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Simon Balestrazzi EARLY RECORDINGS

2016 - Azoth, CD Ltd Ed
[Uscita: 27/12/2016]

#consigliatodadistorsioni

 

La strabordante creatività di Simon Balestrazzi ci ha regalato tantissime opere di notevole spessore e intensità. Una ricerca sonora che ha oltrepassato l’ambito musicale puro per spingersi ad un’analisi capillare e morfologica del suono e del processo sonoro. Recentemente, grazie alla raggiunta indipendenza in ambito produttivo, con la creazione della sua etichetta Azoth, ci si aspettava un’operazione di ripescaggio di molti dei suoi primi lavori (ricordiamo le sperimentazioni vicine alla corrente industrial con T.A.C) usciti in tiratura limitatissima e diventati introvabili ancor prima della successiva consacrazione a posteriori. Non essendo però la prevedibilità una prerogativa ascrivibile alla personalità di Balestrazzi, per le ristampe si dovrà aspettare ancora. “Early Recordings” è un regalo inatteso, prima che per i suoi estimatori, forse per lui stesso che, attraverso l’ascolto, attraverso un particolare approccio attento all’ambiente circostante, gli ha sempre permesso di farsi interprete del mutamento, dei sussurri provenienti dalle pieghe nascoste di un divenire fatto di contrasti e trasversalità. Questi nove pezzi sono quindi un riascolto che trova il vaglio di un’attenzione nuova e affinata, adattata alle nuove circostanze e sicuramente progredita ma solidamente ancorata alla qualità ricettiva. E non è quindi casuale, né ascrivibile a nessuna operazione nostalgia, il fatto che questo materiale sia stato vagliato, selezionato e riproposto. Si tratta per l’esattezza di alcuni nastri recuperati da cassette e bobine che vanno dal 1979-80 per i cinque titoli chiamati non a caso “Album Nero” e dei primissimi anni ’80 ritoccati in anni successivi per i quattro pezzi che costituiscono la sezione “Early Experiments”.

 

Prevalgono frame di registrazioni, cut up, uso pionieristico di strumentazione elettronica vintage (registratori a bobina, micorfoni, radio, un rudimentale pedale distorsore). In questi pezzi c’è una forte attitudine sperimentale e un’originalità metodologica che sicuramente non può ridursi all’influenza noise. Nel procedimento DIY e nella defettibile potenzialità dei macchinari trapela un artigianato inquieto, un disegno definito, un pensiero ambizioso progettato in ogni dettaglio. L’audacia viene premiata e il collage che ne esce ci racconta davvero moltissimo del Simon Balestrazzi che conosciamo attraverso le sue svariate evoluzioni. La sintassi compositiva è già palesemente rivolta ad una tematica chiara e del tutto personale. La trasmutazione e la distorsione della fonte sonora in Enfants Menacés e Implacabile Crivello, l’idea di continuum nel plasmare fasce sonore attraverso l’estensione/contrazione, sfruttando elementi strutturali interni alla fonte trattata. The Bird of Paradise ne è un esempio magistralmente compiuto e forse frutto di ascolti ben assimilati di musicisti contemporanei come Busoni e Stockhausen. Ma paradossalmente la poetica che offre questo disco non si riduce solo alle sorprendenti intuizioni che precorrono i tempi a venire. Ha un lirismo davvero unico nel confezionamento, nel modo in cui si scontra l’impeto sperimentale, il condimento effettistico a volte eccessivo, ma anche la frenesia, l’audacia, il bisogno di ribaltare l’ordinario proponendo una visione perfettamente strutturata. E’ intenso, ha le tinte calde del contrasto ma anche l’eleganza dinamica nella scelta degli accostamenti, nel fervore con cui si imbastiscono e si susseguono i cambi atmosferici. Il manufatto prevale sull’espediente puramente e freddamente tecnologico. Pezzi come Erased o Loplop sono concept art modulare ispirata da concretismo, rumorismo, dadaismo cacofonico, situazionismo e patafisica. Ma l’assemblaggio ha un’estetica che rifugge dagli stereotipi e inaugura una semiotica fuori dal coro, sulla scia di voci tanto defilate quanto destinate a rivelarsi influenti nonostante il climax sotterraneo che le contraddistingue, si pensi alle tape di Maurizio Bianchi, ai primi lavori di Giancarlo Toniutti o Enrico Piva-Amok, per rimanere nel nostro ambito territoriale e per entrare in un post che è davvero un “oltre”.

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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