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17 Febbraio 2017

Julie's Haircut INVOCATION AND RITUAL DANCE OF MY DEMON TWIN

2017 - Rocket Recordings
[Uscita: 17/02/2017]

#consigliatodadistorsioni

 

Più di vent'anni di attività, l'esordio su disco nel 1999 con “Fever in the Funk House”, hanno portato la band emiliana a una piena maturità espressiva e artistica, come si era già magnificamente palesato nel loro precedente “Ashram Equinox” del 2013, adesso con questo “Invocation and Ritual Dance of My Demon Twin” riescono ancora una volta a superarsi, realizzando uno degli album più appassionanti e belli degli ultimi anni, e non solo per quanto riguarda le produzioni di casa nostra. Non è certo un caso che con questo loro setimo lavoro i Julie's Haircut siano entrati nel roster della prestigiosa label inglese Rocket Recordings dove raggiungono accanto a Goat, Gnod, Hills gli straordinari connazionali Lay Llamas. Rispetto al disco del 2013 qui c'è un ritorno, a dire il vero molto parziale, della voce, pare su consiglio dell'etichetta, ma si tratta di un dettaglio, talmente forte e incisiva la musica che finito di ascoltare il disco quasi non ci si ricorda della presenza in qualche brano della voce umana.

 

Come in molta musica psichedelica di oggi anche per i Julie's Haircut la matrice e l'ispirazione è la musica kraut, sposata non solo per i suoi ritmi ipnotici, ma anche per la grande libertà che offre di spaziare fra i generi e gli stili più disparati. Una libertà creativa che si respira in ogni nota di un album ricchissimo di suggestioni che rimandano ora ai Can e agli Amon Düül II, ora a Miles Davis e agli Hawkwind. Un modo di declinare la psichedelia che è insieme selvaggio e tribale, ma anche meditativo e onirico, ti stordisce amabilmente in un'avvincente trance in levare, come negli oltre undici incredibili minuti Julies_Magliocchetti003della traccia iniziale Zukunft, con Can e Terry Riley come guida, ti fa sognare lontani e misteriosi altrove come nell'ipnotica e misteriosa danza circolare Cycles, ti travolge nell'apparente caos sonoro di Gathering Light. Un album ricco e vario, Koan inizia con un drone di piano per poi snodarsi fra voci salmodianti, scampanellii, sonorità orientali, un mantra free form, dallo spirito bizzarro e anarchico che sarebbe probabilmente piaciuto a Daevid Allen, mentre con The Fire Sermons e Deluge viene fuori l'anima più fisica e tagliente del sestetto emiliano, le origini garage e showgaze riaffiorano, e soprattutto nel secondo brano citato ci si avvicina al suono dei cileni Follakzoyd. Ritmi tribali e volute spaziali ipnotizzano l'oscura trama imbastita in Salting Traces, mentre Orpheus Rising innalza atmosfere floydiane su una linea di basso ossessiva e corposa.

 

Un ruolo non secondario nell'ottima riuscita del disco lo svolge il sax di Laura Agnusdei, vero membro aggiunto, che, al contrario di quanto accade per esempio con i Black Bombaim, ha meno il compito del solista che improvvisa sulle basi ritmiche, ma partecipa in modo decisivo allo sviluppo delle melodie e delle atmosfere dei brani, feroce alla Morphine in brani come Deluge, evocativo e avvolgente come in Zukunft. In definitiva questo dei Julie's Haircut è un disco magnifico che dipana la trama psichedelica fra mantra ipnotici, improvvisazione, ritmiche ossessive, sogni onirici, misteriose oscurità, pulsioni tribali, incursioni spaziali, esplorando le potenzialità della musica e gli anfratti della coscienza.

 

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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