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12 Dicembre 2014 , , ,

David Crosby solo acoustic 10 Dicembre 2014, Como, Teatro Sociale


David Crosby Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti accoglie il 73enne Mister David Van Cortlandt Crosby in arte “solo” David Crosby. Un'icona vivente protagonista assoluta della storia del rock si è presentata al Teatro Sociale di Como senza nessuno dei suoi soliti sodali, in compagnia solo di una chitarra acustica: vuoto pneumatico, nessuna base preregistrata, di quelle che oggi usano tanto. In occasione della sua visita italiana di fine 2014, nei giorni precedenti Crosby è stato premiato con una targa 'alla carriera' dal Club Tenco, ed è apparso fugacemente alla trasmissione su Rai3 Che tempo che fa eseguendo in acustico la sola sempre magica Guinnevere. E fugacemente è stato intervistato da Fabio Fazio.

 

A Como entra lento, alto e dinoccolato sul palco. Sembra sorpreso dal lunghissimo applauso che il pubblico gli regala. Imbraccia, solissimo, la chitarra e comincia. Dopo il primo pezzo ci chiediamo se sarà mai in grado di portare a termine il secondo. Incespica nella sua voce e nella sua chitarra, si ferma, sorride, la riaccorda. La gente lo applaude intenerita dal poeta-cowboy con la faccia da vecchio oste. Ma dal secondo brano il crosbyconcerto comincia a levitare. Il suono delle sue chitarre riempiono il teatro. Crosby non canta come un cantautore o un cantastorie, lui le storie le scompone, le dilania, le maltratta. Sembra più cantare per il suo godimento che per quello del pubblico. Ricorda a tutti che quarant’anni fa girava con i suoi amici Stephen, Graham e Neilcroz con chitarre, bassi, batterie e altri strumenti musicali e che ora porta in giro solo le sue canzoni. Le regala con parsimonia, alterna i suoi capolavori a brani tratti dal suo nuovo album "Croz", uscito a fine Gennaio 2014. Una splendida The lee shore ci riporta d’un tratto 45 anni indietro, così come Triad. Poi è la volta di In my dreams del 1977. Pian piano la sua voce ha la meglio sulle sue chitarre, canta a cappella e quando comincia Dejà vu il pubblico è incantato. 

 

La interpreta con tutta l’attenzione e la cura che quel capolavoro sofisticato e contorto merita. Crosby trascina Dejà vu come un vecchio cavallo che sa di andare al macello su una strada in salita. Ora i Crosby diventano due, tre e addirittura quattro. Avvertire la crosbypresenza di Young, Stills e Nash sul palco è inevitabile. Crosby che dei quattro era quello che incarnava fisicamente il mito pacifista americano, dimostra di aver ancora fegato da vendere, nonostante da molti anni non sia più il suo. Ora tra il pubblico si intravedono bancari quasi in pensione che agitano copie di “If i could only remember my name”, quarant’anni fa sognavanoDavid Crosby i dorati tramonti della west coast, ora si accontenterebbero di un autografo. E’ Guinnevere - tratta dal primo "Crosby, Stills & Nash" del lontanissimo 1969 - nenia dal lento scorrere di note ipnotizzanti ad accompagnare verso l’epilogo il concerto. David Crosby ringrazia tutti e esce di scena, il pubblico lo richiama, lui ora è di nuovo fuori visibilmente stanco per cantare l’ultima canzone. L''encore' è a sorpresa la lunga, epica Cowboy Movie, da quell'album del 1971, seminale per tutta la west coast music, che fu il succitato If i could only remember my name. Crosby, riportano i media, non lo riprendeva dal vivo da ben trent'anni. Poi, dopo aver eseguito venti songs (in calce la setlist completa del concerto), ringrazia ancora. Saluta tutti e mimando il gesto del battito cardiaco, si tocca il cuore sotto la giacca, dopo aver toccato più volte il nostro.

 

Dario Neglia

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