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13 Dicembre 2012 ,

Tre Allegri Ragazzi Morti NEL GIARDINO DEI FANTASMI

2012 - La Tempesta Dischi/Universal
[Uscita: 07/12/2012]

3ragazzimortiTARM by Alessandro Baronciani # Consigliato da DISTORSIONI

 

Il settimo album dei Tre Allegri Ragazzi Morti esce a distanza di due anni da “Primitivi del Dub”: una rivisitazione dub dell’album “Primitivi del Futuro”.  Per parlare dei TARM non si può non fare i conti con la storia: i ragazzi di Pordenone hanno fatto pogare, cantare e ballare generazioni di fan. Sono diciotto anni di produzione musicale in cui l’attenzione alle nuove tendenze hanno fruttato successi e la nascita dell’etichetta discografica La Tempesta, fondata dal bassista Enrico Molteni, che attualmente è un faro per la scena indipendente italiana. Se dovessimo trovare una cifra stilistica comune a questi quindici anni di carriera per i Tre Allegri Ragazzi Morti è sicuramente la forza descrittiva delle canzoni, uno dei pochi gruppi che continua a raccontare storie e delineare personaggi come se uscissero dalla matita e dai colori delle illustrazioni di Davide Toffolo.

 

Altra costante è l’orecchiabilità delle melodie vocali, dopo un paio di ascolti sei già lì a cantarle. I cambiamenti più profondi nel corso degli anni riguardano lo stile e gli arrangiamenti. Il gruppo sembra aver abbandonato quell’attitudine punk dei primi pezzi, quelli di un Toffolo che grida “Mi mancano i batteri della tua bocca” o “Francesca gli anni che ha, capisce quello che capisce”. L’anima “power pop” dei TARM viaggia verso arrangiamenti più articolati, verso una commistioni di generi ed influenze.  Con “Primitivi del Futuro” si era capito che i TARM stavano orientando la loro musica verso i ritmi in levare e suoni dub. Scelta affermata con vigore con “Primitivi del Dub”. “Nel giardino dei fantasmi” conferma questo spostamento di baricentro. Dall’introduzione si capisce la volontà di andare oltre, di unire strumenti e suggestioni diverse, la musica etnica ad esempio, che emerge nell’intro della canzone Come mi guardi tu, prima traccia dell’album. Riff e musicalità indiane, violini e ritmi celtici, cori tribali, si mescolano al delay delle chitarre e della batteria tipici del dub. Queste nuove sonorità sono ben racchiuse nel brano rilasciato prima dell’uscita dell’album La fine del giorno.

 

tarm-portraitIl basso corposo, che accompagna tutti i brani del disco, è molto diverso da quel suono sporco degli album precedenti a Primitivi del Futuro. Non mancano le chitarre distorte, come ad esempio ne La via di casa, oppure dinamiche tipiche del loro folk rock come in Bugiardo.  “Di storie come questa ne ho da raccontare” canta Toffolo nel brano Alle anime perse ed effettivamente i TARM sono un po’ dei cantastorie di favole dark. In questo brano, che si potrebbe definire una ballata reggae,  possiamo rintracciare facilmente richiami a grandi del cantautorato italiano, Dalla in primis. Lo stesso titolo dell’album ci immerge in un atmosfera da “Antologia di Spoon River”, si raccontano storie di ragazzi morti,  adolescenti senza tempo che popolano le canzoni dei TARM nel corso della loro intera carriera artistica. Così anche ne I cacciatori si narra la vicenda di un ragazzo di quindici anni morto negli anni novanta prima di sconfiggere l’adolescenza. Del resto, come loro insegnano, ogni adolescenza coincide con la guerra.

 

Accanto ad un brano come Nuovo ordine, discendenza diretta da “Primitivi del dub”, introdotto da un riff arabeggiante troviamo Bene che sia che nella struttura e nella melodia sembra quasi un canto popolare del duemila. E poi si canta ed il singolo La mia vita senza te, anche questo rilasciato prima dell’uscita dell’album, suonano ritmi in levare dub reggae. La mia vita senza te è essenzialmente un motivetto trascinante che inizia con chitarra in palm mute ed intenzione rock aprendosi di seguito in una linea ritmica ska/dub con tanto di ukulele. Mette di buone umore, così come il pezzo conclusivo del disco dal titolo Di che cosa parla veramente una canzone: un ritornello orecchiabile, una marcetta, l’utilizzo dei fiati, che mi richiama alcuni arrangiamenti dei Perturbazione. La sensazione finale è positiva, nonostante dispiaccia ai vecchi fan dei TARM l’abbandono di certe soluzioni compositive. Le canzoni sembrano fresche ed è forse questa la ragione per cui i ragazzi morti continuano da diciotto anni ad essere apprezzati e a proporre motivetti e melodie che funzionano in una formula musicale in continua evoluzione.

 

Andrea Sgobba

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