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8 Luglio 2012 , ,

Ty Segall Band SLAUGHTERHOUSE

2012 - In The Red
[Uscita: 26/06/2012]

Ty Segall Band SLAUGHTERHOUSE # Consigliato da DISTORSIONI

 

Le vie del fuzz sono infinite. Non lo dice, ma lo dimostra con la sua musica il buon vecchio Ty Segall. Che sembra non essere mai pago di ciò che scrive e produce (siamo già al secondo album per quest'anno, dopo la collaborazione con White Fence, e siamo in attesa del terzo in autunno), ed eccolo lì, allora, a tirar fuori un altro moniker per dar sfogo alla sua ricchissima vena creatrice. Ty Segall Band, un nome collettivo figlio di interminabili tour (la band del nome è per l'appunto la sua live band) per dare espressione alle forme più estreme e pesanti del fuzz rock, del garage punk, del noise e dello stoner rock. Non spaventatevi, “Slaughterhouse” è un disco che è garage e lo-fi nel più profondo dell'anima, ma come dire, è come se i Nirvana o i Melvins si fossero messi a dare le loro personali interpretazione dei Nuggets! Un incontro dagli esiti imprevedibili dal quale Segall tira fuori un discone, un album con le palle quadrate! Se "Goodbye Bread"  flirtava con il pop, “Slaughterhouse” prende la strada opposta, scontrandosi a velocità assurda contro un muro di noise e lasciando con un palmo di naso tutti coloro che si aspettavano un ulteriore ammorbidimento dei toni.

 

 

Ty Segall smentisce e sorprende tutti alzando i volumi degli ampli a livelli insostenibili e pigiando forte e ripetutamente sui pedali dei distorsori: il risultato è un disco rumoroso, oscuro e pesante che centrifuga il garage rock colpendolo con sferragliate di rumore bianco (l'introduzione e la chiusura dell'opening track Death, o i 10 minuti di feeback e rumore di Fuzz War), grezzissimo e pericoloso proto-punk figlio della depravazione stoogesiana di “Raw Power” (Diddy Wah Diddy, cover di Bo Diddley, l'avevate riconosciuta?) e tira via la ruggine da un sacco di sana sporcizia rock'n'roll rimasta nel dimenticatoio per troppo tempo. Death è un epilessi convulsa di grazia (si fa per dire) garage rock e pesantezza stoner, sparate a velocità hardcore e sporcate da un violento riffare “ashetoniano”.

 

Il lupo perde il pelo ma non il vizio, ed ecco che il buon Ty tira fuori I Bought My Eyes, un classico di psichedelia 60s affogato per l'occasione sotto un mare di fuzz e violente accelerazioni punk-noise; o si diverte a sputare rock'n'roll punk e riffoni (quasi) grunge su un impianto surf pop (Tell Me What's Inside Your Heart). Poi gli si chiude la vena, e spezza a metà il disco con Wave Goodbye, pesantissima e oscura, un freddo vento sludge noise che si stempera solo un poco in un virtuosissimo assolo finale tra gli Zeppelin e gli Hawkwind. Trova anche il tempo di infilare un classicone garage lo-fi in stile Thee Oh Sees (Muscle Man), e di iniettare copiose dosi di noise e disperazione punk anni '90 (se non avete capito cosa intendo provate a rispolverare pezzi come Territorial Pissings o Tourette's, dei Nirvana) nelle braccia purulente del garage rock del nuovo millennio (la title-track e Mary Ann). Un disco davvero impressionante, questo “Slaughterhouse”, che riesce a risultare incredibilmente rumoroso e pesante ma allo stesso tempo sorprendentemente fresco e orecchiabile. Centro pieno!

Leonardo "Kaosleo" Annulli

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