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20 Ottobre 2022

Ozzy Osbourne Patient Number 9

2022 - Epic Records
[Uscita: 09/09/2022]

Si potrebbe pensare a un divertissement ascoltando “Patient Number 9”, nuovo album dell’ex frontman dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne, che, come di moda ultimamente, ci propina un disco di duetti. Già un duetto era quello di qualche tempo fa realizzato insieme a un improbabile (ma vincente radiofonicamente) Sir Elton John. Qui però la particolarità è un’altra visto che Ozzy i duetti li mette in pratica con alcuni tra i più accreditati chitarristi rock. E se il braccio destro di Osbourne, Zakk Wylde ha il privilegio di apparire, con le sue chitarre selvagge e tiratissime, in ben quattro brani di cui citiamo la gotica Evil Shuffle altri maestri della sei corde elettrica danno un contributo sostanziale a tutto l’album. Anche perché a ben vedere trattasi di canzonette ruffianissime dai ritornelli accattivanti ognuna delle quali si presta ad essere una hit radiofonica. È il caso, in particolare della title-track che vede ospite Jeff Beck, anch’egli presente in un secondo brano altrettanto orecchiabile A Thousand Shades, anche se il giudizio vale quasi per tutto l’album. E se Immortal tocca il punto più basso con un trascurabile assolo del pur bravo in altri contesti Mike McCready (Pearl Jam, Temple Of Dog, Mad Season) vi sono alcune eccellenze che impreziosiscono il tutto a cominciare da uno stupefacente Eric Clapton che pur in una banale canzonetta radiofonica quale One Of Those Days, oltre a sottolineare il cantato con svisate come ai tempi d’oro della White Room dei Cream, si prende un assolo di rara ispirazione e da incorniciare tra le cose più belle realizzate nella sua recente carriera piuttosto avara di emozioni. Come si è capito, nonostante chitarre selvagge che viaggiano a mille il rischio del Battiatiano finto rock è dietro l’angolo anche se non si nega comunque una gradevolezza di base e un piacevole ascolto. I miracoli della sala d’incisione fanno poi che la voce del settantaquattrenne cantante brilli di luce propria e non perda colpi come invece accadeva negli ultimi live dei Sabbath dove Ozzy stonava vistosamente. E Parlando di Black Sabbath ecco la ciliegina sulla torta: sono due i brani che vedono al fianco del cantante il vecchio sodale Tony Iommi e, forse condizionati per il nostro cinquantennale e indiscusso amore per i Sabs, sono i nostri due brani preferiti dove il pericolo del precipizio AOR viene spazzato via dalle distorsioni e dai riff dell’ex Sabbath che ci conduce direttamente nella “Black Sabbath Corporation” con No Escape From Now (e se suona parecchio già sentita cosa importa?). Siamo sempre dalle parti dei migliori Sabs anche in Degratation Rules dove Ozzy sfodera anche l’armonica come ai tempi d’oro di The Wizard. Il problema è anche quello che Los Angeles non è Birmingham e non deve essere facile parlare di morte, oscurità, nevrosi e malattie (lui era il paziente numero 9 del titolo) sotto il sole cocente della California, ecco quindi quel suono “americano” e commerciale che da tempo Ozzy propone anche se rivestito di hard rock. Oltre a una buona God Only Knows dove i chitarristi ospiti sono addirittura due Dave Navarro (Jane’s Addiction, Red Hot Chili Pepper) e Josh Homme (Kyuss, Queen Of The Stone Age), un altro paio di brani di stranissima fattura concludono l’album in modo particolare: Dead And Gone si discosta dal resto proponendo un impensabile, per Ozzy, suono tastieristico anni ’80 dove il nostro sembra cantare su una base dei Cure o dei Tears For Fears e il blues canonico con slide guitar e armonica registrato male e con voce lontana al pari di un demo poco riuscito. In sostanza una sufficienza piena nonostante la propensione mainstream perché la classe non è acqua e gli ottimi interventi chitarristici elevano a un rango più alto canzonette leggere ed orecchiabili da canticchiare anche sotto la doccia.

Voto: 7/10
Maurizio Pupi Bracali

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