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10 Giugno 2013 , ,

Labels: Teen Sound Records 2013 The Vice, The Thunderbeats, The Electric Shields

2013 - Teen Sound Records

the thunderbeatsTHE VICE EP “The Vice” - Vinyl

THE  THUNDERBEATS: “The Thunderbeats” - Vinyl

THE ELECTRIC SHIELDS: “Save Our Souls” - CD

 

 

Eccoci nuovamente a parlare dell’ottima Teen Sound Records di Massimo del Pozzo ed Alessandra Monoriti - che cura ormai a tempo pieno e magnificamente gli Artworks, Illustration & Graphic dell’etichetta romana - dopo il nostro speciale 2012 pubblicato nel luglio dell’anno scorso, focalizzato su una ricca tornata internazionale di pubblicazioni che comprendeva THE CHEEKS: "Feathered Tigers In A Magic Zoo" LP (Germania), DC FONTANA: "La Contessa" LP (Europa), THE ELECTRIC FLASHBACKS: “The Lovely Art  Of Electronics” CD e I GANZI/I RIVIERA 45 Split: “L’altro ieri/Nessuno ti ama” (Italia). In questo speciale sull'etichetta ci occuperemo delle tre nuove uscite relative al primo semestre del 2013. Le maggiori attrattive della label Misty Lane/Teen Sound di Massimo del Pozzo - che si distingue da sempre anche perché distributrice di etichette indipendenti di nicchia - sono sempre state, e lo sono a tutt’oggi  a quasi 25 anni dalla sua nascita (1989): 1) la varietà musicale dell’offerta, spaziando dal sixties garage  al freakbeat, dal beat  alla mod music, dal R’n’R al northern soul, sino alla lounge music, al  powerpop, the viceed al funky --- 2) il cosmopolitismo culturale e musicale delle proposte, conditio sine qua non per qualsiasi etichetta moderna che intenda mettere il naso nelle scene internazionali; cosa non facile, se si pensa che solo adesso, soprattutto per quanto riguarda i paesi dell’Europa dell’Est,  è in atto un difficile disgelo culturale (in alcuni casi ferocemente avversato)  in cui il rock in tutte le sue differenti declinazioni ha un ruolo di primo piano, basti pensare alle recenti incredibili vicende che hanno coinvolto in Russia le ragazze punk delle Pussy Riot ed a movimenti culturali dissidenti come Voina e Femen. Allargato poi a paesi ancora fondamentalisti come l’Iran, l’Afghanistan, l’Iraq il discorso assume connotati drammatici e paradossali, ma è esattamente da questi paesi che dobbiamo aspettarci in futuro molte sorprese musicali, ora in incubazione forzata nell’underground più totale. E' decisamente auspicabile comunque che la Teen Records continui a scavare per il momento in direzione Europa dell'Est.

 

DALLA RUSSIA CON AMORE: THE VICE, THE THUNDERBEATS

 

The-Vice-The-Vice-EPE’ proprio nelle sconfinate lande russe che questa volta coraggiosamente la Teen Sound approda con ben due uscite: un EP con quattro songs di THE VICE dal titolo omonimo ed un album - sempre omonimo - di THE THUNDERBEATS con dodici songs.  I Vice, che contano sul songwriting di Serge Kandaline (bass & vocals) e Anton Usanov (guitar & vocals)  ci propongono un agile ed a tratti ingenuo (Kiss Goodbye, Merry-Go-Round)  ma piacevole power-pop,  che trova la sua ragion d’essere nelle trame chitarristiche di Usanov e di Stanlee Dro e negli intrecci vocali di tre quarti della band. Singing Around e Rain Came Down nonostante un impianto easy suonano malinconiche ed uggiose, e probabilmente non può che suonare così un power-pop  (sottogenere anglo-americano per antonomasia, sbocciato tra l’altro al sole californiano)  trapiantato e cresciuto in contrade così gelide. Ad ogni modo l’EP ha un suo fascino particolare e fa ben sperare per un lavoro più articolato. Rimanendo in Russia, la vera sorpresa arriva dall’album dai moscoviti Thunderbeats, che in un primo momento si sarebbe dovuto chiamare “66”. Scorrendo le note della back cover si apprende che sin dal 1995 a Mosca è attiva una folta scena di sixties revival bands tra cui The Mods, The Rogers, Dans Rumblers, The Stone Shades, The Crushers, The Sticky Fingers, Tom and The Phantoms, dalle cui vicende ha avuto origine l’assetto odierno dei Thunderbeats. E non deve essere tanto facile in quel della capitale sovietica registrare thunderbeatsun album come questo in uno studio di registrazione decente, visto che nelle stesse note sono narrate le vicissitudini capitate ai quattro musicisti prima di riuscire a portarlo a termine. A guidare la band è Alexey Cherniayev, chitarrista, lead vocal, armonicista, autore di tutto il materiale e vera mente dei Thunderbeats, che sfoggiano davvero alla grandissima in questi dodici brani tutte le caratteristiche salienti di un’aggressiva e moderna sixties-garage band, ignorandone  la terra di provenienza potremmo connotarla inglese, o degli States, o nord europea: un combo organ (Pavel Orlov)  cromaticamente splendido sempre presente, vera spina dorsale del sound generale,  una chitarra solista/ritmica (Alexey Cherniayev) cattiva, a tratti devastante e carica di fuzz (I’ll say hello, Move on alone), una sezione ritmica (Oleg Peskow, drums – Vadim Markov, bass guitar) funzionale e dinamica; da segnalare il penetrante ed ipnotico lavoro al basso di Markow nell’ipnotica lenta Can’t stop raining, sorta di beatlesiana Rain aggiornata a stilemi garage. Il tutto reso ancor più selvaggio da un cantante sporco e dall’approccio decisamente punk (Confusion), dai toni nasali e biascicati ereditati da santoni  garage del passato quali Shelley Ganz e Sky Saxon. Ma più che l’influenza degli Unclaimed (lapalissiana in Let thunderbeatsme go e People may say, quasi cinque minuti che offrono una stupenda coda strumentale quasi improvvisata in studio) la band russa mostra chiaramente di aver elaborato quella dei Seeds (I’ll say hello, I wanna take you down, marchiata da un singolare e folle riff tastieristico) che aleggia diffusamente in una buona parte dell'album. Ma i Thunderbeats riescono anche ad imbastire una mesmerica ballata sopraffina come Something inside me, che riporta alla mente tante cose, a rievocare in Sing to me l’acre dolcezza del songwriting di certi Troggs, a servire del blues deviato (Airplane Woman Blues), ed a sconfinare in una stranita e sfumata psichedelia quale quella di Rag and bone man, nel cui finale il batterista Oleg Peskow imbastisce una soffice performance in solitario. Beh, se non si è ancora capito nonostante il nostro impegno, questo è in assoluto uno dei migliori lavori garage targati Teen Sound degli ultimi tempi, e stupisce davvero che sia stato concepito in Russia.

 

THE ELECTRIC SHIELDS

 

the electric shieldsQuesta tornata Teen Sound Records si conclude con un altro lavoro notevole, “Save our souls”, della band trentina THE ELECTRIC SHIELDS: Stefano Boschin (vocals & guitar), Daniele Morello (lead guitar), Paolo Pulita (drums) e Alberto Zandonati (bass) sono l’ennesima cartina al tornasole di come ormai in Italia da tempo si faccia dell’ottimo vigoroso rock garage - e lo diciamo a costo di sembrare sciovinisti – con i piedi ben piantati nelle radici ma dalle sonorità fresche e moderne. 10 brani autografi, con l’eccezione dell’oscura strepitosa cover Save my soul (The Wimple Winch), dal piglio maturo e vibrante invischiato con il Rhythm & Blues (All i ever wanted, I’m tryin’), il Blues ed il Soul (I don’t wanna know), determinato soprattutto dalla chitarra hendrixiana prepotente e sanguigna di Daniele Merello e dalla voce graffiante e densa di feeling di Stefano Boschin, che non può non ricordarci  in troppe occasioni (Good and bad, I’m tryin’, Stomp!) quella virile e selvaggia del mai troppo lodato John Kay, front-man dei leggendari Steppenwolf. Nella triade di brani iniziale poi, quella con la brava Fay Hallam all’hammond organ, il sound caldo ed appassionato degli Electric Shields a noi ha ricordato tantissimo le pagine migliori electricshieldsproprio della suddetta band canadese, e questo crediamo vada a favore della credibilità della band trentina. She è una suadente ballata lenta con in bella mostra  un wah-wah in odor di psichedelia, mentre in quella hard di In a shell  i nostri appaiono quasi fratelli di sangue dei formidabili danesi Baby Woodrose. A sigillare questo splendido lavoro la oscura, minacciosa The Hex, quasi quattro minuti dove emerge il lato più torbidamente psichedelico degli Electric Shields.

Max, che dirti: hai fatto centro pieno un'altra volta!

Pasquale Wally Boffoli

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