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5 Febbraio 2020 , ,

Ludmilla Spleen Gennariello

2020 - Villa Inferno, Artista Anch'io, Neon Paralleli
[Uscita: 13/01/2020]

Ludmilla Spleen sono: Filippo Brandi, chitarra e voce, Niki Fabiano Ruggeri, batteria e voce. Amano definirsi post band di due elementi. Li avevamo già incontrati con il loro coraggioso "Acephale" (Artista Anch'io-Narvalo Suoni-Neon Paralleli-Villa Inferno Records-Astio Collettivo-Icore Produzioni, 2016) che proponeva un noise punk cantato in italiano e ne erano usciti pienamente promossi nonostante la sfida di muoversi in un campo insidioso, nel quale poche realtà nostrane sono davvero riuscite a esprimere originalità e carattere senza perdersi nella banalità del già detto o, peggio, finire per scendere a compromessi con aperture al pop melodico. "Gennariello" pone in luce alcuni elementi di novità rispetto al sopra citato lavoro precedente. È trasversale, abrasivo e non disdegna nemmeno alcuni passaggi di ricerca sonora inattesi e affatto superflui nell'essenzialità tirata di tutto il contesto. Bisognerebbe partire dai testi dei dieci pezzi proposti per arrivare al titolo. Si tratta di una dimensione di incompiutezza e abulia esistenziale che riflette un malessere dovuto principalmente a due cause principali: omologazione subdolamente indotta e degrado. Degrado inteso come impoverimento e depauperamento del circostante e dell'interiore. A questo punto entra in gioco il Gennariello pasoliniano, il ragazzo delle "Lettere Luterane" di Pier Paolo Pasolini che è una specie di summa di pedagogia  informale che il poeta pubblicò a più riprese su varie rubriche giornalistiche nel 1975. Gennariello, scugnizzo infelice e troppo assuefatto al meccanismo conformista e all'impoverimento culturale per poter reagire. Qualcosa di ferocemente attuale. Qualcosa di una lungimiranza e di un'acutezza da far correre i brividi lungo la schiena. E questo affresco post disfattista è graffiato in tutta la sua irriverenza da chitarre taglienti e incedere ridondante di batteria. Sono stratificazioni pachidermiche e vorticose che si affastellano e sprigionano tossicità. Da Rosabella che probabilmente vuole omaggiare l'Orson Welles di "Quarto Potere" con la sua prima lucida denuncia a grande schermo sulle conseguenze della comunicazione e della sua manipolazione, alla propulsiva e allucinata Le Voci Sottili. Gli episodi si rincorrono e si incastrano rappresentando metaforicamente la crescita, l'espansione e la voracità e poi lo smarrimento, la dissoluzione-disintegrazione. Hipsteria mette in atto tutti i cambi di passo con magistrale potenza evocativa. E poi c'è la vischiosa densità di My Idea Of Pulp, caracollante e degenere, decostruisce persino l'attitudine modaiola del punk ostentato come icona di ribellione e non allineamento e diventato poi -a sua volta e suo malgrado- una moda senza alternativa. Gennariello è caos incompromissorio e indomito. Punta il dito su tutto e, senza fronzoli o giri di retorica, abbatte e dissacra ogni cosa con uno spirito barricadero e rivoluzionario che non si sentiva da un bel po' di tempo.

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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