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1 Agosto 2016 ,

Jazz-Rock: A Story, Sesta Parte S.Clarke, G.Duke, B.Cobham, L.Coryell

2016

                                                     I N T R O

 

Con la puntata precedente abbiamo pagato il giusto tributo a musicisti e gruppi che hanno dato inizio al fenomeno jazz-rock. Adesso seguiamo il filo che lega un po' tutta quella generazione di artisti, seguendo le propaggini delle bands che avevano accompagnato Miles Davis e gli altri nei seminali lavori che abbiamo raccontato nei capitoli precedenti, esaminando la produzione solista di quegli strumentisti.

 

STANLEY CLARKE

 

clarkeil_570xN.750351851_rkqaStanley Clarke, bassista, tecnicamente un mostro, grande “slappatore”, la cui vena compositiva, purtroppo, non è mai stata grandiosa. La sua produzione discografica, dopo le eccellenze raggiunte con i Return To Forever di Chick Corea, non brilla, anche se alcuni album sono piacevoli, in particolare il secondo, omonimo "Stanley Clarke" (1974) dal quale vi proponiamo Vulcan Princess/Yesterday PrincessJourney To Love (1975) e School Days” (1976). Il bassista si circonda, tra l'altro, di musicisti alla sua altezza, molti dei quali abbiamo già conosciuto (John McLaughlin, George Duke, Steve Gadd, Lew Soloff, trombonista dei Blood, Sweat & Tears, addirittura Chick Corea stesso, in alcuni pezzi). Dall'album Journey To Love vi propongo Silly Putty, all'epoca una specie di “hit single”, che ci dimostra praticamente quanto il buon Stan padroneggiasse lo strumento.

 

GEORGE DUKE

 

Tra i musicisti che citavamo sopra, un personaggio interessante è George Duke, tastierista che ha messo lo zampino in diversi album del sommo Frank Zappa, ma ha collaborato anche con jazzisti di assoluto livello, come Cannonball Adderley e Don Ellis, e ha navigato alla grande per tutti i mari di quello che, da jazz-rock, si stava trasformando in george_duke-from_me_to_you-front“fusion”. Un comprimario, forse, ma di extralusso, i cui lavori solisti non sono sempre all'altezza delle tante collaborazioni, ma che ci regala un suono piuttosto “soul”, utilizzando spesso il cantato. Dal suo From Me To You, album del 1977 ecco un esempio di quanto dicevamo, Scuse Me Miss, piuttosto saltellante e danzereccia e Carry On, con coretti alla Earth Wind & Fire annessi. Per qualcosa di più “jazzoso” dobbiamo vederlo in coppia con un altro degli “eroi” di quel periodo, il velocissimo batterista Billy Cobham, che abbiamo spesso nominato nelle puntate precedenti, visto che ha picchiato sui tamburi in dozzine di dischi... Eccoli quindi ritratti in un filmato durante un festival di Montreux, in un pezzo chiamato Rush Hour,  in cui ambedue dimostrano cosa sanno fare.

 

BILLY COBHAM

 

cover_39268182010Visto che lo abbiamo evocato, occupiamoci di Billy Cobham, panamense, classe '44, senz'altro un virtuoso del suo strumento, magari un po' debordante, come capita a volte ai virtuosi. Comunque sia, per lui parlano le innumerevoli collaborazioni di cui si può fregiare: Horace Silver, Quincy Jones, Sonny Rollins, Ron Carter, Brecker Bros, Mahavishnu Orchestra, Miles Davis, Carlos Santana, George Duke (ovviamente). E potremmo continuare ancora, ma ci fermiamo per segnalarvi i suoi due capolavori solisti: Spectrum (1973) e “Crosswinds” (1974), che sono anche i primi della sua produzione. Si tratta del vertice creativo del musicista, che poi ha proseguito a produrre album con alterni risultati Billy Cobham at Kongesberg Jazz Festival, 1974e cadenza piuttosto regolare fino ai giorni nostri. In ambedue i dischi Billy Cobham (foto a destra, nel 1974) si fa aiutare da colleghi di provata fama. In particolare, in Spectrum la formazione comprende Ron Carter e Lee Sklar al basso, rispettivamente acustico ed elettrico, Jan Hammer alle tastiere, Joe Farrell al flauto e al sax, Jimmy Owens alla tromba e flicorno, Ray Barreto alle percussioni, John Tropea e il grandissimo, sfortunato Tommy Bolin alla chitarra. Una vera “all star band”. Il primo pezzo del disco, biglietto da visita di Tommy Bolin e ovviamente del “bandleader”, è Quadrant 4. L'album contiene il pezzo più conosciuto della produzione del batterista, Red Baron

 

Altro capolavoro è Stratus , con ancora la chitarra di Tommy Bolin in grande evidenza. Il giro di basso ricorderà qualcosa agli amanti del trip-hop. Non può mancare, a questo punto, l'”hit single”,  il succitato Red Baron, in una versione dal vivo del 1976, in cui la formazione, che in effetti si chiamava Billy Cobham-George Duke Band, è ridotta a p_files_2006_11142.jpgo0c0f0w1d250aCh0quattro elementi, con Al Johnson al basso, George Duke alle tastiere e John Scofield alla chitarra. Secondo capitolo di questa trattazione è “Crosswinds”, forse non allo stesso livello del precedente, ma comunque molto interessante. Grossi cambiamenti interessano la formazione, che perde un protagonista, visto che Tommy Bolin va ad unirsi agli ormai bolliti Deep Purple e finirà molto male. La rivoluzione, comunque, è totale: alle tastiere arriva George Duke, alla chitarra John Abercrombie, alle congas Lee Pastora, al basso John Williams e, ai fiati tre fuoriclasse, Michael e Randy Brecker, e Garnett Brown, rispettivamente ai sassofoni, tromba e trombone. Il risultato, quando Billy non esagera con gli assolo di batteria, è di assoluto livello. Ascoltate nella sezione Video di questo articolo un paio di estratti dal disco: la “title track” Crosswinds e The Pleasant Pheasant, in versione dal vivo, purtroppo non completa, ma in cui si può godere un possente assolo di Michael Brecker. Come dicevamo prima, la produzione di Cobham è assai nutrita, ma dopo le prime due prove la sua parabola creativa ha imboccato il ramo discendente.

 

LARRY CORYELL

 

115174157Il chitarrista texano Larry Coryell ha frequentato il jazz-rock per un periodo limitato, ritornando piuttosto rapidamente verso il mainstream. Con il suo gruppo Eleventh House è titolare di un disco, dal programmatico titolo “Introducing The Eleventh House with Larry Coryell”, uscito nel 1974, che figura a buon diritto tra le pietre miliari del genere. La formazione dell'”Undicesima Casa” comprende alcune vecchie conoscenze, Randy Brecker alla tromba, spesso elettrificata 1974-Dec-Cover-Larry_Coryellcon tanto di wah-wah, e il batterista Alphonse Mouzon, già conosciuto nei Weather Report. Ci sono poi Danny Trifan al basso e Mike Mandel alle tastiere e, tutti assieme, producono un suono che non ha niente da invidiare a quello di artisti e gruppi più conosciuti. Larry Coryell (foto a sinistra, nel 1974), in particolare, è un chitarrista irruento e “rumoroso”, ma è tutto il gruppo a filare come un TIR impazzito. A dimostrazione, questo è Low-Lee-Tah, brano eseguito durante un concerto al Bataclan, mitico teatro parigino. 

 

Luca Sanna

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