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16 Ottobre 2014 , ,

Tweedy SUKIERAE

2014 - dBpm-ANTI
[Uscita: 23/09/2014]

USA                                                                                                      # Consigliato da Distorsioni

sukieraeIl 2014 è un anno importante in casa Wilco: a breve festeggeranno il ventennale della fondazione con una serie di concerti e con l’uscita del loro primo Best Of, e di un cofanetto di inediti che di sicuro rappresenta il piatto più prelibato. Ad arricchire le portate arriva “Sukierae”, il primo album della coppia formata da Jeff Tweedy e dal figlio diciottenne Spencer. Per l’occasione il padre suona da solo tutti gli strumenti e si fa accompagnare solamente da Scott McCaughey alle tastiere, da Jess Wolfe e Holly Leassig ai cori e, ovviamente, da Spencer seduto diligentemente dietro ai tamburi e fortemente determinante nella realizzazione del disco. Quando si dice destino segnato: chi segue con attenzione le vicende del gruppo di Chicago sicuramente ricorderà in “I Am Trying To break Your Heart”, il documentario sulla realizzazione dell’album spartiacque “Yankee Hotel Foxtrot”, la scena in cui il piccolo Spencer seduto sul un sedile posteriore di un auto si divertiva col padre a replicare il ritmo di Heavy Metal Drummer battendo le mani sulle ginocchia. 

 

D’altra parte con il formidabile Glenn Kotche che sovente gironzola per casa era ben difficile scegliersi una strada alternativa. Destino che però a un certo punto si era anche messo di traverso quando gli fu diagnosticata una rara malattia che spinse il padre Jeff ad iniziare una serie di house-concerts atti a raccogliere fondi destinati alla ricerca. Attività viatweedy via diventata tradizione dalle parti di Chicago nel periodo natalizio e che negli ultimi anni ha jeff tweedyassunto la dimensione di veri e propri concerti benefit. Nell’arco della sua carriera Jeff Tweedy ha spesso pubblicato brani a proprio nome e in varie occasioni sparpagliati su album tributo, compilation e colonne sonore. In tempi recenti sono imperdibili la cover di Simple Twist of Faith di Dylan, il singolo Ballad of the Opening Band per la raccolta a favore di Slim Dunlap dei Replacements e l’interpretazione del brano The Wolf is on the Hill di Beck sull’album “Beck Song Reader”, mentre altri due canzoni usciranno presto sulla colonna sonora del film “St.Vincent” con Bill Murray. Ma è setacciando adeguatamente la rete che si viene in possesso di un piccolo tesoretto composto da brani oscuri e imperdibili registrazioni dal vivo.

 

Sukierae rappresenta l’occasione per mettere un po’ d’ordine tra i numerosi demo rimasti nei cassetti, tanto che la scelta dei venti pezzi (ventuno, contando Do The Minimum sistemata sul retro del 7” di Summer Noon) è il risultato della selezione tra oltre novanta canzoni. Ispirazione ai massimi livelli e incentrata soprattutto sulla moglie Sue, figura tweedy-jeff-spencercentrale di questo album per via di ciò che le è stato diagnosticato e il risultato è, a detta dell’autore, “il tentativo di elaborare la malattia in maniera positiva”. Il giusto approccio sembra confermato anche dal divertentissimo video di Low Key, dove la coppia Tweedy immaginataJeff-Tweedy come una via di mezzo tra i Tenembaum e Buster Keaton tenta di vendere il disco porta a porta a, tra gli altri, Steve Albini, Mavis Staples, Conan O'Brien e alla famiglia Kotche. Il disco è molto lungo e le canzoni, anche quelle arrangiate in modo più semplice, svelano la loro grande bellezza solo dopo alcuni passaggi. Il motivo è semplice: Sukiarae non suona affatto come suonerebbe un disco dei Wilco. Ovviamente la scrittura di Jeff Tweedy é sempre più personale e immediatamente riconoscibile, con la differenza che nel gruppo madre a questa si somma normalmente l’estro e la tecnica mostruosa dei compagni di quell’avventura. Sukiarae è in questo termine volutamente più frenato, gli arrangiamenti sono decisamente più semplici e spartani, i suoni sono molto naturali e i volumi per nulla tirati. 

 

In questo modo l’opera guadagna in personalità per il forte senso di (altissimo) artigianato e per via di un approccio votato alla semplicità e alla disinvoltura. E’ un aspetto che non si coglie immediatamente ed è il motivo per cui le canzoni faticano un pochino prima di farsi apprezzare. Brutto handicap per gli ascoltatori abituati a correre alla velocità della luce: per loro rimane ben poco, giusto una Diamond Light Pt.1 che con un drumming piuttostotweedy ostinato getta un ponte “Kraut” tra le celeberrime Spider (Kidsmoke) e Bull Black Nova, alle quali aggiunge una inedita declinazione di dilatata psichedelia. Per quelli con meno fretta restano le altre diciannove canzoni, magari non tutte wilco-21perfettamente a fuoco, e di sicuro meno appariscenti: però dopo alcuni ascolti sarà impossibile separarsi dal bozzetto acustico di Pigeons e dalla disincantata Nobody Dies Anymore, come dalle meravigliose High As Hello, Summer Noon (quest’ultima oggetto di un video dai toni molto delicati) e Fake Fur Coat. Poi tra reminiscenze “Being There” e con la musa Dylan spesso appena dietro l’angolo si plana fino all’incantevole Where My Love, strettamente imparentata con quella Venus Stopped the Train rimasta finora nei cassetti (per chi scrive il miglior inedito dei Wilco), con la quale condivide un pianoforte fortemente drammatico e un livello di scrittura al quale si era finora librato giusto un John Lennon. 

Voto: 7.5/10
Roberto Remondino

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