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11 Settembre 2021 ,

SPANO. Spano.

2021 - Love Boat
[Uscita: 18/06/2021]

L’arte genera sempre oggetti polisemantici, entità che nascono da un’anima ma che ne assumono una propria, del tutto diversa, così come diversa è la direzione in cui vengono spinti. Dire che il progetto “SPANO.” sia il risultato della somma di due sensibilità diverse come quella di Paolo Spaccamonti e di Stefano “Fano” Roman ridurrebbe la portata di una musica che va oltre la semplice combinazione di poli opposti. “SPANO.” è qualcosa che si inscrive in un alveo del tutto diverso da quello che potrebbe essere un progetto collaterale di due musicisti. Gli otto brani nascono come creature a sé stanti, in cui gli elementi della personalità di Spaccamonti e di Fano si fondono in modo naturale ed in un’unica sostanza sonora che scorre come fluido vitale all’interno di una spina dorsale costituita da vertebre di beats e loops. Su un sostrato pulsante come un cuore sordo si avviluppa un mondo di micro-stratificazioni da cui si diparte una fitta rete di immaginifici richiami ad un’elettronica trip-hop di stampo bristoliano e che in Italia ritroviamo solo in quel capolavoro che è “CRX” dei Casino Royale (vedi Horace). Se è possibile azzardare un paragone, l’attitudine di “Spano.” condivide proprio con “CRX” la medesima modalità di sviluppo all’interno di strutture in apparenza claustrofobiche e reiterate nell’uso straniante dei campioni. L’opener omonimo Spano si muove su un arpeggio scarno con uno sfondo di inquietudine sintetica che parla di una notte andata in frantumi, Esther si inerpica su un drumming legnoso che rimanda all’oscuro decadentismo di Robert Del Naja della fase “100th Window”. A.s.e.e. presenta un ottimo lavoro di incastri tra la chitarra e le tessiture ritmiche (durante l’ascolto le sinapsi conducono ai Portishead). Crollo ha una base quasi mariachi che però diventa altro da sé, Gaetano si attesta in un territorio di post-umanesimo a metà tra i Radiohead e Kendrick Lamar, mentre la chiusura di Anaconda è pura allucinazione ipnagogica, una gabbia onirica in cui l’urlo è senza fiato. “Spano.” è la colonna sonora di una città vuota, abbandonata come un corpo senza sangue ma che nello stesso tempo crede ancora nella luce. Perché sulle macerie si può piangere, ma anche ballare.

Voto: 7.5/10
Giuseppe Rapisarda

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