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28 Luglio 2012 ,

Festival Beat Vol. 20 27-28-29-30 giugno – 1 luglio 2012 , Salsomaggiore Terme


FESTIVAL BEAT  VOL.20 salsomaggiore termeDal Festival Beat si ritorna sempre con una valigia carica di emozioni talmente intense che per molti giorni rimangono indistricabili. Mi ci è voluto un po' di tempo, quindi, per tentare di riaprire quella valigia e riporre in buon ordine quelle emozioni, in modo da avere il distacco necessario per descriverle e parlare dell’evento in un modo un po' più articolato di quanto avrebbe potuto essere l'immediato dopo-festival, quando l'unica cosa che si riesce a dire è ‘era tutto fantastico’. Certo, era tutto fantastico, ma vorrei provare a spiegarne le ragioni, a spiegare la magia del Festival Beat, per quanto sia possibile. Innanzitutto è l'atmosfera che si crea ad essere davvero speciale. Qualche giorno prima di partire per Salsomaggiore leggevo una dichiarazione di John “Hoppy” Hopkins, figura chiave della Swinging London, rilasciata in occasione del reading dei poeti beat “International Poetry Incarnation”, con Ginsberg, Corso, Ferlinghetti e altri, organizzato all'Albert Hall di Londra, nel 1965. Scriveva Hoppy: “Ti bastava entrare, vedevi seimila persone esattamente come te e pensavi: 'Cazzo, siamo così tanti?'. Fu un punto di svolta e ci diede un sacco di sicurezza”. E' una descrizione perfetta anche per il Festival Beat: il ritrovarsi tutti insieme, con persone provenienti da ogni angolo d’Italia e da molti paesi all'estero, che condividono i tuoi stessi interessi, la tua stessa passione, dà un sacco di sicurezza e genera un'energia positiva a lento rilascio che produce effetti benefici per molto tempo dopo.

 

IL FESTIVAL BEAT BATTLE OF THE BANDS VOL.20 - 2012

gonn massimo del pozzoL'atmosfera del Festival Beat è molto allegra e festosa ma sempre molto rilassata, senza mai nessun episodio di tensione. Poi, oltre a questo, c'è naturalmente la musica e l'abilità dell’organizzatore, Gianni Fuso Nerini, e dei suoi collaboratori di mettere in piedi un programma di concerti sempre di grande interesse, con attenzione alle tendenze attuali in ambito di beat e garage ma andando anche a ripescare quei gruppi che fanno dire quando, dopo un anno di attesa, si legge il programma: 'ma guarda, ma ci sono ancora? si sono riformati?'. Al Festival Beat, infatti, si possono spesso vedere dal vivo quei gruppi mitici provenienti direttamente dagli anni ’60 che non ci sarebbe mai aspetto di riuscire a vedere. L’organizzazione che rende tutto perfetto al Festival Beat non si vede, ma si percepisce bene che è molto grossa e che comincia ben prima del periodo del festival. Poiché non si tratta solo di organizzare dei concerti di sera nell’area predisposta appena fuori dall’abitato di Salsomaggiore, insieme al mercato vintage e all’area attrezzata per ristorante e bar, ma di disseminare per i cinque giorni del Festival eventi in tutta la città di Salsomaggiore, coinvolgendo, com’è ovvio, la città stessa e le sue autorità. I luoghi del festival sono difatti molti: alcuni bar del centro ormai diventati luoghi di ritrovo del popolo beat a qualsiasi ora, come la Pasticceria Desirée, il Caffè Fontana, il Caffè Rigoletto, poi varie piazze cittadine, il Devil’s Den Pub e la Piscina Leoni, dove è possibile rinfrescarsi dalla calura estiva con un tuffo in piscina e ballare a pochi passireverend beat-man dall’acqua con la musica dei dj internazionali che si alternano ai piatti.

 

Gli eventi che vi si svolgono sono altrettanto numerosi tra presentazioni di libri, conversazioni con gli autori e concerti. Quest’anno poi il Festival Beat si è arricchito di un luogo inedito, la Chiesa di San Vitale che la domenica mattina ha ospitato una rivisitazione della Messa dei Giovani, diventata poi “Messa Beat”, che fu eseguita per la prima volta il 27 aprile del 1966 nell’Aula Borrominiana dell’Oratorio di San Filippo Neri alla Vallicella, a Roma, con musiche ideate da Marcello Giombini, compositore già di alcune opere religiose su musiche beat, e celebrata dal padre dominicano Sinaldo Sinaldi. La messa fu un grande successo di pubblico e i gruppi coinvolti per suonarla furono i Barritas, gli Angel and the Brains e i Bumpers, che comparirono anche nel disco uscito per l’occasione su etichetta Ariel nel 1966. Nella rivisitazione di Salsomaggiore, il gruppo che ha eseguito le musiche riprese da quel disco e da altre opere successive sono stati i salernitani Tony Borlotti e i tony borlottisuoi Flauers e la scelta si è rivelata davvero perfetta per trasformare quella messa in un evento carico di grande emozione, che difficilmente potrà essere dimenticato da chi vi ha partecipato. Tony Borlotti e i suoi Flauers si sono poi esibiti nuovamente, con il loro beat allegro e danzereccio, la domenica nel tardo pomeriggio, in occasione della presentazione del libro “Al di qua, al di là del Beat” di Umberto Bultrighini, Gene Guglielmi e Claudio Scarpa, con la partecipazione dei primi due autori e del critico musicale Dario Salvatori. Poiché gli eventi durante il giorno sono dislocati in varie parti della città di Salsomaggiore, per forza di cose è necessario scegliere quali seguire e, nonostante gli oltre 30 gradi in media di temperatura quest’anno invogliassero solo al relax più totale in piscina, qualche concerto diurno sono riuscita a raggiungerlo, spostandomi con ancora addosso il costume verso gli altri luoghi. Il mio resoconto include di conseguenza solo gli eventi a cui ho partecipato.

 

VENERDI’ 29 GIUGNO

paul collins beatSono arrivata a Salsomaggiore il venerdì, dunque non ho visto i concerti dei giorni precedenti e il primo live per me è stato quello di The Twistaroos al Devil’s Den Pub, nel pomeriggio del giorno del mio arrivo. La band norvegese, che nasce dall’iniziativa di Morten Henriksen, già chitarrista e cantante del gruppo power pop Yum Yums e dei Caroline and the Treats, e  di Vibeke Saugestad - anche lei con un trascorso negli Yum Yums - propone un sound che incrocia il garage sixties e il rock’n’roll fifties. Non deludono i Twistaroos e nonostante il caldo devastante all’interno del pub, la bionda Vibeke Saugestad salta su e giù per la sala e sul palco, con un’energia invidiabile e una voce davvero stupenda che trattengono il pubblico all’interno del pub (molti ascoltano dai tavoli fuori) nonostante la temperatura sia davvero insopportabile. Dopo cena (e c’è che da quelle parti si mangia anche molto bene) ci si sposta, volendo con una comoda navetta, verso l’area live di Ponte Ghiara dove si svolgono i concerti principali.

 

Il venerdì è salita sul palco la one-man band dello svizzero Reverend Beat-Man – boss della grande label elvetica Voodoo Rhythm -  accompagnato in quest’occasione dai due figlioletti, dedito a un garage-blues sporco e minimalista, che ha fatto da intermezzo anche tra i gruppi successivi. Secondi a salire sul palco Paul Collins Beat, veterani del power pop da New York, con il loro sound morbido e avvolgente, erede diretto degli anni ’70 e dell’esperienza di Paul Collins con The Nerves. Infine, attesissimi, sono arrivati sul palco The Sorrows di the sorrows salsomaggiore terme vol.20Don Fardon, proprio quelli che negli anni ’60 raggiunsero il successo nel nostro paese, regalandoci brani diventati dei classici anche in italiano come Take A Heart/Mi si spezza il cuore, Pink Purple Yellow Red/Verde rosso giallo blu, No no no no. A Salsomaggiore li hanno eseguiti tutti anche se nella versione inglese, poiché possiamo immaginare che l’italiano lo abbiano ormai dimenticato e lo hanno fatto davanti a un pubblico entusiasta. La loro performance ha risentito un po’ forse dell’ormai scarsa dimestichezza con i palchi musicali dal punto di vista della grinta, ma la generosità con cui hanno suonato, incluso un doppio bis acclamato dal pubblico, ci hanno comunque riempito il cuore di emozioni.

 

SABATO 30 GIUGNO

La seconda sera hanno aperto il live set gli americani Gonn, leggenda del garage sixties, capitanata dall’altrettanto leggendario leader Craig Moore, attiva per un brevissimo periodo negli anni tra il 1966 e il 1968 ma per un lasso di tempo sufficiente a regalarci dei classicithe poets del suono garage come la strepitosa Blackout of Gretely. Nella formazione è comparso per l’occasione alla chitarra Massimo del Pozzo, e boss della label garage italiana Misty Lane/Teen Sound e grande amico di Moore. A seguire gli scozzesi The Poets, anch’essi attivi negli anni ’60, per gran parte del decennio, ben noti allora in Scozia e in Inghilterra dopo che Andrew Loog Oldham, manager dei Rolling Stones, li scoprì e produsse il loro primo singolo “Now We’re Thru’ / ‘There Are Some”, nel 1964. Nel 2011 i Poets si sono riuniti. Rimasti in due a causa della scomparsa degli altri membri, George Gallacher and Fraser Watson si sono esibiti sul palco del Festival Beat con una formazione di cui  faceva parte anche Lenny Helsing, chitarra e voce dei Thanes, altra band scozzese nata alla metà degli anni ’80. Tra i gruppi in programma più attesi vi erano senz’altro gli inglesi The Barracudas, band di garage-surf nata negli anni 70’ e diventata molto nota negli anni ’80 con il fiorire del neo-sixties. I Barracudas si sono esibiti sul palco the barracudasdi Salsomaggiore il sabato sera ma non sono sembrati particolarmente in forma nella loro performance dal vivo. Forse perché quando c’è grande attesa è anche più facile rimanere delusi ma i Barracudas non sono riusciti ad avere dal vivo quel suono graffiante che ha caratterizzato i loro album.

 

 

 

DOMENICA 1 LUGLIO

Ci hanno pensato gli scozzesi The Thanes di Lenny Helsing a non deludere le aspettative. La loro esibizione della domenica sera è stata  memorabile. Nella sala dell’Hotel Al Cantuccio hanno dato vita a una performance davvero bella e carica che ha fatto ballare i supersiti delle giornate di festival, nonostante il caldo del locale al chiuso (dove il concerto ha dovuto essere spostato a causa della concomitante finale degli europei di calcio), la stanchezza del lungo weekend di festa e musica e l’orario a cuithe thanes hanno cominciato il concerto per aspettare il termine dell’evento calcistico. Per chi ha potuto rimanere, poiché non condizionato dagli impegni di lavoro del giorno successivo, dopo il concerto la serata è continuata con un dj set a conclusione di una splendida edizione del festival che lascia, come sempre, i partecipanti già in attesa della prossima edizione.

 

 

Rossana Morriello

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