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29 Ottobre 2020 ,

Hugo Race & The True Spirit Star Birth / Star Death

2020 - Helixed
[Uscita: 16/10/2020]

L’ennesimo tassello discografico del valoroso Hugo Race, col progetto True Spirit (Nico Mansy, Michelangelo Russo, Bryan Colechin, Chris Hughes) segna il ritorno a sonorità più afferenti al suo classico repertorio. Dopo l’escursione spaziale di “Gemini 4”, dove l’artista australiano esplorava con esiti notevoli i territori lunari dell’elettronica, Hugo dà alla luce "Star Birth", un album di sontuoso blues-rock con riferimenti techno dall’indubbio fascino musicale. “Star Birth”, contempla dodici frammenti dall’elevato tasso di adrenalina sanguigna. A partire dall’incipit, Can’t Make This Up, la verve di Hugo palesa il suo gran lignaggio compositivo: voce ispirata, linea di blues morbido sommossa da inserti elettrici di notevole impatto. Il retaggio ‘caveano’, d’altronde, traspare qua e là inevitabilmente, come in 2Dead2Feel, un segmento sonoro sospeso tra rock’n’roll randagio e blues desertico, con tanto di armonica a rammentarne le ascendenze e graffi di chitarra a screziare il tessuto del brano. Una ballata sul ciglio dell’abisso rappresenta, poi, Darkside, dove la voce di Hugo assurge a profondità spettrali, mentre dal taglio decisamente psichedelico rileva la linea di Embryo, per una delle tracce più riuscite dell’album. L’anima blues, col lento e ipnotico giro di chitarra a far da cornice ideale alla voce di Hugo dispiegata come un manto oscuro sull’ocra di un crepuscolo, spicca in Heavenly Bodies, quando, invece, un rock venato di sottile elettronica imbeve la cupa melodia di Only Money. Il meditativo blues melanconico di Holy Ghost, con intrecci di chitarra che si snodano in contorte spire serpentine, introduce la quieta dimensione psych-folk di Everyday, mentre la quieta linea vocale di United che si svolge in morbida spirale prelude allo spoken word iniziale di Expendable punteggiato da tocchi lievi di chitarra, prima di evolvere in una ballata per lupi solitari. Il tono più sperimentale di The Rapture e la estenuata e poetica Where Does It End suggellano un album dal pregevole valore.

Si aggiunge al progetto “in chiaro” come una sorta di lato oscuro della luna, in forma di bonus album, dal taglio elettronico con, talora, il ricorso alla tecnica del remix, “Star Death”, dove le sonorità divengono oscure dilatazioni di un Io perduto nelle contrade cosmiche del Niente. Strumentale risonanza gnostica del sacro pneuma disciolto in pulviscolo astrale, brani come Divided, Love Is The Energy, Virus Of The Mind, rimandano a sonorità elettroniche alquanto prossime a “Gemini 4”, con incursioni nei territori ignoti della galassia. Come se il cielo si fosse ex abrupto capovolto, lasciando cadere gli ultimi angeli dalle ali in fiamme, segmenti sonori quali Hungry Ghost, Only Honey, Gnosis e Spirale rivoltano il concetto stesso di suono, seppellendolo sotto fitti strati di perenne cenere cosmica.

Voto: 8/10
Rocco Sapuppo

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