Migliora leggibilitàStampa
17 Agosto 2013 ,

AA.VV. MUTAZIONE. ITALIAN ELECTRONIC & NEW WAVE UNDERGROUND 1980-1988

2013 - Strut Records/Ecstatic/Audioglobe

MutazioneColpisce molto, specie se avevate circa vent'anni negli anni '80, la riscoperta che la new wave italiana sta riscontrando tra le giovani generazioni, e non solo da parte del pubblico di casa nostra. Del resto la new wave negli anni '80, così come il progressive negli anni '70, sono stati i filoni musicali in cui la sensibilità nostrana, melodica, classicheggiante e anche un po' decadente nel suo provincialismo, ha saputo fondersi meglio con le suggestioni provenienti dal mondo del rock, specie se di matrice anglosassone. Riascoltate oggi queste canzoni appaiono ancora fresche: la musica elettronica non ha avuto evoluzioni stilistiche radicali, semmai in campo tecnico, nel passaggio dall'analogico al digitale, ma le tastiere analogiche mantengono un suono più affascinante. E anche l'uso della batteria elettronica, molto più primitiva dei campionatori attuali, può contribuire a rendere particolari le sonorità dei gruppi. Piuttosto, ad essere ancora dilettantesco in molti di questi gruppi era l'uso della voce. Voci spesso non educate, acerbe, come quella pur gradevole nel timbro di Claudia Lloyd dei modenesi Rats, spesso semirecitate o troppo succubi dei modelli stranieri.

 

In alcuni brani il cantato è sostituito da voci registrate, come in Niccolai, dei Laxative Souls, registrazione dell'agghiacciante telefonata che rivelò la morte di Aldo Moro. Il disco, la cui scaletta è stata curata da Alessio Natalizia degli Walls, si apre con una tripletta da brivido per chi è  originale dell'epoca: i sottovalutati Die Form (da non confondere con gli omonimi francesi capitanati da Philippe Pichot), con la loro no wave convulsa ed elettrizzante,  i fiorentini Neon, un gruppo che insieme a Litfiba e Diaframma costituiva una sorta di sacra trimurti del dark, ma che arrivò troppo tardi all'appuntamento col primo LP, cadendo così nel limbo, presenti col singolo Information of Death,  e i bolognesimaurizio bianchi Gaznevada (nome omaggio a Dashiell Hammett), che invece arrivarono molto presto all'incisione, creando aspettative che poi non seppero mantenere. I gruppi erano assolutamente al passo coi tempi, prendiamo per esempio l'industrial percussivo e marziale di Crisalide, dei Tasaday, le formazioni d'Oltralpe non sono poi andate più avanti di così.

 

Nel complesso la qualità è buona, l'unico brano decisamente noioso è Nervous breakdown di The Tapes, solo omonimi della misconosciuta band olandese emula di Taking Heads e Pere Ubu. Molti sono i brani validi, da parte di gruppi che ebbero effimera gloria meritando molto di più, come Carmody, Victrola, o 0010110000010011 (Cancer), parte di quell'interessante movimento proveniente da Pordenone chiamato The Great Complotto, abilissimi allievi del Situazionismo che sapevano usare al meglio la nascente comunicazione di massa. Appaiono anche gruppi sconosciuti persino a chi era all'epoca accanito lettore di riviste underground, come La Bambola del Dottor Caligari (l'espressionismo fu per la new wave grandissima fonte di ispirazione), trio bolognese che incise alcune cassette tra l'85 e l'86 e suonò poco dal vivo, o L'Ultimo Arcano, più vicini alla sperimentazione che alla new wave propriamente detta. Chiusura con il pezzo più ostico, da parte di un'autentica leggenda della sperimentazione più oltranzista, il mantovano Maurizio Bianchi (Auschwitz). Complessivamente un lavoro molto meritorio sul piano storico e che, sul piano artistico, conferma il valore della musica italiana di quegli anni che per altri versi furono molto tristi.

 

Alfredo Sgarlato

Video

Inizio pagina