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12 Aprile 2015 ,

Full Circle (Underground Folk Stories) Bridget St John – Canzoni per uomini gentili: 1968-1974

2015

B5rcGrhIEAAWVOm.jpg_largeContinuano le storie di Distorsioni di folk underground. Questa volta vi parliamo della londinese Bridget St John, talento cristallino, con un percorso musicale a cavallo fra i sessanta e settanta.

 

                           I N T R O

 

Per introdurla a dovere dobbiamo per forza di cose usare le parole del suo illustro scopritore, un uomo chiamato John Peel. Il leggendario Dj e talent scout, avendo ascoltato le  prime composizioni della ragazza, all'epoca poco più che ventenne, decise di mandarle on air tramite la radio della BBC. Quale migliore vetrina per una cantautrice alle prime armi? Fu proprio grazie a Bridget St John  (pseudonimo di Bridget Hobbs) che Peel, con il suo manager  Clive Selwood,  nel luglio 1969 decise di fondare la Dandelion Records, una delle label più note  fra gli appassionati di underground inglese a cavallo fra sessanta e settanta. "Nessuna etichetta avrebbe mai registrato le sue splendide canzoni" ricorda John" e "quindi fondai la Dandelion proprio per lei". Un atto d'amore ben ripagato verrebbe da dire. Nelle prime timide esibizioni era lo stesso Peel che spesso accompagnava la giovane londinese.

 

I  DISCHI PER LA DANDELION RECORDS E LE BBC RECORDINGS

 

00._Dandelion albums & BBC collection (2015)Ci occupiamo volentieri di lei e l'occasione ce la offre il ricco box set di 4 cd della Cherry Red Records, "Dandelion albums & BBC collection" uscito il 16 febbraio del 2015, dove sono presenti proprio quelle prime uscite per la radio di stato inglese oltre alle immancabili Peel sessions. Ma soprattutto ci sono i tre bellissimi album che Bridget incise per la Dandelion, "Ask me no questions" (1969), "Songs for the gentle man" (1971) e "Thank you for…" (1972) mirabili affreschi di un talento cristallino. La voce profonda e ricca di fascino della Hobbs (suo vero 01.First single Autumn-lullaby-cognome), non molto dissimile da quella della leggiadra Nico,  emerge chiara e netta nelle delicate canzoni che rendono unici questi tre lavori. Il debutto discografico avvenne con la bellissima To b without a hitch, uscita inizialmente come singolo apripista insieme ad Autumn lullaby. Il particolare  fingerpicking chitarristico della ragazza deve molto a quello di John Martyn, molto spesso citato da lei come suo ispiratore. Il primo disco, "Ask me no questions" , uscito nel settembre 1969 e prodotto da Peel stesso, è già una perfetta cartolina per gli innamorati del suono più puro ed incontaminato, voce, chitarra e poco altroOltre ai due pezzi del singolo  abbiamo una sorpresa chiamata John Martyn che fa capolino con la sua acustica in una delle tracce 02.Ask me no questionsmigliori della raccolta, Ask me no questions, la canzone, che è una incantevole composizione di oltre 7 minuti, con echi pastorali stile Pink Floyd di Grantchester Meadow, dove aiuta Bridget anche alle armonie vocali. Belle le linee tracciate dalla sei corde acustica in The curious crystals of unusual party, molto simili allo stile dell'altro grande loser inglese dell'epoca, il mai troppo rimpianto Nick Drake, mentre Lizard-long-tongue boy e Broken faith, entrambe splendide, sono le tracce più vicine vocalmente alla musa wahroliana. Bridget compose tutte le 12 canzoni qui presenti, alle quali sono state aggiunte in questa riedizione del 2015 come bonus tracks due pezzi fra i quali spicca la bella e delicata cover della celebre Suzanne di Leonard Cohen.

 

03.Songs For The Gentle Man.jpegDue anni dopo la ragazza londinese ci riprova con "Songs for the gentle man", altro impeccabile lavoro ricco di 12 acquerelli folk dal gusto unico, arricchito da una bella copertina con scatti fotografici catturati ai celebri Kensington Gardens londinesi, Cambio di timoniere per questa volta, si passa dal pur bravo John Peel al navigato Ron Geesin, il cervello dietro al classico "Atom heart mother" floydiano. E la mano del bravo artigiano del suono si sente eccome, visto che qui sono stati aggiunti flauti, violini, violoncelli e fiati a profusione. Basterebbero i ricchi arrangiamenti dell'opener A day a way per capire la nuova veste che ricopre le belle composizioni della St John. Se il primo disco conservava i sapori del folk più puro ed incontaminato qui le canzoni sono più arricchite e piene strumentalmente. Vengono fuori quadretti variopinti come Back to stay, l'incanto bucolico di Downderry daze, la grazia di The pebble and the man (di Donovan !) e Seagull-sunday con i suoi pesanti arrangiamenti d'archi, che sembra in tutto e per tutto uscita dall'esordio di Nico, quel "Chelsea Girl" che l'aveva fatta conoscere al mondo musicale. 06.Thank You For...Ma la creatività della giovane Bridget non conosce soste ed anche il terzo album "Thank you for…" è di nuovo opera riuscita, conferma di un talento fra i più fulgidi in terra inglese, al pari della dimenticata Vashti Bunyan. Produce stavolta il buon Jerry Boys. Fra le chicche presenti ci sono Lazarus, quasi una ballata acida, oltre a Love minus zero, no limit,  tributo al maestro Robert Zimmerman che suona come se Nico avesse preso a prestito la canzone dal prode Bob. Un vero incanto.

 

Ma la londinese sa ancora regalare soffici emozioni con le malinconiche Goodbaby goodbye, Silver coin, Happy day e Fly high, tutti piccoli gioiellini multicolori. Nella versione presente nel box della Cherry Red è stata aggiunta una rara esibizione a Montreaux del 1972, nella quale dimostra anche una buona padronanza del francese. Si tratta di otto 09.BBC Radio 1968-1972splendidi episodi di solo voce e chitarra, in gran parte dal terzo album, ma i timidi e brevi applausi all'inizio dello show dimostrano quanto poco fosse conosciuta al di fuori dei confini inglesi. Rimane poi il cd 4 del box set, in teoria il più interessante per chi già conosceva Bridget St John dai suoi dischi ufficiali. In teoria dicevamo, visto che queste registrazioni erano già disponibili nell'indispensabile doppio cd delle Hux Records "BBC Radio 1968-1976" uscito nel 2010. Ad ogni Bridgetbuon conto meritano la citazione. Dei veri e propri reperti storici appaiono i sei brani tratti da un raro broadcast del 1968, la Night Ride session, peccato che la qualità sonora sia talvolta oltre il limite del lo-fi. Tutto normale trattandosi di nastri ripescati da polverosi archivi e poi la genuinità dell'esecuzione vale lo  stesso come preziosa testimonianza. Va molto meglio a livello audio con la Top Gear Session del 1969, 4 canzoni ma dalla qualità elevata. Oltre a Songs to keep you company, inedita altrove, ci sono due superbe cover, The river dell'amico John Martyn, che era presente sul suo secondo disco "The tumbler" (1968) e Night in the city della dea Joni Mitchell dal suo disco d'esordio "Song to a seagull" (1968). Conclude degnamente il tutto un'altra riuscita esibizione del 1972 dove le cose più sorprendenti sono le composizioni a firma altrui. La prima è del solito maestro John Martyn, Back to stay stavolta dal suo debutto "London Conversation" (1968) mentre sono addirittura due le canzoni a firma del compianto Kevin Ayers, Jolie madameThe spider and the fly, molto stralunate e cantate a due voci.

 

LA FINE DELLA DANDELION, IL 4° DISCO E L'ESILIO AMERICANO

 

07.Jumble Queen"Thank you for…" purtroppo fu una delle ultime produzioni della Dandelion Records di John Peel che di lì a poco terminò la propria attività discografica. Il suo catalogo presenta oltre venti album ed artisti di culto fra i più quotati fra i collezionisti di tutto il mondo. Fra questi vale la pena di ricordare i Beau, i Siren, Lol Coxhill, i Burnin Red Ivanhoe, Kevin Coyne ed i meravigliosi Tractor/The way we live, grande gruppo underground. Con la chiusura forzata dell'etichetta di riferimento Bridget St John si trovò sul momento sola spiazzata  come un bambino a cui viene tolta la madre. Per fortuna il suo nome era ormai noto ai talent scout delle varie label inglesi e così la nota Chrysalis Record le dette la possibilità di continuare la propria avventura musicale. Il disco che venne fuori è "Jumblequeen" (1974) che conserva la natura dei precedenti lavori Bridgetanche se un briciolo d'ispirazione sembra svanire. Le canzoni sono sempre arrangiate con classe, ci sono ancora cose egregie, vedi Want to be with you, l'intima Long long time che dimostrano tutta la qualità della talentuosa londinese. A questo punto succede l'impensabile, la ragazza scompare dalla circolazione, cercando la via maestra del Greenwich Village newyorchese all'alba del 1976.  Allo stesso modo di altri grandi artisti evaporati come nuvole e poi riapparsi, vedi Vashti Bunyan, Linda Perhacs, Bill Fay e Mark Fry non si sa più niente di lei per almeno 20 anni. Solo qualche sporadica esibizione, come quella ad un Nick Drake tribute nel 1999, mentre più recentemente fa coppia con l'artista d'avanguardia francese Colleen col quale intraprende un tour giapponese nel 2006. Poco o nulla è dato sapere delle sue susseguenti mosse musicali. A livello di 08.Take The 5ifthdiscografia postuma, a parte il doppio cd della BBC sopra citato, da segnalare "Take the fifty", uscito nel 1996, 17 tracce inedite di indubbio valore, in pratica  quello che Bridget riuscì a comporre negli anni dal 1975 al 1982, al tempo della sua avventura americana. Chiudiamo ancora con John Peel che una volta la definì "la migliore folksinger inglese di sempre", parole che la dicono lunga sulla sua stima e sul valore di questa magica songwriter. 

 

 

Ricardo Martillos

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