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17 Ottobre 2017 , , ,

Robert Plant CARRY FIRE

2017 - Nonesuch Records
[Uscita: 12/10/2017]

Inghilterra

 

plant cover image1Sussurri (tanti) & grida (poche) in “Carry Fire, undicesimo e miglior atto del diseguale iter solista di un'icona del rock che con orgoglio esibisce un bel volto scolpito da splendide rughe. A livello di “Raising Sand” del 2007, condiviso con Alison Krauss. Qui tutti maschi, a parte Chrissie Hinde nell'unica cover dell'album, Bluebirds Ovet the Mountain brano del 1958 dell'oscuro cantante rockabilly Ersel Hickey, dove le voci si fondono in un inno accorato e solenne, lontano dalla versione dei solari Beach Boys. Gli altri brani tutti a firma Robert Plant e Sensational Space Shifters, versione remixata di quegli Strange Sensation con Plant dal 2001 al 2007 nonchè, nel 2014, in “Lullaby and...The Ceaseless Roar”Tutti polistrumentisti: Liam "Skin" Tyson dai Cast, mediocre gruppo Britpop, Billy Fuller e Justin Baggot, dall'area Portishead e Justin Adams, l'uomo che "dice sempre di sì" all'ibridazione culturale. Un ensemble che suona oltre 30 strumenti, dall'oud alla pedal steel, dal bendir al moog, ideale per un'avventura sonica a comune denominatore folk, che parte dal celtico di LZ III per esplorare il mondo, in più interventi in tre tracce del violoncellista albanese Redi Hasa e di  Seth Lakeman alla viola e al violino a creare un quadro raffinato e sobrio, mai massimalista.

 

Plant guarda avanti con eclettica plant image2intelligenza, e cita l'icona Stairway to Heaven solo nel titolo dell'opening track, The May Queen, dove drones sintetici sposano percussioni arabe. Evoca le nebbie natìe nella delicata melodia di Season's Song, una riflessione sulla mortalit:à "My senses have escaped me/My mind is on the run". New World è cantabile, con chitarre in evidenza, a confermare che Plant non si lancia nel futuro, come promesso prima dell'uscita dell'album, che contiene poca elettronica. Solo nel semi lounge di Kip it Hid si accendono le spie di sampler e computer. Plant è consapevole che per lui "il carnevale è finito", come afferma, con voce sensuale, nel retro pop di  Dance with you tonight. Lo prova senza pietà la sua voce, lontana da quella dell'impudico animale da palcoscenico anni ‘70, ma sempre affascinante, fumosa e roca a tratti, sussurrata e trattenuta, ma espressiva ed emozionante. Qualche urlo bonsai, altra autocitazione, come plant image3in Bones of Saints, a richiamare una lontana Immigrant Song.

Canta per lo più d'amore, come nella danza del ventre della title track: “I carry fire for you/ Here in my naked hands/ I bare my heart to you”, ma i 3 anni trascorsi in Texas lo hanno influenzato arricchendolo culturalmente, portandolo a prendere posizione con testi di impegno politico e sociale. Quasi protest songs: in Bones of Saints si chiede “Who buys the bullets? Who sells the guns?”; in  Carving Up the World Again … A Wall and Not a Fence, song dal titolo autoesplicatico ed intessuta di percussioni native americans, dove tuona contro “Emperors and sultans, kings and presidents/ Dictators and ambassadors engaged in our defense”. Un album non solo per nostalgici! 

 

Voto: 7,5/10
Paolo Rolando Perino

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