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28 Luglio 2013 ,

Poptones BRIGHT SUNRISE

2013 - Miacameretta Records
[Uscita: 6/06/2013]

PoptonesArriva per i Poptones il loro primo disco lungo. Dico lungo con quella punta di sagacia e provocazione mischiata a tanto orgoglio e soddisfazione perché questo trio avevamo avuto l’onore e la prelazione di averlo già fatto conoscere ai nostri lettori nel presentare lo speciale sull’etichetta Miacameretta Records e perché – dopotutto - il loro modo di fare musica è tutt’altro che lungo… è immediato, irruento, abrasivo, sferzante, velocissimo, sporco e sghembo. Non a caso i precedenti lavori, piacevolissimi è dir poco, sono stati due EP: “Poptones” (2010) e “The Major Man” (2011). Fondamentalmente i Poptones non inventano nulla, se ne avvertono chiaramente le influenze punk e new garage che in quest’ultimo decennio hanno trovato miriadi di emuli e che in alcuni casi hanno pure finito per stancarci, a dirla proprio tutta. In questo caso però sentiamo di poter spezzare più lance a favore della loro causa. Perché sanno mantenere molto ben definita la loro identità e perché adattano i loro ramalama grezzi quanto ispirati ad un’attitudine che a ben pensarci è propria dei nostri confini, delle nostre frontiere. Incarnano il nostro populismo più verace così come il nostro modo di essere controcorrente. Con sarcasmo e leggerezza naif, con relativismo o inquieta rassegnazione, con rabbia e voglia di sdrammatizzare per non lasciar inaridire quegli spiragli di vitalità e sfrenata fantasia senza le quali prevarrebbe solo cupo nichilismo.

 

Ecco che allora il trio elabora una forma di revivalismo a stampo italiano e riesce a far convivere con grande equilibrio armonia melodica e scorie di impetuose, quanto raffazzonate carambole sonore in cui il vintage e il trash diventano anatemi pensati e stilisticamente calzanti. Sposano tanto il mod appartenuto agli Who che la carica e la ferocia devastante degli Stiff Little Fingers, la primordialità garage dei Troggs, il beat venato di psichedelia dei Thee oh Sees. When they close my mind si affida ad una serie di percussioni impazzite e ad un riff distorto quanto poderoso. People of the clouds unisce le sonorità più sfocate e rivestite di patina melmosa alla linea metronomica tracciata dalle pelli del buon Ettore Pistolesi. Egualmente carichi di energia ed emotività pezzi come Little Tiny HoleGive me your ass spruzzati da eclettiche e bizzarre soluzioni sonore e coretti doo wop. Contagiose e decisamente weird le soluzioni come il riverbero in Instrumental song con il suo incedere ingessato e cingolante e il boogie epilettico di Deserter Punk song. Fino alla gemma finale di You like the center che con i suoi cambi di ritmo, la splendida linea di chitarra e gli scintillanti barriti finali di sax segna il punto di rottura più eretico e irriverente ad ogni stilema, facendo emergere la grande personalità e l’inventiva di un gruppo che con grande credibilità sta dimostrando di sapersi affrancare e del quale, senza dubbio, torneremo presto a parlare.

Voto: 7/10
Romina Baldoni

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