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16 Marzo 2018 , , ,

Titus Andronicus A PRODUCTIVE COUGH

2018 - Merge Records
[Uscita: 2/03/2018]

Stati Uniti

 

Titus Andronicus” è il titolo della brutale prima tragedia di William Shakespeare nella quale si ritrovano tutti i temi che andranno a confluire nelle opere maggiori del maestro elisabettiano. Ma Titus Andronicus è anche il nome di una band del New Jersey attiva dal 2005 e che con il dramma shakespiriano sembra avere in comune una certa virtualità orizzontale, vale a dire la capacità di generare da sé le sue mutazioni. A partire dal prodigioso “The Monitor” passando per “The Most Lamentable Tragedy”, Titus Andronicus ha introiettato i tratti di Patrick Stickles, demiurgo della band, un artista newyorchese piuttosto riottoso alla consueta pratica di etichettatura critico-musicale. Adottando un punto di vista classicamente rock, quasi folk, Titus Andronicus nel nuovo lavoro “A Productive Cough” propone una rivoluzione conservatrice piuttosto ambiziosa negli atteggiamenti magniloquenti che tuttavia non riescono a produrre esiti all’altezza della pompa esibita. Un disco pieno di illusioni perdute, una modernissima epopea alla Balzac che non lesina momenti alti come nella promettentissima apertura di Number One (In New York) nella quale l’eredità novecentesca è giocata su screziature melodrammatiche. L’entusiasmo si spegne rapidamente addentrandosi nel lavoro lasciando l’ascoltatore con le pive nel sacco tra le lungaggini south rock di Home Alone e la fusion soul/punk di Above the Bodega (Local Business)

 

La rincorsa alla riscrittura in chiave modernista della tradizione prosegue con la stucchevole cover di Like A Rolling Stone riproposta in chiave soggettiva sin dal titolo (I’m Like A Rolling Stone). L’operazione non riesce un po’ perché la soggettività contemporanea più che rotolare stagna; un po’ perché le contraddizioni denunciate sono più annunciate che suonate. La rincorsa al passato potrà anche essere un genere letterario à la page, ma sul disco di Titus Andronicus suona veramente stonata soprattutto se paragonata alla prosopopea enorme che precede ogni gesto musicale. Non ci è estranea la retorica, spesso 1200x630srproduttiva, del kitsch, ma la penna di Strickles tende spesso a sopravvalutare la portata intellettuale di alcune trovate stritolate nelle spire di riff grossolani e inconcludenti. A sentire la chiusura quasi-popolare di Mass Transit Madness verrebbe da pensare che “A Poductive Cough” sia stato pensato come un’opera d’insieme, un lamento collettivo, una specie di Malavoglia dei nostri tempi in cui Patron Ntoni una volta perso il carico di lupini per consolarsi si accende uno spinello. Non sappiamo quale sia l’altezza dei nostri miseri tempi, ma la retorica di Titus Andronicus neanche li sfiora attestandosi su un livello di piacevolezza che si vorrebbe corale risultando invece solo generico.

Voto: 6/10
Luca Gori

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