due set che si prestano ad un ascolto dagli esiti contrastati. Ogni nuova uscita in solo di Jarrett (l’ultima, "A Multitude of Angels", 4 CD ECM, novembre 2016) è sempre avvolta da quell’aura che distingue il pianista di Allentown (Pennsylvania, 1945) nelle sue interpretazioni dal vivo, mai ascrivibili a canoni prestabiliti: qui l’ambiente e il pubblico giocano un ruolo complementare ma decisivi per l’espressività che Jarrett riesce ad imprimere alle esecuzioni, quasi fosse un live-studio concert, dove le prime stille di note sono (quasi) sempre decisive, il prequel della creazione.

 

CD 1

jarrett 06 masotti kj (3)Il primo CD racchiude cinque parti ricche di invenzioni ed emozioni che si alternano a momenti più opachi. La Part I è l’improvvisazione più lunga (oltre 17’): sin dall’esordio Jarrett crea una tensione quasi opprimente, alla ricerca dell’emozione immediata; superati i primi 10’, la trama si raffredda in un corollario minimalista e frammentato, rimodulato nel vortice di note della Part II, quasi ad accennare un ripiegamento verso altre tracce d’ispirazione. Nella Part III Jarrett si rituffa nelle praterie sonore degli anni ‘70 e ’80 (Köln, Bremen e Bregenz) e a briglia sciolta evidenzia una cantabilità più rassicurante nella Part IV, una romanza in forma di ballad, dalla melodia ondulatoria e struggente: qui il pianista  sembra  trovare l’ancoraggio migliore per un’ispirazione che si disvela nella successiva Part V (che chiude il primo set), ricca di misurate citazioni bop, venature di blues e continui richiami alle ballads o agli standard della musica americana del ‘900.

 

CD 2

La Part VI che apre il secondo set (CD 2) è un’improvvisazione impressionista di oltre 13’ che svela un’armonia magica e statica insieme, senza slanci: uno sprazzo di poesia si avverte solo con la cantilena del pianista sulle ultime misure. Le cronache del concerto jarrett 06 masotti kjraccontano di un imprevisto occorso al pianista, non documentato dall’edizione: un improvviso crampo alla mano sinistra, l’interruzione e l’imprecazione, le scuse al pubblico, una breve ritirata e un rientro rassicurante, con l’esecuzione di The Sun Whose Rays (di Arthur S. Sullivan, tratta dall’opera comica “The Mikado” su libretto di William Gilbert) un brano classico affrescato da colori tenui. Segue Part VII che, pur nella brevità della creazione improvvisativa (5’), evidenzia una trama modulata, alla ricerca di immagini riflesse nel buio; al contrario, la Part VIII (che chiude il set) fonde blues, ragtime, boogie, gospel e richiami folk.

 

I tre encores, sono forse la parte più riuscita del concerto: My Wild Irish Rose, un traditional, già  suonato da Jarrett nello studio di casa (fine 1997, in “The Melody At Night, With You”, ECM), lo standard Stella By Starlight (mai apparso su CD in solo) e la gemma jarrett 06 masotti kj (1)finale, Blossom, un brano di Jarrett già compreso in “Belonging” inciso nel 1974 con l’european quartet (Jarrett, Jan Garbarek, Palle Danielsson e Jon Christensen). --- "La Fenice" è un album riuscito solo in parte, vi prevale l’abbellimento in luogo della bellezza: Jarrett ci aveva abituati ad altre performances (tra le altre, “Vienna Concert”, ECM 1991; “La Scala”, ECM 1995; “Rio” ECM 2011) o il successivo concerto in solo del luglio 2014 sempre al Teatro La Fenice di Venezia (e registrato da ECM), nella speranza che un giorno possa vedere la luce. 

 

                                                            

Nota:

La ECM ha pubblicato questo live in occasione dell’attribuzione a Keith Jarrett del Leone d'Oro alla carriera per la Musica Contemporanea da parte della Biennale di Venezia 2018, premio che il pianista non ha ritirato, costretto ad annullare tutti gli impegni dell’anno per motivi di salute. --- In passato il Leone d’oro alla carriera per la Musica era stato attribuito a Goffredo Petrassi (1994), Luciano Berio (1995), Friedrich Cerha (2006), Giacomo Manzoni (2007), Helmut Lachenmann (2008), György Kurtág (2009), Wolfgang jarrett 06 masotti kj (4)Rihm (2010), Peter Eötvös (2011), Pierre Boulez (2012), Sofija Gubajdulina (2013), Steve Reich (2014), Georges Aperghis (2015), Salvatore Sciarrino (2016), Tan Dun (2017). È dunque la prima volta che vince un musicista formatosi nell'ambito delle musiche afroamericane e del jazz.

 

Questa la motivazione:

“Acclamato unanimemente come uno dei più importanti pianisti nel campo dell’improvvisazione e del jazz, Keith Jarrett è un artista che si è cimentato con straordinario talento e creatività in diversi generi musicali, tra i quali la musica classica, componendo partiture raffinate e graffianti al tempo stesso. La sua sterminata discografia è la testimonianza di un’arte senza confini e di una personalità unica nel campo del jazz, il cui approccio e la cifra stilistica così personali ne fanno un maestro universale della storia della musica”.

 

Luciano Viotto

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