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17 Gennaio 2015

Unreal City IL PAESE DEL TRAMONTO

2015 - AMS Records-BTF
[Uscita: 15/01/2015]

 #Consigliato da Distorsioni

 

unreal coverNon si può certo negare che i giovanissimi Unreal City amino fare le cose in grande e lo facciano con grande sicurezza nei loro mezzi e nelle loro capacità. Tarasconi e i suoi sanno cosa vogliono e stanno tracciando nel migliore dei modi la via da percorrere. Infatti per questo atteso secondo lavoro, dopo il successo dell’esordio “La Crudeltà di Aprile” del 2013 che tanti e più che meritati apprezzamenti ha ricevuto fra gli appassionati di prog e non solo, ecco ora un’opera di dimensioni imponenti, 70 minuti, e di grande ambizione, un concept album sulla natura umana, le sue ambiguità, la sua duplice natura razionale e bestiale, il tutto trascolorato in una dimensione onirica e oscura. Il titolo potrebbe far pensare a un’allusione alla realtà italiana di oggi, ma non è tanto la realtà quotidiana che interessa alla band parmigiana, quanto una ben più complessa riflessione profondamente filosofica sull’essere umano, un viaggio nelle angosce e negli incubi, nei sensi di colpa che affiorano nei sogni di un assassino. Ma anche nelle eterne contraddizioni e doppiezze della vita che nel sogno si manifestano tortuose e tormentate «Condannato al dubbio eterno / Tra l’amore e la necrosi / Riprodursi o regredire / Il sogno non avrà mai fine.», sono i versi con cui si conclude “Il Paese del Tramonto”. Ma entrare nelle complesse tematiche dei testi richiederebbe davvero un’analisi ben più lunga di quella possibile in una recensione, tanto essi sono scritti in un linguaggio ricco di suggestioni e metafore e di citazioni, riferimenti colti, il che rientra perfettamente nella tradizione dei parolieri del prog.

 

unreal bandVeniamo quindi alla musica, chi ha già apprezzato il precedente disco, sa che gli UC si muovono nella scia del grande prog sinfonico, qui in particolare i riferimenti mi sembrano essere soprattutto il “Darwin” del BMS e i Trip, sia per le tematiche, sia per l’intreccio dei suoni delle tastiere, i Pink Floyd per l’impatto epico e lirico della musica e per lo stile della sempre più convincente chitarrista Francesca Zanetta, la cui chitarra illumina con i suoi assoli le atmosfere contorte e barocche create dalle tastiere del sempre più vulcanico Tarasconi e band come Atomic Rooster per l’aspetto dark, tenebroso che caratterizza diversi momenti. Il disco ha davvero una potenza comunicativa molto forte, la musica, ne è autore così come dei testi Emanuele Tarasconi, traccia, nelle lunghe sequenze strumentali, una vera trama narrativa, fortemente evocativa, suscita emozioni e sensazioni in un continuo alternarsi di ritmi, ottimo il lavoro della sezioneunreal band1 ritmica, e atmosfere, ora è torbida e inquieta, dipingendo scenari notturni decisamente dark, ora si libra in un lirismo di impronta romantica, ora si immalinconisce in momenti di solitaria riflessione, ora è obliqua e fortemente espressionista, non a caso un brano, Caligari, è ispirato al capolavoro di Robert Wiene. “Il Paese del Tramonto” dimostra la maturità raggiunta dalla band, i riff e i continui cambi avvengono con grande naturalezza, così come le influenze folk e i fraseggi jazzati, per esempio in Caligari e in La Meccanica dell’Ombra, si inseriscono perfettamente nel variegato impianto dell’opera. Un album che ci auguriamo non resti confinato nell’ambito degli appassionati di prog. Infine un plauso alla produzione per la nitidezza e profondità del suono, per la calda naturalezza di una registrazione tutta in analogico realizzata, come per il precedente album, presso l’Hilarystudio di Rossano “Rox” Villa di Genova

Voto: 8/10
Ignazio Gulotta

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