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16 Luglio 2017 ,

Peter Hook & The Light 8 Luglio 2017, Bisceglie (BA), Anfiteatro del Mediterraneo


543538d4-9ef8-4f96-a914-548e0a000001_500x“Ora so che cosa quelle mani avrebbero fatto

Senza guardare indietro adesso, stiamo spingendo attraverso

Cambieremo questi sentimenti, faremo gustare e vedere

Ma mai indovinare come l'avrebbe urlata”

(DREAMS NEVER END, New Order 1981)

 

 

 

Una piacevole abitudine quella dell’incontro estivo in terra pugliese con Peter Hook (ex bassista dei Joy Division). Lo scorso anno fu evento indimenticabile per via della location suggestiva (anfiteatro romano a Lecce) e per la riproposizione della discografia dei Joy Division.

Il tour di quest’anno invece celebra la raccolta “Substance”  che esce, nel 1987 a nomedownload dei New Order e nel 1988 a nome dei Joy Division con brani che attraversano la storia dei due gruppi. La band si presenta in uno scenario come sempre suggestivo: un anfiteatro costruito sul mare sulla litoranea di Bisceglie (BA). Sul palco la formazione sembra di matrice rock, ma quello che nasconde Andy Poole ha quasi dell’incredibile. Un portatile Mac ed un synth trasformeranno di lì a breve il palco in una pista da discoteca. Non poteva esserci inizio migliore con il brano “Dreams never end” dove la parte da leone l’ha fatto l’arpeggio del basso a sei corde di Peter Hook.

 

Tranne alcuni interruzioni rock (Ceremony) i brani viaggiano su matrice synth pop e alternative dance, costruiti su basi di drum machine con il batterista che suona poco quanto nulla (Paul Kehoe) e il chitarrista che si fa da parte per gli assoli di tastiere. I brani per certi versi sono risultati ripetitivi e dalla durata eccessiva (oltre i sei minuti). La raw-1-1200x675brezza marina e l’aria di festa per un week-end estivo fa sì che il pubblico sulle gradinate improvvisi passi di musica dance con sorrisi stampati sui volti. Scorrono a ritmo dance Procession, Cries & Whispears, Everything’s Gone Green, Temptation, Blue Monday, Confusion, Thieves lLke Us, The perfect kiss, Subculture, Shellshock, State of the Nation, Bizarre Love Triangle, True Faith e 1963. La scaletta del live segue quasi per intero la set-list della compilation uscita nel 1987. Questa prima parte è durata circa 90 minuti. E’ come se il pubblico fosse stato caricato di adrenalina per via delle basi dance sparate ad alto volume.

 

La seconda parte è quella relativa alla discografia dei Joy Division dove invece c’è stato trasporto, anima e corpo. Ogni nota prende, cattura e fa tornare indietro sulla breve metafora che e stata quella di Ian Curtis. Si parte con No Love Lost, Novelty, From Safety bito Where, Komakino, These Days. Warsaw è devastante, potente, ci sono tutte le gradinate che ballano. Si scende sull’arena dando non poco problemi al servizio d’ordine formato da un nutrito gruppo di addetti alla sicurezza. Qui si crea una barriera tra la band ed il pubblico. Poi il fuori programma: Peter si lancia tra il pubblico per farsi immortalare con il loro trasporto. Uno dopo l’altro i brani che hanno fatto la storia della new wave inglese: Leaders of Man, Digital, Autosuggestion, She’s Lost Control, Incubation, Dead Souls e Atmosphere. Il gran finale non poteva che essere con Love Will Tear Us Apart, con le voci  del pubblico a fare da eco pur sapendo che “l’amore ci farà a pezzi”.

 

Antonio Rotondo

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