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23 Luglio 2020

John Scofield, Bill Stewart, Steve Swallow Swallow Tales

2020 - ECM Records
[Uscita: 12/06/2020]

Nonostante la prestigiosa carriera precedente cominciata fin dal 1969, avevamo conosciuto l’alfiere della chitarra elettrica jazz, John Scofield, nei primi anni ’80, quando operava alla corte di sua maestà Miles Davis rendendosi co-protagonista, con il suo strumento, di un terzetto di ottimi album ("Star People", "Decoy", "You’re Under Arrest") nei quali il trombettista esplorava nuove atmosfere funky, groove singhiozzanti e sterzate pop-soul. In quegli album la chitarra di Scofield era frenetica, vibrante, sferzante e quanto basta schizzata per soddisfare le elucubrazioni funky-pop-jazz del suo esigente leader, ma non è così in questo ultimo e recente album dove il chitarrista affiancato dall’ottantenne Steve Swallow al basso elettrico e da Bill Stewart alla batteria si dedica a un jazz più tradizionale e di maniera addolcendo mielosamente il timbro della sua chitarra omaggiando, a cominciare dal titolo, e proponendo proprio sue nove composizioni, il bassista Steve Swallow collaboratore e sodale di lunghissima data. Il risultato è un album piuttosto lineare e senza picchi particolarmente alti. La chitarra di Scofield suona piccoli tocchi, brevi fraseggi, ricordando più un jazz antico e un po’ freddo alla Jim Hall piuttosto che quello funkyzzato degli album con Davis o di chitarristi funky-jazz tipo Vernon Reid verso il quale Scofield sembrava particolarmente orientato. I nove brani, alcuni dei quali ormai dei classici del jazz (Eiderdown, Falling Grace, Hullo Bolinas) sono tutti molto simili e identici nella loro, piuttosto risaputa, struttura: Scofield che svisa sopra i due ritmi che in ogni brano si ritagliano rispettivamente il proprio assolo senza sorprese ed eccentricità in un mid-tempo semplice e sempre uguale dove la batteria di Stewart, soffusa e accarezzata conferma la linearità tradizionale di un’operina piacevole e a suo modo raffinata e vivace ma non esaltante che possiede una natura più da sottofondo che da ascolto approfondito. La sufficienza è obbligatoria, ma vale più per l’indiscutibile maestria dei tre protagonisti che per la reale portata dell’album. Premio alla carriera.

Voto: 6/10
Maurizio Pupi Bracali

Audio

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