Migliora leggibilitàStampa
28 Ottobre 2012 , ,

Mike Patton IL CAPPELLAIO MATTO TRA ROCK E AVANGUARDIA

2012

mike-patton_redFigura poliedrica e versatile come poche nella scena del rock contemporaneo, Mike Patton è da considerarsi una pietra preziosa originaria della California settentrionale. Il suo impareggiabile genio artistico l'ha condotto ad essere non solo un brillante - a dir poco - cantautore/scrittore, ma anche polistrumentista, produttore, attore, prestando la voce anche a dinamiche per soundtracks del calibro di “Io Sono Leggenda”, “Firecracker”, e videogames quali “The Darkness” e “Left 4 Dead”.

 

 

MR. BUNGLE – FAITH NO MORE

Già a 17 anni, si rivela un portentoso vocalist nel gruppo adolescenziale Mr. Bungle, appellativo che richiama alla memoria il pupazzo perbenista di un famoso film educativo anni '60, “Lunchroom Manners”, che serve ai liceali  Spruance, Lengyel e  Watts per farsi beffa della erronea morale comune. Peculiarità incisiva dei quattro è la capacità di mescolare, dentro anche una sola canzone, i generi musicali più diversi, dal death metal allo ska, funk, carnival music, free jazz. I preesistenti Faith No More rimangono sorprendentemente colpiti dalla versatilità del ragazzo prodigio e lo vogliono con loro a sostituire l'inviso Mosley alla voce. Patton non è pienamente convinto della proposta, ma finisce per accettare, a patto che suoni ancora con i suoi Mr.Bungle.

 

faith-no-more-the-real-thingApre così la strada al rinomato quartetto che noi tutti oggi stimiamo per aver coniato l'alternative metal, infondendovi sapienti venature di hip-hop, jazz, samba, bossa nova e lounge music. Mentre The Real Thing (terzo disco dei Faith No More) e Angel Dust catapultano il quartetto di San Francisco ai massimi vertici del successo di pubblico (seguiranno i lavori "King for a day" e "Album of the year"), Patton intensifica il sodalizio magico con John Zorn nell'esordio omonimo dei Mr. Bungle e comincia ad aprirsi a sperimentazioni varie, non prima però d'offrire al suo giovane gruppo di college la felice possibilità di entrare sotto le ali della rinomata Warner Bros Rec., la quale si farà promotrice della grande acclamazione giunta con “Disco Volante”. Questo secondo lavoro rappresenta per i Mr. Bungle la definitiva consacrazione al polistilismo, contenendo in sé i generi musicali più lontani fra loro: metal, techno, jazz, punk, hardcore. Attraversato da tensione e parossismo, l'album mette pure in luce la spiccata abilità pattoniana di utilizzare il suono come strumento comunicativo assoluto e la nostra lingua italiana, la migliore in grado di esprimere concetti al limite dell'assurdo, come in Violenza Domestica.

 

 

GLI ALBUM SOLISTI

A partire dal 1995, la carriera di Mike Patton diventa sempre più interessante, piena di innumerevoli progetti paralleli in cui il visionario creativo si cimenta lasciando fuori ogni indugio. Mike inaugura questa sua nuova fase solista col primo album Adult Themes For Voice ; abbiamo davanti 34 tracce, tutte relativamente brevi, realizzate all'interno di camere d'albergo, quando Patton era in tour con i Faith No More tra il '92 e il '95. La caratteristica esemplare riguarda il solo utilizzo della voce come vero e proprio mezzo melodico. Non stiamo dicendo che questo stakanovista voglia presentarsi come un mike-patton-adult-themes-for-voiceaggiornato Demetrio Stratos (sebbene lo ammiri tantissimo), ma di certo sa ben sfruttare le potenzialità della cosiddetta ‘beatboxing’, quello stesso esercizio fonetico altrettanto osannato da rappers e hip-hoppers.

 

Se un'inattesa fenice raccoglie le ceneri dei Faith No More nel 1998 - guarda caso un anno dopo l'uscita dell'ultimo “Album Of The Year” - Patton produce invece nuove straordinarie idee, che presto convoglierà nella seconda creazione solista “Pranzo Oltranzista: Musica Da Tavola Per Cinque”. Il titolo, già a suo modo particolare ed emblematico, allude direttamente al tema del cibo, inquadrato nella prospettiva anticonvenzionale del futurista italiano Filippo Tommaso Marinetti. I cinque musicisti ospiti del tetro banchetto sono il cellista Erik Friedlander, il chitarrista Marc Ribot, il percussionista William Winant, e, ancora una volta, l'onnipresente Zorn al sassofono alto. Tutta l'opera è pervasa da una forte atmosfera surreale, che sommerge l'ascoltatore in brani oscuri come Elettricità Atmosferiche Candite ed Aerovivanda, entrambi contenenti forme libere di squittii di violino, corno, rumori terrificanti, vetri che si infrangono. La corsa di Mike alla sua produzione sperimentale è però ormai inarrestabile.

 

 

FANTOMAS

Proprio nel 1998, dà alla luce uno fra i suoi primi progetti ambiziosi da supergruppo: i Fantômas. Le reclute prescelte sono artisti dalla illustre provenienza musicale: l'ex batterista degli Slayer Dave Lombardo, l'amico bassista dei Mr. Bungle Trevor Dunn, e il mostro a 5 corde dei Melvins “King Buzzo” Osborne. I tre ricevono una tape ad hoc, chiamata The Diabolic Demo, in onore al senso intrinseco del sound tipicamente “Fantômas”. Il nome del gruppo è un chiaro riferimento al protagonista letterario francese di una serie di romanzi criminali, temutissimo per grande astuzia e malvagità. Allo stesso modo allora Patton vuole ricreare con uguale intensità l'aria sinistra e orrorifica che già si respirava in Europa a fine '800, quando si manifestavano i primi geni del male nella loro malvagia perfezione. Fantômas è l'altra faccia del Patton goliardico e satirico ai tempi dei suoi Mr. Bungle: adesso tuttavia è orientato su speculazioni grottesche e macabre della psiche umana.

 

fantomas-directorscutL'esordio del '99, “Fantômas”, mette subito in chiaro la volontà di rovesciare completamente la sintassi normale del rock in genere, anzi stravolgerla; metal e hardcore ingaggiano scontri epocali, mescolandosi talmente bene ad urla e rumori inquietanti, che sembra non esserci alcun tipo di improvvisazione a monte. Si tratta, invece, di una musica che va strutturata secondo certi termini e la cui esecuzione richiede una buona dose di tecnica e velocità ritmica. Lombardo è uno dei pochi musicisti ad essere all'altezza di tale compito. Il successivo “The Director's Cut” è ancora più originale: in questo secondo  prodotto, il leitmotiv è dato dalla rivisitazione fantastica delle più belle colonne sonore del cinema d'autore, tra cui spiccano sicuramente The Godfather, Twin Peaks e An Investigation To A Citizen About Suspicion. 

 

Il 2004 sancisce l’arrivo di “Delirium Cordia”, un concept album che è in realtà un'unica pièce d'ascolto della durata di addirittura 74 minuti, in cui non solo si evidenzia la distruzione di ogni forma canonica prestabilita, ma anche il superamento della stessa musica tradizionale. Il titolo, è ancora una volta indicativo: Le Corde Del Delirio sono indubbiamente gli stati alterati e allucinatori della mente umana, sottoposta ai suoi più profondi turbamenti. L'ultima fatica in casa Fantômas, “Suspended Animation” esce nell'Aprile del 2005, in mezzo a una generale curiosità che alberga nei cuori di pubblico e critica. Dopo 3 album, ognuno diverso dall'altro, ci si chiede quale sia la prossima ispirazione per il supergruppo americano, e la dicitura principale viene ancora in aiuto: “Animazione Sospesa”, dunque stavolta sono le sigle dei cartoni animati a fare la parte del leone. E non è tutto: la copertina dei primi booklet in limited edition è stata opera del disegnatore giapponese Yoshitomo Nara, il quale ha realizzato un'illustrazione specifica per ogni giorno del mese.

 

 

LA IPECAC RECORDS-TOMAHAWK, PEEPING TOM, MOONCHILD TRIO E MILLE ALTRE COLLABORAZIONI

Non passa molto che un'ulteriore idea si concretizzi nel 2001: il chitarrista dei Jesus Lizard, Duane Denison, insieme al bassista dei Melvins, Kevin Rutmanis e al batterista degli Helmet, John Stanier, si associano a Patton per formare i Tomahawk, un altro supergruppo, il cui nome allude alla tipica ascia usata dagli Indiani d’America. Ne consegue quindi un sound tagliente e aggressivo, trasfigurato in un hardcore lizardiano che è reso già vessillo del primo album omonimo. A seguire, il più maturo “Mit Gas” del 2005 e l'ultimo “Anonymous” del 2007. Ma la fervida immaginazione pattoniana non si ferma certo qui; nel 1999, l'ex Mr. Bungle, ormai arrivato ai vertici della sua esperienza artistica, fonda con il manager della sua prima band, Greg Wreckman, una sua label indipendente, la Ipecac Records. Da questo momento in poi risulta davvero facile per Patton intrecciare collaborazioni fruttuose con artisti contemporanei misconosciuti ma straordinari. La lista è davvero copiosa. Si può partire citando i Lovage, un singolare connubio in cui Patton si affianca al produttore dei Gorillaz, Dan The Automator. Da questa unione apparentemente strana viene fuori un'elettronica influenzata dal pop e dal r&b, tipica dell'hip-hop di Automator.

 

L'apprezzamento massiccio dei Lovage spinge questi due giganti della nuova musica moderna a metter su altro materiale sonoro con finalità la costituzione di un progetto interamente votato a concezioni innovative di pop:  Peeping Tom. Il nome scelto non è affatto casuale; Peeping Tom era il titolo di un thriller psicologico degli anni Sessanta,  denominato anche L'Occhio Che Uccide. Patton ha riflettuto abbastanza sui suoi indirizzi programmatici, gli mancava mettere in pratica la sua personale quanto intentata idea di Musica Popolare.  L'unica loro uscita discografica è stata l'album che porta il nome del progetto stesso, prodotto per la Ipecac, e i due singoli Mojo e We're Not Alone; il risultatomikepattonzorn è quello che Mike chiama «una maniera alquanto esotica di lavorare insieme a persone abituate a un ambiente da band», ottenuto tramite l'aiuto di veri e propri assi del pop indipendente, quali Massive Attack, Amon Tobin, Bebel Gilberto, Kid Koala e Dub Trio. Propedeutici in tal senso risultano pure i contatti strategici con Tin Hat Trio, Dillinger Escape Plan ed X-Cutioners; in particolare, produce con i secondi il meraviglioso EP “Irony Is A Dead Scene”, e con gli X-Cutioners l'album “General Patton VS The X-Cutioners”, dove il breakbeat più puro dei suddetti scratchers si fonde magistralmente con missaggi adatti operati dallo stesso Patton. Non bisogna infatti dimenticare che Mike è anche un bravissimo disk-jockey, capace di ibridare le tecniche musicali più svariate.

 

E ancora, compare come ospite di punta nell'album “Medulla” della fata islandese Björk, in due brani dove sostituisce i normali strumenti musicali con la propria voce flessibile; nell'album “Romances” del compositore norvegese Kaada, in veste di bardo aerico che dà un contributo vocale molto surreale all'innesto già etereo di questa notevole scoperta scandinava; con Merzbow, esponente di spicco della Power Electronics giapponese, forma i Maldoror, duo esoterico degno del primo decadente fittizio in letteratura francese. Inoltre, Patton figura in tante releases dei Sepultura, Milk Cult, Melt-Banana e si trova fra gli AA.VV. delle compilation dedicate alla musica ebraica omaggiata da icone immortali come Bob Ostertag, Serge Gainsbourg e Marc Bolan, tutte sottoscritte alla Tzadik Records di Zorn. Proprio con quest'ultimo, sigilla il patto musicale più intenso; appare già su diversi albums dello sperimentalista americano, quali “Elegy” (1992), “Taboo & Exile” (1999), “The Big Gundown” (2000), “The Gift” (2001), “IAO” (2002), “The Stone: Issue One” (2006).

 

mikepattonmoonchildPoi, insieme sempre al fidato Trevor Dunn avvia i Moonchild Trio, così chiamati in onore del loro album “Moonchild: Songs Without Words”, un  lavoro grandemente nutrito dall'amore per l'eredità di Aleister Crowley, Antonin Artaud ed Edgar Varèse. Seguono nell'immediato, “Astronome” dello stesso anno, “Six Litanies For Heliogabalus” (2007), “The Crucible” (2008), “Ipsissimus” (2010) e il recente “Templars: In Sacred Blood” di quest'anno. Patton veste persino i panni del batterista in “Weird Little Boy” del '98 e assiste nuovamente l'amico Zorn in “Voices In The Wilderness” dei Masada (gruppo pluripersonale dello stesso Zorn) e “Naked City: The Complete Studio Recordings”, uno dei progetti seminali di Zorn così come i Painkiller. Fa compagnia ai Sepultura negli albums “Roots” (1996), “Blood Router” (1997) e “Tribus” (1999); ai Milk Cult in “Love God” (1992) e “Burn Or Bury” (1994); la compilation di artisti vari “Angelica” lo vede protagonista in ben 4 tracce; coi Melt-Banana realizza lo split album “Animali In Calore Surriscaldati Con Ipertermia Genitale/Cat In Red”, con un’eccezionale rarità dei Fantômas, così come nell'album “Charlie” del 1998, accanto pure a Trey Spruance dei vecchi compagni Bungle.

 

Altre personalità quasi sconosciute nel vasto mondo della musica d'avanguardia, accolgono Patton nelle loro uscite discografiche: è il caso, per esempio, di Eyvind Kang con “Virgin Coordinates”, Handsome Boy Modeling School con “White People”, gli Sparks insieme ai Faith No More con “Plagiarism”, Jerry Hunt con “Song Drapes”, Kid 606 con “Down With Scene”. Mike non si esonera nemmeno dall'insinuarsi in “The Crybaby” dei Melvins, già designati fedeli compagni con i favolosi Fantômas. Automator è il secondo migliore amico col quale Mike inaugura pure la stagione del suo grande interesse per l'hip-hop di nicchia, come dimostrato dal microduo Crudo e dall'ambizioso supergruppo dei Peeping Tom, che purtroppo non è riuscito a sfornare altro per il momento, visti i troppi progetti musicali di Patton in corso, anche se si spera che qualcosa di nuovo possa già uscire per il prossimo anno. Non ci districheremmo mai se ci soffermassimo ad analizzare, uno per uno, tutti i piccoli tesori di questo instancabile, operoso artista dai mille potenziali nascosti.

 

 

MONDO CANE

Le risorse canore di Patton spaziano dallo scratching, al beatboxing, al “growl” del death metal fino alle vesti di crooner. Indossa quindi i panni di un perfetto gentleman anni '50 alla Frank Sinatra nel terzo (e penultimo) disco della sua promettentissima carriera solista: “Mondo Cane”. Il lavoro ha una copertina non poco stravagante: la sagoma del personaggio di video-gioco Pacman, a mò di planisfero terrestre, copre la vastità opaca di un'azzurro acceso che si identifica metaforicamente con l'Oceano. Grazie a questo lavoromike-patton-mondo-cane  Mike matura un amore  notevole per le orchestre, siano esse di stampo classico o modernista; colonna portante e al tempo stesso spalla di Patton in questo lavoro è infatti il trombettista siciliano Roy Paci, molto classico quando pigia i suoi pistoni metallici, da cui non può che uscire un suono corposo ed ornamentale. Rimane tuttavia Mike il punto di riferimento principale di una chamber-orchestra con la quale l’artista intona le sinuose ballate sentimentali nostrane in un italiano perfetto, frutto del suo amore verace per l'Italia e del suo matrimonio poi finito con l'artista bolognese Titi Zuccatosta.

 

Tra i pezzi più toccanti del disco, segnaliamo Ti Offro Da Bere, 20 Km Al Giorno, Scalinatella e Deep Down, esibizioni virtuose di teatralità emozionale accompagnate da gestualità sceniche che cancellano ogni equivoco sul senso della canzone medesima. Patton si sente adesso pronto per spiccare il volo verso i cieli della comunicazione metamusicale: già a partire dallo scorso 3 Luglio 2012 la collaborazione con l'illustre Ictus Ensemble belga e Nederlands Kamerkoor all'Holland Festival, è stata foriera di un quarto lavoro solista alle porte. “Laborintus II”, ligio alla memoria del compositore italiano Luciano Berio e del poeta marxista  Edoardo Sanguineti, sprigiona una scarica elettrica di fascinoso mistero solamente a sentirlo nominare. E capiamo, senza ulteriori spiegazioni, che Mike Patton ha centrato il mirino nella direzione del novecento modernista italiano. Chissà che un giorno non ci regali un ineccepibile tributo a Nono o Russolo.

 

 

PRANZO OLTRANZISTA  tra pietanze  eccentriche  di  cucina intellettuale

La seconda meraviglia forgiata dalle mani prodigiose di Patton, dopo il preludio di “Adult Themes For Voice”, matura in senso strumentale e si affida al ritorno di fiamma di una tra le avanguardie letterarie più amate del primo Novecento italiano: il Futurismo. Ispirazione diretta dell'opera: Filippo Tommaso Marinetti e Fillia sottoscrivono il “Manuale di Cucina Mike-Patton-Pranzo-OltranzistaFuturista” nel 1932, un testo didascalico che illustra il quadro completo ed accurato di come dev'essere la dieta specifica dell'intellettuale moderno. Da queste premesse l'avventuriero Mike muove i passi verso un manifesto concettuale d’autore che ricalchi il tema del cibo, visto però soltanto come una metafora per esprimere l'estrema varietà di gusti musicali presenti in questa sua eccentrica produzione. È un banchetto allestito per l'occasione (ma volendo, anche ricorrente), la cui tavola è imbastita secondo i criteri e il ménu più inusuale possibile: c'è una bevanda che sa di aria (Aerovivanda),  Carne Squarciata Dal Suono Di Sassofono, Rumori commestibili e addirittura Nutrienti, dolci elettrici in  Elettricità Atmosferiche Candite, latte radioattivo con  Latte Alla Luce Verde, Garofani Allo Spiedo. Anche i brani più innocui, come Guerra In Letto, Scoppioingola, Bombe A Mano e Vivanda In Scodella, riescono ad ammaliare ed incantare.

 

In verità, se si ascolta tutto il disco senza troppo badare alle tracce stesse, ognuna di esse trattiene l'ascoltatore in una sorta di tensione perenne, resa più sostenuta dagli appunti acustici di coltelli (Contorno Tattile: Per Russolo), azioni culinarie apparentemente normali che vengono ripetute in maniera spasmodica e quasi malata. Ugualmente si ha l'impressione di entrare in una casa stregata, dove il sinuoso sassofono di Zorn aleggia sulle vocine sinistre senza minimamente intralciarle, le delicate percussioni di Winant, gli striduli pizzichii chitarristici di Ribot uniti agli accenni acuti del violoncello di Friedlander completano il cerchio. È una “oltre-musica” che ha in sé tutti gli elementi caratterizzanti della dodecafonia e del serialismo di Boulez ed Henry, che fa dell'improvvisazione strutturata e del rovesciamento dei canoni tradizionali melodici il proprio cavallo di battaglia. Quando poi fanno capolino i gorgheggi subumani di Patton il dado è tratto. Insomma, “Pranzo Oltranzista” è un continuum grottesco senza inizio né fine. Una volta dentro, difficilmente trovi come uscirne.

 

 

LABORINTUS II: Berio/Patton, quando il revival d'autore  non  è solo un gioco di stile

Circa quarant'anni fa, Luciano Berio, uno dei nostri compositori più lungimiranti quanto ad avanguardia artistica e culturale, rendeva omaggio al 700° anniversario dantesco con una pièce metamusicale che raccoglieva in sé l'opera teatrale del poeta marxista Edoardo Sanguineti, insieme al complesso orchestrale belga della Ictus Ensemble. La storia simikepattonlaboriuntus ripete, seppur con dinamiche sempre differenti, questo Mike Patton lo sa molto bene: i grandi pionieri del suono non vanno certo presi e buttati in un cassetto solo perchè hanno fatto il loro tempo, tutt'altro. Rispolverati e rivisitati con cura possono essere un incalcolabile esempio di ammirazione e genialità per non perdere la via maestra, nella contingenza vacua dell'orizzonte creativo odierno, che annaspa non poco prima di trovare una formula gradita alle orecchie più esigenti. Quella di Mike Patton non è tuttavia pedissequa ripresa: gli ultimi 12 anni di miglioramenti tecnologici ci hanno insegnato che l'altra strada percorribile, oltre all'elettronica fai-da-te, non può che rivelarsi il mettere in discussione i dettami stilistici che, in mezzo secolo di civilizzazione, hanno fatto l'identikit dell'occidente in musica. Bisogna dunque andare a ritroso nel momento in cui il “nuovo” cominciava a germogliare.

 

È ciò che cerca di concretizzare il brillante Mike, cogliendo peraltro la necessità di attualizzare al massimo la materia artistica novecentesca e trasporla in un formato avveniristico che possa renderci convinti di un balzo in avanti. Investito di un ruolo missionario Patton recita maestosamente i versi di Sanguineti su un intricato tessuto dodecafonico, coadiuvato da un terzetto femminile che potrebbe, a buon ragione, fungere da coro spaventoso delle Arpie. L'Ictus Ensemble esegue dei guizzi terrificanti degni quasi dello Stravinskij di “Uccello Di Fuoco” o “Sagra Della Primavera”, mentre l'impianto vocale a quattro sembra trascinare il fruitore negli inferi di una spirale conica, pur alternandosi parentesi di gioiosa tranquillità a sadico piacere. L'intero corpus, strutturato in trittico, è indirizzato ai sospiri, alle pene esistenziali umane contro la banalità e l'oggettivazione della vita quotidiana. Come se non fosse abbastanza, il contenuto lascia senza fiato, includendo in sé stralci da opere letterarie di Dante, Pound, Eliot e persino la Bibbia (esoterica ovviamente). Sentimento e pathos hanno la meglio, tramite un  Mike Patton che è erede e predicatore della più bella favola pagana del Nuovo Millenno. 

 

Valeria Mollica

Video

Inizio pagina