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6 Aprile 2021 ,

Ryley Walker Course In Fable

2021 - Husky Pants Records
[Uscita: 02/04/2021]

Il trentaduenne Ryley Walker si può decisamente annoverare tra i maggiori talenti delle ultime generazioni. Dopo un paio di album validi nella scrittura ma un po' troppo debitori di maestri come Tim Buckley e Van Morrison, come “Primrose Green” (2015), ha poi raggiunto la maturità espressiva con dischi raffinati come l'ottimo “Deafman Glance” (2018). Adesso pubblica “Course In Fable”, quinto album solista, oltre a varie collaborazioni, il primo per la sua personale etichetta Husky Pants. Il disco si apre con Striking Down Your Big Premier, canzone dall'attacco prog, con chitarre stentoree e un barocco arpeggio di tastiere, per poi evolvere in una piana melodia molto West Coast, con la bella voce di Ryley a far da padrona. Gustosi gli intermezzi strumentali. Segue l'ottima Rang Dizzy, con begli arpeggi di chitarra e una malinconica partitura di archi inizialmente sullo sfondo che poi diventa protagonista. Nei tre brani successivi gli intrecci delle chitarre (Bill Mc Kay si affianca al leader) possono ricordare i magnifici Gastr del Sol, del resto Walker ha di recente suonato live con David Grubbs (una lunga improvvisazione è documentata nel disco “Fight or Flight Simulator”) e John McEntire è il produttore artistico, e l'influenza del gruppo di Louisville si sente negli stacchi e nei cambi di tempo. La lunga Pond Scum Ocean è il brano più complesso dell'album, inizia con un'introduzione strumentale con piccole percussioni, suoni straniati, chitarre acide, quindi con l'emergere del cantato diventa una ballata degna dei più validi cantautori americani degli anni '70, per poi dare nuovamente spazio a magici intrecci di chitarre. Chiude il disco Shiva With Dustpan, ballata intimista che fonde atmosfere incantate tra psichedelia e post-rock, l'influenza di Tim Buckley e David Crosby si fonde intimamente con quella di Jim O'Rourke e John McEntyre, specie nella dolce partitura d'archi, scritta da Douglas Jenkins, che fa ripensare a un altro gioiello di fusione tra generi, il poco noto debutto omonimo di Sam Prekop. Un disco che fonde senza forzature molti stili anche molto diversi tra loro, americana, prog, folk, post-rock, senza le lungaggini o gli stereotipi che a volte hanno i lavori di questo genere, ma che ci regala sette valide canzoni, probabilmente non il capolavoro di Ryley Walker, ma comunque un disco molto riuscito che ne conferma la statura artistica.

Voto: 7.5/10
Alfredo Sgarlato

Audio

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