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10 Agosto 2013 , ,

Vintage Rock: Humble Pie Una ‘torta umile’ farcita di hard rock, blues, country e soul

1968-1981

humble-pie-natural-born-bugieDAGLI SMALL FACES AGLI HUMBLE PIE

 

Disquisire degli HUMBLE PIE nel terzo millennio vuol dire sempre e comunque porre al centro della trattazione la figura umana ed artistica altamente carismatica del rock inglese di STEVE MARRIOTT, deceduto purtroppo prematuramente e tragicamente nel 1991 nell'incendio della sua casa, ed in precedenza prime mover negli anni '60 della beat mod band THE SMALL FACES, uno dei combo anglosassoni più eccitanti e creativi di ogni tempo. Il particolarissimo timbro vocale di Steve Marriott, caldo ed esuberante, lo aveva subito collocato a livelli altissimi di stima e popolarità anche presso i colleghi musicisti: basti dire che Jimmy Page, nel cercare elementi per il progetto che dagli Yardbirds avrebbe condotto ai Led Zeppelin, prima di sapere di Robert Plant, voleva proprio Marriott come cantante. Se questi avesse fatto parte del 'Dirigibile' probabilmente avrebbe goduto nel tempo di una fama maggiore di quella effettivamente avuta in vita, ma l'impatto commerciale degli Humple Pie, sebbene confinato alla sua epoca e ridimensionato dal trascorrere del tempo, non fu certo un fuoco di paglia. La formazione, costituitasi sul finire del 1968, comprendeva oltre al già citato Steve Marriott alla voce e alla chitarra, il chitarrista solista Peter Frampton, proveniente dagli Herd e destinato ad una fortunata carriera solista nella seconda metà degli anni '70, ed una solidissima, rocciosa sezione ritmica costituita dal bassista Greg Ridley (già negli immensi Spooky Tooth) e dal batterista Jerry Shirley. L'attività degli Humble Pie si è snodata nel corso degli anni cruciali a cavallo tra gli anni '60 ed i '70, e di quegli anni il gruppo ha sprigionato la passionalità, la forza creativa e la voglia di provare strade diverse.

 

THE IMMEDIATE YEARS: HARD ROCK, BLUES e COUNTRY

 

humblesafeI primi due album escono su Immediate Records, la stessa label per cui incisero i tardi Small Faces di Marriott, ed anche la  musica proposta dalla sua nuova band prende le mosse in qualche modo dal vigoroso freak-beat psichedelico che quella gloriosa mod-band aveva stigmatizzato nell'album "Ogden's Nut Gone Flake", attraverso mazzate soniche come Rollin' Over e Song Of A Baker. Negli Humble Pie però tutto assume le fattezze di un rock blues che si faceva sempre più hard in quegli anni, per passare attraverso una particolare melodicità country ed un'attitudine soul humbleTown+And+Countryche si sarebbe accentuata nell'ultima produzione. I vari componenti erano già abbastanza noti al pubblico inglese quando venne immesso sul mercato il singolo Natural Born Bugie, nel 1968, un bel brano cadenzato che pur essendo un buon biglietto da visita, non lasciava presagire l'incredibile forza espressiva di cui la band era già capace. Tale forza sarebbe esplosa proprio come un Bang! (citando uno degli episodi più grintosi del disco) dai solchi del primo epico album "As Safe As Yesterday Is", pubblicato all'inizio del 1969. Fin dalle prime note dell'iniziale Desperation emerge una carica ed una pienezza di suono davvero incredibili: il brano era una cover dei canadesi Steppenwolf, uno dei migliori gruppi allora in circolazione, e la versione degli Humble Pie non sfigurava affatto davanti all'originale. La carica esplosiva di questo brano era ribadita da composizioni originali del calibro della suddetta Bang! e della title-track, articolata e cangiante nella struttura.

 

La componente country, rappresentata in questo album d'esordio dalla ballata acustica Alabama '69, troverà piena realizzazione lungo i solchi del secondo disco "Town And Country", un' altra opera  senza tempo, uscito sempre nel 1969. La poderosa forza d'urto di As Safe As Yesterday Is vi si stempererà momentaneamente in un sound più dimesso e meno elettrico, molto orientato appunto verso il country ed il folk (The sad bag of Shaky Jake, Every Mothers Son, Take Me Back), che lascia trasparire un'intensa e commovente vena melodica, ben espressa da episodi e ballate come Silver Tongue, Cold Lady, Only You Can See, Home And Away, in cui oltre il solito Marriott ha modo di mettersi in bella evidenza a livello compositivo e vocale anche Peter Frampton, che dimostra di essere un tassello molto importante del mosaico Humble Pie. Questi primi humble pie raccoltadue albums saranno riuniti in un ottimo doppio CD (consigliatissimo!) uscito nel 2.000 per la Sanctuary Records, "Wanted * Humple Pie: Natural Born Bugie, The Immediate Anthology", confezione prodiga anche di nove brani mai pubblicati prima (previously unissued tracks) tra demo, jam in studio, alternative mix, instrumental, tra cui i due ottimi blues I'll Drown In My Own Tears (Glover) - famoso per la versione di Ray Charles - e 79th Street Blues.

 

 

GLI ANNI '70 A&M: IL SUCCESSO

 

Gli anni Settanta vengono inaugurati da un disco che portava come titolo semplicemente il nome della band, che fa registrare il passaggio dalla Immediate Records all'A&M, e che musicalmente riprendeva - anzi accentuava - l'atmosfera potente ed elettrica del primo lavoro. A livello di suono è con questo "Humble Pie" che i quattro raggiungono la loro pienezza espressiva rock. Passerà alla storia anche come "The Beardsley Album", per il bell'artwork della copertina preso in prestito dal famoso illustratore inglese erotico del diciannovesimo secolo Aubrey Beardsley. La cadenzata I'm Ready (un classico blues di Willie Dixon) era un ottimo esempio di hard blues - che caratterizzerà gli anni '70 - così come Red Light Mama, Red Hot!, cariche di ottimi assoli delle due chitarre; la lunga e sofferta Live With Me  costituiva uno dei vertici assoluti della band. Peter Frampton conferma la sua ottima vena melodica firmando una superlativa ballata acustico/elettrica di oltre sei minuti, Earth And Water Song, mentre fanno capolino a livello compositivo e vocale anche Greg Ridley (Sucking on the sweet Wine) e Jerry Shirley (il country con tanto di steel guitar di Only ahumble pie terzo Roach). Il successo è ormai grande, in Inghilterra sono una piccola leggenda, ma anche in Europa ed America il nome della band comincia a circolare ad un certo livello. "Rock On", del 1971, va a sugellare il livello di maturazione stilistica raggiunta dalla band: Stone Cold Fever contiene un riff incisivo ed efficace, mentre la cover di Rolling Stone del blues godfather Muddy Waters mostra quanta attitudine blues possedesse la band di Marriott. La chitarra solista di Peter Frampton si attesta su livelli di eccellenza rivelando, oltre ad una possente carica rock, anche un particolare gusto jazzato. E' questo il momento magico degli Humple Pie, che sono ormai star acclamate e richieste dappertutto, ed è il momento della consacrazione definitiva; cosa meglio di un doppio album dal vivo, magari registrato in un tempio del rock come il Fillmore East può sancire la consacrazione di un gruppo come loro?

 

LE GRANDI  LIVE PERFORMANCE

 

"Performance - Rockin' In The Fillmore" è un doppio live riuscitissimo, che cattura magistralmente l'energia e la musicalità dei Pie, dimostrando come il palco fosse per i grandi gruppi hard degli anni '70 un luogo dove lasciarsi andare creando soluzioni ardite e talvolta imprevedibili. Le quattro facciate sono zeppe di improvvisazioni collettive di grande valore, e la già citata Rolling Stone viene dilatata a dismisura, senza mai annoiare. I duetti voce-chitarra che aprono la granitica versione di I'm Ready parlano delle risapute (sin dai bei tempi degli Small Faces) ma sempre più grandi capacità vocali negroidi di Steve Marriott, mentre Stone Cold FeverI Don't Need No Doctor e Hallelujah, I Love Her So (rese famose da Ray Charles) ed i torrenziali, torturati 23:25 di I Walk on Gilded Splinters (Dr.John) mettono tuttora i brividi addosso all'ascoltatore per quel senso di fisicità estrema che trasmettono. Come per molti altri gruppi, anche per gli Humble Pie humble pie rock onscatta a questo punto, proprio all'indomani della consacrazione definitiva, il meccanismo perverso che porta alle liti interne ed agli scontri di personalità tra i membri della band. Dopo la consacrazione dal vivo Peter Frampton abbandona il gruppo sia perchè non gradisce troppo che gli Humble Pie siano considerati un combo di Hard Rock sia perchè la concordata partnership con Marriott nella guida del progetto pendeva sempre di più dalla parte del terribile piccoletto lead singer/compositore/chitarrista. Frampton intraprenderà una carriera solista di grande successo negli anni settanta, per poi restare un musicista di lusso, di quelli che si humble pie fillmorecontinua a stimare e rispettare nel corso degli anni.

 

Nella seconda metà degli anni ottanta David Bowie lo volle con sè nel Glass Spider Tour e lo si vide in piena forma fisica ed artistica. La 'torta umile' prosegue la sua fortunata carriera rimpiazzando Frampton con un altro valido strumentista, Dave 'Clem' Clempson, già con i Colosseum ed i Greenslade, incidendo nel 1972 un buon album come "Smokin'", che proseguiva il discorso tracciato dagli album precedenti all'insegna di un rock poderoso e sanguigno: 30 Days in the Hole ed una trascinante versione di un all-time classic come C'mon Everybody di Eddie Cochran ribadivano per l'ennesima volta la caratura del gruppo. Ma la band non aveva smesso di stupire; a distanza di soli due anni dal colosso live del Fillmore esce un altro doppio album, "Eat It", per metà dal vivo. La parte in studio evidenzia un accentuarsi delle influenze soul già insite sin dall'inizio nello stile del gruppo, particolarmente nell'impostazione vocale di Marriott, con sue performances di classici soul/r&b come That's How Strong My Love Is (Roosevelt Jamison) e I Believe To My Souleat it  dell'amatissimo (da Steve M.) Ray Charles mentre la parte dal vivo, accanto a queste caratteristiche, ribadisce la robusta vena rock che aveva condotto gli H.P. a quello stadio di popolarità. Le travolgenti versioni di classici come Honky Tonk Woman dei Rolling Stones e Roadrunner (Lamont Dozier/Eddie Holland) parlavano da sole. Con il successivo "Thunderbox" (1974) la musica del gruppo si sposta definitivamente verso il soul, mentre l'ultimo "Streets Rats" (1975) segna un ritorno a sonorità più sature. L'avventura era giunta ormai alla fine, e nessuno dei membri potrà mai più raggiungere lo status goduto come Humble Pie.

 

GLI ULTIMI FUOCHI ORGOGLIOSI

 

Saranno state queste considerazioni a spingere Marriott a ritentare - insieme al batterista Jerry Shirley ed al vocalist Bobby Tench, ex Jeff Beck Group - di proporre la preziosa ricetta della torta umile alla fine dei gloriosi seventies. Due saranno gli album prodotti da questo nuovo corso: "Up to Victory" (1980) e "Go For the Throat" (1981): due lavori sinceri, grintosi, ma i tempi non erano più adatti purtroppo, soprattutto dopo la tempesta punk-new wave, a recepire nel modo appropriato una proposta del genere, ed il secondo scioglimento è quello definitivo. Steve Marriott non smise di vivere per il Rock'n'Roll, ed ha continuato in sordina a suonare nei circuiti underground da cui era partito vent'anni prima, mettendo su formazioni spesso molto eccitanti. La sua morte nel 1991,  tragica quanto assurda, ci ha privato tutti di una delle voci più espressive del rock inglese, oltre che di una figura sincera e carismatica. Per la cronaca nel 2002 esce per la Castle Music un documento - da avere - dei bei tempi che furono, "Live at the Whisky A Go-Go '69" con un'altra chilometrica versione di I Walk humblepieon Gilded Splinters (21:21) - che sarà ripresa anche da Paul Weller nel suo album "Stanley Road" -  il classico rock'n'roll Shakin' All Over ed una curiosa lunga versione dell'hit degli Yardbirds For Your Love. Ma prima, sempre nel 2002, c'era stato con "Back On Track" un più o meno patetico tentativo di ridare lustro alla sigla da parte della sezione ritmica storica dei Pie, Jerry Shirley e Greg Ridley con il chitarrista Bob Tench ed il vocalist Dave Colwell: si tratta di songs e sound che davvero non hanno nulla a che fare con la tradizione della band. Infine nel 2003 viene pubblicato a nome Humble Pie  "Greatest Hits Live", registrato il 6 Maggio 1973  al Winterland Theater di San Francisco's, risalente al periodo post Peter Frampton: si tratta in realtà dello stesso concerto immortalato nell'album "King Biscuit Flower Hour: In Concert" uscito nel 1996. Buon ascolto!

 

Silvio Ricci - Pasquale Wally Boffoli

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