Migliora leggibilitàStampa
20 Maggio 2016 , ,

Bryan Ferry 9 Maggio 2016, Helsinki (Finlandia), Casa Finlandia


ferryBryan Ferry è in giro per il mondo da oltre un anno, al contempo il 15 Aprile 2016 è uscito il suo doppio CD "Live 2015". In queste settimane, prima di tornare nel Regno Unito e poi affrontare, nella prossima estate, una nutrita serie di date negli Stati Uniti, fa alcune date nel nord Europa. Dopo Stoccolma (Svezia), questa di Helsinki è l'unica data finlandese. Il concerto si tiene nella Casa Finlandia, un auditorium progettato da Alvar Aalto e costruito sulla riva del Toolonlahti, una delle baie di Helsinki, che il turista può confondere per un lago. Preceduto da un breve, ma gradevole set della giovane artista pop svedese Nea Nelson (prossima al debutto discografico sulla media durata dell'EP), alle 20:30 in punto come da programma, la nutrita band di nove elementi prende posizione sul palco. Il disciplinato pubblico finlandese ha da pochi minuti riempito la sala quando partono le note di Avonmore, title track dell'ultima prova di Ferry che risulterà, alla fine del concerto, l'unico brano di quel disco ad essere eseguito. Il protagonista guadagna il palco con la sua consueta sicurezza, propria del grande entertainer. La voce mostra ormai qualche inevitabile scricchiolìo dovuto all'età, evidenziato anche nelle ultime prove discografiche, anche se, soprattutto man mano che scorrono i brani, l'indubbio mestiere e carisma del nostro contribuiscono a mascherare qualche défaillance.

 

liveLa formazione che accompagna Ferry è di alto livello e non perde un colpo, sia nei brani più "laccati" (tipici di quel pop sofisticato del quale, nel bene e nel male, Ferry è stato uno dei maggiori esponenti, soprattutto negli anni ‘80), sia nei frequenti ripescaggi dal repertorio dei Roxy Music, che richiedono un sound più robusto e diretto, ancorché mai sopra le righe. Dopo il brano introduttivo, si passa così, senza troppi convenevoli, a Slave To Love e Don't Stop The Dance, gli hit del suo vendutissimo album solista "Boys & Girls" del 1985. L'autenticità di quel sound è garantita anche dal corista di colore Fonzi Tornthon (unico americano della formazione), presente nei credits di infiniti dischi degli anni ‘80, oltreché in Boys & Girls e già prima in "Avalon" dei Roxy Music, vero caposaldo di quel tipo di sonorità. Sul palco troviamo anche il navigato chitarrista inglese Neil Hubbard, sulle scene dai tempi dei Bluesology con Long John Baldry e di fatto seconda chitarra dei Roxy Music del periodo Avalon. Il primo tuffo negli anni 70 viene compiuto con Ladytron, pescata direttamente dal debutto-capolavoro dei Roxy Music, con Ferry che suona anche il piano elettrico. Segue poi uno dei frammenti più intimi del concerto, con l'esecuzione di brani dal ferry WP_20160508_20_59_35_Prorepertorio di Bob Dylan, autore indubbiamente distante da Ferry, ma al cui repertorio quest'ultimo ha sempre attinto volentieri. Dopo Bob Dylan's Dream il cantante inglese rimane sul palco insieme al solo tastierista Paul Beard, per una toccante interpretazione di Don't Think Twice It's Alright. Non viene dimenticato nemmeno “Bête Noire”, discreto album che all'epoca soffrì un po' del confronto con il precedente Boys & Girls. La scelta cade sul brano che dava il titolo al disco e sull'elaborata Zamba, dalle sonorità vicine ai Roxy Music.

 

Dopo l'inconsueto recupero di Stranger Through The Years, altro brano tutto sommato minore della vecchia band (era su "Manifesto"), con il nostro di nuovo impegnato anche al piano elettrico, gran parte dei musicisti lascia il palco, con i riflettori tutti puntati sulle polistrumentiste Jorja Chalmers (sax) e Lucy Wilkins (violino). Si conclude così idealmente la prima parte del concerto, con il leader che può così recuperare un po' di bryan-ferryenergie. La band rientra al completo per tuffarsi in un'ampia sequenza di pezzi tratti da Avalon: Take A Chance With Me, While My Heart Still Beating e -la più famoso del lotto- More Than This, con un Ferry invero, quanto meno su quest'ultima, vocalmente non irreprensibile. Non manca neppure la title track di quell’album, con la voce della corista Bobbie Gordon in evidenza. Nel mezzo viene incastonata la bellissima If There Is Something, altro gradito ripescaggio dal primo album dei Roxy, che inizia con un incedere quasi countreggiante, per poi tingersi di psichedelia e infine dissolversi nel lungo assolo finale in cui si intrecciano le chitarre di Hubbard e del più giovane Jacob Quistgaard. Avanzando verso il culmine del concerto l'atmosfera si scalda sempre più, grazie anche alla scelta di concentrare in questa parte dello spettacolo svariati brani dei 5577876_origRoxy Music degli anni 70. Su invito degli stessi musicisti i presenti sugli spalti si alzano tutti in piedi e accompagnano con il battito delle mani il ritmo di Love Is The Drug. I classici si susseguono veloci ed è impossibile, anche per il compito pubblico presente alla Casa Finandia, non entusiasmarsi sin dalle prime note dell'intro di Virginia Plain, altro brano che Ferry non può esimersi dall'eseguire. Il concerto si conclude, prima degli immancabili bis, con Both Ends Burning, un altro grande pezzo della vecchia band.

 

Dopo un'altra breve pausa, i musicisti riprendono il proprio posto per il trittico di brani finale. Si riparte mantenendo alta la temperatura con la sempre trascinante Let's Stick Together, ennesima cover che Ferry ha fatto propria, facendone un grande hit da solista nel 1976, dopodiché si tira momentaneamente il freno a mano per l'immancabile omaggio a John Lennon. E' infatti il momento della famosissima versione di Jealous Guy, dalle sonorità più patinate e con l'inconfondibile fischio del protagonista nella coda strumentale. Come ultimo brano Ferry e i suoi si lanciano in Editions Of You, uno dei tanti pezzi da novanta di "For Your Pleasure", secondo album dei Roxy Music. Il concerto stavolta è giunto al termine. Bryan Ferry con le sue teatrali movenze da dandy di altri tempi concede un inchino e lascia il palco della Casa Finlandia. Mentre il pubblico finlandese lascia compostamente l'auditorium, dagli altoparlanti risuonano le note di Johnny and Mary, l'hit di Robert Palmer che il nostro ha reinterpretato su Avanomore. L'orologio segna poco più ferry IMG-20160508-WA0002delle 22:00 e a queste latitudini il tramonto non si è ancora completato. Guardiamo i riflessi del Toolonlahti e avendo in mente le note di Bryan Ferry, non può non tornare alla mente la copertina di Avalon.

 

(nella foto a destra: Bryan Ferry con il nostro inviato Filippo Tagliaferri, autore del live report)

 

Filippo Tagliaferri

Video

Inizio pagina