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5 Agosto 2012 ,

Sixties Connection - 45 anni di "The Piper At The Gates Of Dawn" + Two Pieces Of Piper I cancelli di un’alba infinita

1967 - Capitol/EMI Records

 

5 agosto 1967 - 5 agosto 2012: "The Piper At The Gates Of Dawn" compie 45 anni

 

pink-floyd-piper-at-the-gates-of-dawn(1) --- L'anno di splendore fu il 1967, in America si seguivano traiettorie musicali più o meno affini ad orecchiabili mantra d'abbandono lisergico, ad eccezione forse per quell'intruglio di osticità d'avanguardia partorito dal gruppo texano dei Red Crayola (la psichedelia che incontrava la musica industriale), la demenzialità colta del maestro Frank Zappa o l'acid rock californiano dei lievitanti Grateful Dead che di li a poco sarebbero diventati una specie di meeting per sconquassi cerebrali nutriti di LSD e danze ipnotiche fra luci e jams espanse da un rock blues dilatato a dismisura. Gli inglesi seguirono anch'essi quel periodo di transizione, dai fasti esauriti del morente beat all'esplosione di colori cangianti della nuova moda psichedelica. I Pink Floyd furono la punta di diamante di quei nuovi fermenti, diventarono uno dei gruppi più seminali e innovativi di tutti i tempi. Prima una manciata di singoli legati ancora alla forma di canzoncina facilmente assimilabile, goliardica e spensierata, ad esempio  il primo singolo Arnold Layne o See Emily Play, caramelle fluorescenti che ti entrano subito in circolo: anche se pagano ancora tributo ai Beatles meno sdolcinati e al gruppo losangelino di Arthur Lee e i suoi Love, quelli di My little red book, già s'intravedevano i primi azzardi di giocosità strampalata e fantasia sperimentale.

 

Nastri fatti girare a velocità diverse, pezzi di brani suonati all'incontrario, sprazzi di una musica che già voleva andare oltre, l’immersione in un sogno nuovo, stupire con i classici strumenti musicali e con manipolazioni aggiunte in studio di registrazione. Syd Barrett fupiper_at_the_gates_of_dawn intutto questo la geniale mente che osò oltrepassare i confini dell'ordinaria concezione d'espansione mentale, una meteora effimera come un finto temporale condiviso con un sole abbagliante, capace di forgiare quel capolavoro di psichedelia elettronica, quella pietra miliare che porta il nome di "The Piper At the Gates Of Dawn", uscito il 5 Agosto 1967, registrato negli Abbey Road Studio di Londra. Non fu mai un grande chitarrista, la sua genialità risiedeva nella manipolazione dei suoni, nel creare con qualsiasi tipo d'effetti disponibili realtà cosmiche mai udite prima, le lunghe dilatazioni a base di dietilamide di Interstellar overdriveAstronomy domine, attorniate da canzoni regolate su un'assetto apparentemente più digeribile, di folk sbilenco e visionario, filastrocche quasi infantili, ma intense e allucinate, rese sublimi da una delle voci più estrose, belle, incisive e seminali che la storia del rock ricordi.

 

Fu un lampo a ciel sereno, le droghe psichedeliche consumate con grande frenesia dall'incoscienza giovanile di Syd scatenarono la sua latente schizofrenia, i suoi viaggi a base di mandrax (un acido degli anni 60 molto potente) lo condussero all'inevitabile Pink-Floyd-The-Piper-At-The gates of dawndisconnessione con il mondo esterno e con se stesso, con la logicità del linguaggio comune e dei comportamenti consoni alla sanità mentale. Il suo contributo rimase circoscritto quasi solo a questo primo album dei Pink Floyd. Nel secondo, "A saurceful of secrets", datato 1968, già risultava una comparsa relegata nell'ombra del deficit celebrale: Barrett è presente comunque alla chitarra insieme a David Gilmour in Set the controls for the heart of the sun, che faceva parte da tempo del repertorio della band, unico brano con cinque Pink Floyd, e Remember A Day (senza David Gilmour, nella formazione originale di Piper At The gates Of Dawn); Syd firma comunque ancora un'ultima piccola meraviglia con i Floyd, cordone ombelicale con gli inizi stupefacenti, Jugband Blues, sardonica e quasi cabarettistica. Barrett è sostituito dal famoso David Gilmour, chitarrista senz'altro dotato di un'enorme superiorità tecnica, ma privo di quelle folli intuizioni del cappellaio matto che in "The Piper At the Gates Of Dawn" trovarono splendida realizzazione.  

 

Marco Venturini

 

 

(2) --- Non ricordo esattamente il momento in cui ho posato la mia copia in vinile di "The Piper At The Gates Of Dawn" sul piatto del mio giradischi per la prima volta. Ma la sensazione di ascoltare qualcosa di unico nel suo genere, questo la ricordo. Il passare del tempo non sembra aver intaccato la capacità attrattiva di una musica poliedrica, bizzarra, sarcastica, spietata e allucinata nella quale il blues viene scarnificato fino all' irriconoscibile e i cui brandelli, impastati con dolci acidi, ci vengono offerti come invito ad entrare nell'orbita di un mondo di fiaba grottesca. Già, perchè se nel retroterra musicale dei Pink pink floydFloyd troviamo traccia del blues, del beat, del folk fino ad arrivare alla musica celtica e ad alcuni 'barocchismi' teatrali, tra i riferimenti culturali utilizzati per descrivere l'esperienza lisergica trovano posto tanto l'epopea fantascientifica dei viaggi interstellari quanto le ambientazioni di genere fiabesco. Canzoni come Astronomy DomineLucifer SamMatilda Mother e la lunga esplorazione di Interstellar Overdrive entrano di diritto nell'immaginario musicale di chiunque ne sia venuto in contatto, ibridando il DNA creativo di una innumerevole serie di band e personaggi che devono sicuramente qualcosa a questa pietra miliare del rock psichedelico, unico album dei Pink Floyd di Syd Barrett. 

 

Aldo De Sanctis

(si ringrazia il sito Senza Soste per averci permesso di pubblicare uno stralcio dell'articolo di Aldo De Sanctis)

 

 

(3) --- 2012, Two Pieces Of Piper:  P&M Bruciati, N_Sambo, Le Gorille

 

Le_gorilleEra il 5 agosto 1967 quando i Pink Floyd debuttano nel mercato musicale inglese con il primo album. A distanza di 45 anni esatti dalla sua pubblicazione l'immensa statura artistica senza tempo di "The Piper at The Gates of Dawn" acquisisce a sorpresa il valore aggiunto di  "Two Pieces Of Piper", un progetto audio-video di Paolo e Marco Bruciati, due videomakers livornesi: ad essere proposte sono due video-cover di altrettanti pezzi estratti da quella che è stata definita la pietra miliare del rock psichedelico. La P&M Bruciati ha realizzato, rispettando e serializzando brillantemente i dettami di un'arte visual-cinetica psichedelica alle porte ormai anch'essa dei 50 anni, i video - disponibili su You Tube - di Take Up Thy Stethoscope and Walk, suonata dai  N_Sambo, e Pow R. Toc H., brano strumentale interpretato da Le Gorille, band livornesi anch'esse, non nuove a seduzioni barrettiane. Si quadra così il cerchio di un milieu artistico cittadino particolarmente creativo, che pur operando su suggestioni pregresse è riuscito con "Two Pieces Of Piper" a realizzare un piccolo miracolo: pare che ad entrambe le band è stato chiesto di non appiattirsi sulla classica cover ma di reinterpretare sulle N_Sambo-floydproprie corde ed esperienze i brani scelti. Il risultato ha dell'incredibile, perchè in entrambi i casi N_Sambo e Le Gorille pur avendo rispettata, con approccio strumentale e vocale preciso e metodico, la zigzagante ed onirica ispirazione barrettiana, hanno sortito due cover estremamente incisive ed intense per pathos psichedelico, esorcizzando lo spettro dell'effetto calligrafico: bravi tutti davvero! Ci auguriamo vivamente che questo esperimento abbia un seguito più consistente.   

 

Pasquale Wally Boffoli

M. Venturini - A. De Sanctis - P. W. Boffoli

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